OPERE & OMISSIONI

Intesa giallorossa sulla Metro 2  

Mentre la sua maggioranza è in fibrillazione per il coinvolgimento dei privati, Appendino sfrutta il feeling con il ministro Pd De Micheli per garantire una corsia privilegiata alla seconda linea di Torino. Diplomazie al lavoro per inserirla nel decreto Crescita

La seconda linea della metropolitana di Torino sarà tra le opere strategiche del decreto Crescita che il Governo approverà ad aprile. Un provvedimento che rappresenta il primo atto della cosiddetta fase 2, quella in cui l’esecutivo di Giuseppe Conte inizierà a porre le basi per il rilancio del Paese dopo l’emergenza sanitaria ed economica che sta colpendo l’Italia. Già una settimana fa Chiara Appendino aveva chiesto che la Metro 2 potesse usufruire di finanziamenti statali e procedure più snelle sul “Modello Genova”, quello adottato per la ricostruzione del Ponte Morandi.

Un altro ponte, diplomatico, è quello che in questi giorni ha edificato, mattoncino dopo mattoncino, il viceministro dell’Economia Laura Castelli, muovendosi tra via XX Settembre – quartier generale del Mef – e viale Porta Pia, dove ha sede il Ministero delle Infrastrutture. È stata ancora una volta lei a spianare la strada di Appendino fino al colloquio avuto questa mattina con il ministro Paola De Micheli, definito da entrambe le parti “cordiale”. Il feeling tra le due, già emerso durante la visita di De Micheli a Torino, alla fine dello scorso anno, è immutato, l’attenzione dell’asse giallorosso per Appendino (e, solo di riflesso, per la città che amministra) è risaputa.

Che sia in atto un’accelerazione lungo la linea della Metro 2 è dimostrato anche dal parere tecnico con cui la prima cittadina ha aperto il dibattito all’interno della propria maggioranza sul partenariato tra pubblico e privato. Una discussione destinata a chiudersi in poco tempo e senza particolari deviazioni sul tracciato che si è ormai delineato. Per evitare che la questione accendesse una querelle tutta politica tra chi è pro e chi è contro l’intervento dei privati nella sua maggioranza, ha mandato avanti l’alta burocrazia di Palazzo Civico, guidata dal segretario generale Mario Spoto (LEGGI QUI). Con una nota, il gruppo del Movimento 5 stelle si è garbatamente opposto a questa soluzione, ma non è intenzionato ad alzare le barricate, soprattutto se, come sembra, questa soluzione dovesse davvero aprire i cantieri per la seconda linea di metropolitana in tempi relativamente brevi in un momento in cui Torino avrà un disperato bisogno di infrastrutture per rilanciare un’economia infettata dal Covid così come tanti cittadini.

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Il ministro “ha ribadito l’importanza di quest’opera e condiviso la necessità di lavorare insieme per trovare la procedura amministrativa che permetta di accelerare e di utilizzare la leva degli 828 milioni stanziati in Finanziaria nel miglior modo possibile” commenta Appendino. Una cifra che potrebbe lievitare fino a raggiungere 1,6 miliardi qualora nell'operazione venissero coinvolti anche i privati. Per contro fonti del Mit confermano quanto anche per il Governo quest’opera sia strategica. È un’operazione di sistema e a testimoniarlo c’è anche il coinvolgimento di Cassa Depositi e Prestiti. Il Comune sta studiando la possibilità di una nuova modalità di compartecipazione, in deroga alle percentuali fra parte pubblica e privata previste oggi dalla norma: il 60 per cento pubblico e il 40 privato. Il dado è tratto, difficile questa volta che la sindaca torni indietro.

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