ECONOMIA DOMESTICA

Prima l'emergenza, poi il rilancio

Salta la presentazione del Piano per la Competitività, non è tempo di parate. Cirio prepara un pacchetto di misure per affrontare gli effetti del coronavirus sul sistema economico e produttivo. Priorità al finanziamento della cassa integrazione in deroga

Da Piano per la competitività a piano di emergenza. Il coronavirus e il suo impatto, già pesantissimo, sull’economia modifica almeno in parte il grande progetto per lo sviluppo del Piemonte anticipando e applicando alla situazione attuale e a quella che si prospetta, nella migliore delle ipotesi, assai critica per i prossimi mesi alcune delle misure in esso contenute.

Interventi concreti e rapidi a sostegno delle imprese, senza tralasciare nessuno e dunque comprendendo anche quelle piccole, gli artigiani, i commercianti, così come i professionisti. Garanzie ulteriori per il credito, allargamento e cofinanziamento della cassa integrazione in deroga, senza tuttavia dimenticare l’indispensabile azione di recupero e salvaguardia dell’immagine dell’economia piemontese nei mercati esteri, andando quindi a riprendere il filo iniziale dell’operazione voluta dal governatore Alberto Cirio al suo insediamento e che oggi tocca rimodulare in fretta alla luce dell’emergenza.

Va detto subito che proprio la situazione difficile in cui vive il Piemonte a causa del crescente numero di contagi e le misure assunte dalla Regione, ancor prima del divieto di svolgere manifestazioni contenuto nel decreto del presidente del Consiglio dei ministri, Cirio aveva già di fatto deciso di rinviare la presentazione del Piano per la competitività programmata per il 13 marzo al grattacielo di Intesa Sanpaolo con non meno di 500 partecipanti. Non ha senso chiudere le scuole, chiedere ai cittadini di evitare luoghi affollati e poi convocare un incontro con centinaia di persone: questo il ragionamento di Cirio già nei giorni scorsi.

La kermesse, quindi, può aspettare, l’economia piemontese no. Anzi, serve una decisa accelerazione su quei temi già in parte contenuti nel piano – la cui realizzazione è stata affidata dal governatore a Claudia Porchietto, parlamentare con nel curriculum un assessorato al Lavoro nella precedente giunta regionale di centrodestra – e che oggi sono i provvidenziali e indispensabili sacchetti di sabbia sull’argine per evitare che la crisi esondi in maniera irreparabile.

Interventi concreti, si diceva. Il primo, anche se non c’è un ordine di importanza, riguarda il fondo di controgaranzia che può contare su circa 50 milioni di euro della Regione. Strumento molto importante in grado di superare eventuali difficoltà nell’accesso al credito da parte delle aziende: nel momento in cui viene chiesto un finanziamento alla banca e questa chiede garanzie, interviene la Regione nel caso in cui il rating dell’impresa non fosse sufficiente per l’istituto di credito.

E mentre Cirio ha già deciso di assegnare non meno di un milione di euro per le prime misure da attuare sul fronte della comunicazione internazionale, tra l’altro con la conferma della partecipazione all’Expo di Dubai del 2021, è lo stesso governatore a premere con decisione sul Governo fin dall’incontro di ieri con il premier Giuseppe Conte per ottenere una misura indispensabile per il tessuto produttivo messo a durissima prova dall’emergenza che non si sa quanto durerà: il rifinanziamento della cassa integrazione in deroga. Questo, infatti, è l’unico mezzo utilizzabile anche dalle aziende cosiddette non cassaintegrabili, ma anche da artigiani, commercianti e professionisti. Il problema è che il Piemonte ha un avanzo della precedente cassa integrazione attuata per la crisi pari a circa 2 milioni di euro. Troppo poco e, soprattutto, assai meno rispetto a quello che dopo i conteggi fatti dall’Inps viene riconosciuto, per esempio, a Lombardia ed Emilia Romagna. Tra l’altro, i 2 milioni non sono ancora certificati dall’Inps in base a quanto rimasto dall’effettivo utilizzo dell’ammortizzatore sociale sullo stimato. Sono una cifra che può apparire considerevole, ma non certo sufficiente. Ecco, dunque, la necessità di chiedere al Governo di rifinanziare al più presto la cassa integrazione in deroga, anche se probabilmente questa istanza non sarà così pressante da parte di quelle Regioni che invece hanno un avanzo assai più ingente.

Detto che quello della cassa integrazione in deroga è il tema primario posto sul tavolo, sia dai sindacati sia dalle associazioni datoriali e di categoria, e che resta l’obiettivo primario nel confronto della Regione con il Governo, Cirio ha intenzione di aggiungere risorse per affrontare la crisi e soccorrere il tessuto produttivo facendo ricorso a un tesoretto immediatamente disponibile. Si tratta dei circa 8 milioni del fondo sociale europeo non ancora impegnati, in un primo mento destinati all’academy dell’automotive cui sta lavorando l’assessore Elena Chiorino. Iniziativa importante, ma vista la situazione contingente e quel che si prospetta per i prossimi mesi forse è meglio usare subito quei soldi per evitare il tracollo di molte imprese, impiegandoli per finanziare la quota di competenza della Regione della cassa integrazione, evitando chiusure e licenziamenti.

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