EMERGENZA SANITARIA

Il contagio rallenta, ma niente lassismo

Qualche timido segnale di speranza nei dati della Regione: "Se continua così potremmo iniziare a vedere la luce", afferma l'assessore Icardi. Cirio critica il decreto del Governo: "Troppe deroghe, le nostre misure più stringenti" - TABELLE

La Regione Piemonte lancia qualche timido segnale di ottimismo sulla diffusione del Covid-19. In una lunga serie di slide, l’assessore alla sanità Luigi Icardi ha sottolineato come la crescita dei positivi non segue più un andamento esponenziale. “All’inizio dell'emergenza il raddoppio dei contagi avveniva in 2,2 giorni, oggi siamo a 5,1 giorni. Se i dati proseguiranno in questo senso inizieremo a vedere la luce" ha spiegato illustrando in conferenza stampa il documento. Dal 17 marzo, la crescita è scesa sotto al 15% giornaliero in Piemonte, dopo picchi del 71% il 22 febbraio, o del 24,5% l’11 marzo. Calano anche i decessi, nessuno in terapia intensiva dal 18 marzo, che di nuovo non seguono più una crescita esponenziale ma “logistica”, con la forma a S, più morbida e con un calo prevedibile. Tale andamento è visibile sia nel numero dei ricoverati in terapia intensiva, che secondo le stime della regione resteranno sotto i 400, sia nella somma decessi e terapia intensiva che non supererà quota 800. 

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Intanto, il consueto bollettino serale presenta un bilancio ancora preoccupante. Sono 21 i decessi di persone positive al test comunicati questo pomeriggio dall’Unità di Crisi: 10 in provincia di Torino, 2 nel Biellese, 3 nell’Alessandrino, 1 nel Vercellese, 3 nel Novarese, 2 nel Cuneese. Il totale complessivo è ora di 336 deceduti, così suddivisi su base provinciale: 92 ad Alessandria, 12 ad Asti, 34 a Biella, 22 a Cuneo, 47 a Novara, 86 a Torino, 19 a Vercelli, 19 nel Verbano-Cusio-Ossola, 5 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte. Sono 5.094 le persone finora risultate positive al Covid-19: 877 in provincia di Alessandria, 215 in provincia di Asti, 262 in provincia di Biella, 381 in provincia di Cuneo, 424 in provincia di Novara, 2.317 in provincia di Torino, 269 in provincia di Vercelli, 204 nel Verbano-Cusio-Ossola, 49 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 96 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale. I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 352. I tamponi diagnostici finora eseguiti sono 14.619, di cui 9.058 risultati negativi.

La Regione giudica l’ultimo decreto troppo permissivo. “Sin dall’inizio abbiamo adottato la linea del rigore e tutto quello che potevamo chiudere lo abbiamo fatto – ha spiegato oggi il governatore Alberto Cirio, tornato “libero” dopo la quarantena trascorsa dallo scorso 8 marzo nella propria abitazione –. Ho il timore che tra codici Ateco e filiere troppe realtà possano ancora restare aperte e questo è pericoloso”. Ricordando, poi, che l’ordinanza emessa dalla Regione ha norme più stringenti, per esempio prevede la chiusura di tutti gli uffici professionali, ha aggiunto: “Siamo in attesa del parere del ministero dell’Interno, crediamo che debba valere la nostra ordinanza perché è più restrittiva. Dobbiamo davvero chiudere tutto, non per finta, non si può dire che lo facciano e poi ci sono tante eccezioni”, ha proseguito. Insomma, per il presidente “dobbiamo chiudere davvero, non per finta. Il Piemonte ha sposato la linea del rigore dal primo giorno della nostra crisi, avrei potuto riaprire le scuole settimane fa e non l’ho fatto perché solo restando a casa si sconfigge il virus. È assurdo dire alla gente di rimanere a fare quattro passi intorno alla propria abitazione e allo stesso tempo dirgli di ritrovarsi tutti insieme nei luoghi di lavoro”.

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