POLITICA AL CASELLO

"Sitaf resti in mano pubblica", il Pd vuole far saltare la gara

Pressing su Appendino perché rinunci al bando per cedere il 10,6% della società che gestisce la Torino-Bardonecchia e il Traforo del Frejus, in barba alla sentenza del Consiglio di Stato. Strategie e mire di potere della politica per mantenere controllo e poltrone

L’autostrada Torino-Bardonecchia e il Traforo del Frejus devono rimanere pubblici. Costi quel che costi. Così vuole il Pd che, in queste ore, ha aumentato il pressing sulla sindaca Chiara Appendino affinché receda dall’intento di mettere a bando quelle quote di Sitaf in procinto di tornare nelle mani del Comune di Torino. Attraverso una sentenza di merito del 2016 e a un’altra per ottemperanza emessa nell’ottobre 2019, il Consiglio di Stato ha, infatti, imposto ad Appendino – nella sua doppia veste di sindaca di Torino e della Città metropolitana – di riprendere in mano le azioni della concessionaria cedute nel 2014 da Piero Fassino ad Anas, senza gara con sorta di trattativa privata, e di rimetterle sul mercato, se lo riterrà, attraverso una procedura di evidenza pubblica.

Con un dispositivo votato all’unanimità, il Consiglio metropolitano ha stabilito che l’ex Provincia non solo riacquisirà il suo 8,7% di quote vendute a suo tempo, ma che le terrà in cassaforte considerandole strategiche, proprio nell’ottica di salvaguardare la maggioranza pubblica della società. Lo stesso non può fare Appendino, giacché il Comune, in pessime condizioni finanziarie, non è in grado di sborsare 42 milioni per riprendersi il 10,6% ceduto ad Anas sei anni orsono. Dunque dovrà metterle nuovamente in vendita e qui, lungo l’autostrada dalle uova d’oro (nell’ultimo anno ha registrato un utile netto di 30 milioni con i ricavi in crescita dell’11,2%), la prima cittadina si trova di fronte a un bivio: andare a gara o trovare un escamotage?

Oggi la compagine azionaria di Sitaf è composta dal Gruppo Gavio che detiene il 47%, Anas (31,7%), Città Metropolitana di Torino (8,7%), Comune di Torino (10,6%). I tre soci pubblici costituiscono la maggioranza, una procedura pubblica potrebbe decretare il successo del privato, il quale non fa mistero di essere interessato a competere per il controllo. Sarebbe un male? In questo momento l’unico scopo di Appendino dovrebbe essere di massimizzare il profitto e quindi mettere in concorrenza chi brama quelle azioni, che fanno gola visto che nei prossimi anni, con la chiusura totale o parziale del tunnel del Monte Bianco, Sitaf non potrà che veder crescere i profitti. Inoltre, proprio la tipologia della gara “al rialzo”, avendo come base il valore della cessione ad Anas, potrebbe incrementare la quantità di soldi che incamererà il Comune.

Sulla procedura da adottare, il Consiglio di Stato è stato chiaro ma c’è chi spera in “una pronuncia ufficiale da parte del Ministero dei Trasporti (…) e provvedimenti del Governo finalizzati a garantire il mantenimento del controllo pubblico tramite l’intervento di Cassa Depositi e Prestiti Spa”. È quanto si legge in una bozza di mozione planata sul tavolo del capogruppo del Pd in Comune Stefano Lo Russo con esplicita richiesta alla sindaca di “sospendere la procedura di bando di gara per la cessione di quote Sitaf”. Autore è il sindaco di Grugliasco Roberto Montà, in questo caso nel suo ruolo di capogruppo della lista “Città di Città”, dizione con il quale Pd e alleati si sono presentati alle elezioni. A dargli man forte sono scesi in campo due pesi massimi dell’ex componente popolare, i parlamentari Stefano Lepri e Davide Gariglio, capi di un’area interna al partito democratico in fase di riorganizzazione che può contare oltre ai due deputati su almeno un paio di consiglieri regionali e alcuni eletti nel Consiglio metropolitano. Strategie politiche che naturalmente s’intrecciano a disegni di potere e ad ambizioni personali. E così mentre studi di avvocati (uno in particolare) redigono lucrose consulenze legali nel Pd torna ad affacciarsi, in versione aggiornata e con qualche cambio di attori, il partito delle autostrade. Tutto giustificato dalla salvaguardia degli interessi collettivi, ovviamente. “Dov’erano questi campioni del neo statalismo quando nel 2014 in totale solitudine sostenevo che Fassino stava sbagliando nel cedere le quote senza fare una gara?” chiede polemicamente Stefano Esposito che da vicepresidente della Commissione Trasporti del Senato tentò di opporsi all’operazione. 

QUI LA BOZZA DI MOZIONE

E se Appendino, dopo aver vagliato strade alternative alla gara, ha poi annunciato che eseguirà le disposizioni del Consiglio di Stato è perché evidentemente ha intuito che dal Mit potrebbe non arrivare nessun intervento normativo in grado di aggirare la sentenza e soprattutto deve aver capito che il crinale su cui si stava muovendo rischiava di essere per lei particolarmente sdrucciolevole. Troppo ardite le ipotesi di una cessione diretta a Cassa depositi e prestiti, di cui pure si parla apertamente nella mozione consegnata a Lo Russo, o ad altri soggetti pubblici.

Anche perché i giudici amministrativi oltre a dichiarare nulla la cessione effettuata nel 2014 da Fassino e imporre la restituzione delle quote, non solo hanno dettato i tempi (120 giorni dalla sentenza, ovvero entro il 25 febbraio) ma hanno pure scritto chiaramente che in assenza di una gara è prevista la nomina di un commissario ad acta che sostituisca la sindaca e provveda all’ottemperanza del dispositivo. Per questi motivi, a fronte delle pressioni ricevute, Lo Russo ha deciso di approfondire la questione. Presenterà la mozione in aula? Interpellato dallo Spiffero si limita a rispondere che ne discuterà “lunedì col gruppo”.

Il timore che, a fronte di una gara per le azioni di Torino, la maggioranza in Sitaf possa passare nelle mani del socio privato, il Gruppo Gavio o altri che potrebbero prendere parte alla gara (si vocifera di Toto), viene giustificato con la necessità di rispettare la norma statutaria che preserva la natura pubblica di Sitaf. Un vincolo che venne introdotto quale clausola di tutela dell’investimento dello Stato al momento in cui Anas era contemporaneamente concessionario, concedente e fondo di garanzia: situazione ora superata visto che società sta progressivamente restituendo il capitale iniziale. Inoltre, la gerarchia delle fonti supera ogni statuto, in particolare quando si tratta di assicurare la libera circolazione delle azioni. In ogni caso, materia per lunghe (e non auspicabili) vertenze.

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