EMERGENZA SANITARIA

Test nelle case di riposo, "proteggete gli anziani"

Operatori e sindacati allarmati sull'eventualità di ospitare nelle Rsa degenti colpiti dal virus. Intanto l'epidemia dilaga e le morti aumentano. Da domani esami in tutte le 700 strutture del Piemonte

Tutti gli ospiti delle oltre settecento case di riposo del Piemonte saranno sottoposti a test per il coronavirus. Non il tampone, ma un esame sierologico, più rapido e che consente un maggior numero di test. La decisione è stata assunta dall’Unità di crisi, comprendendo nello screening anche i dipendenti delle strutture. Lo ha annunciato l’assessore regionale alla Sanità, Luigi Icardi, che ieri aveva incontrato in videoconferenza le rappresentanze dei datori di lavoro delle case di riposo e, oggi, la rappresentanze sindacali dei lavoratori delle stesse strutture, ottenendo da tutti la più ampia condivisione dell’operazione.

Domani mattina saranno campionate le prime due case di riposo per la validazione delle procedure, dopo di che, fatte le necessarie valutazioni di efficacia, si procederà progressivamente su tutte le strutture.“I test sierologici – ha spiegato Icardi – offrono un primo screening rapido dell’infezione, in grado di identificare infezioni tardive, pregressi contatti col virus e avvenuto sviluppo di immunità e possono essere utili per confermare la possibilità di consentire il ritorno al lavoro del personale sanitario risultato negativo al tampone. In più permettono di raccogliere preziosi dati per le analisi epidemiologiche dell’avvenuto contatto col virus in ampie fasce di popolazione”.

Una decisione, quella presa oggi pomeriggio, che era attesa e sollecitata da più parti ormai da giorni. Le case di riposo, per la fragilità dei loro ospiti così come per la vita in comunità, rappresentano una delle situazione a più alto rischio. Non a caso, da tempo era stato vietato ogni incontro con i familiari, proprio per cercare di evitare il propagarsi del virus all’interno delle strutture, anche se questo purtroppo è successo in non pochi casi.

A lanciare con forza l’allarme le rappresentanze sindacali. “Aumentano sempre più le case di riposo investite dal contagio Covid-19. In molte Rsa cresce il numero dei decessi e dei contagi, con una evidente sottovalutazione dal momento che solitamente i tamponi non vengono effettuati. Allo stato attuale nei presidi residenziali gli utenti non autosufficienti, con patologie multiple gravi, sono più di 25mila con una percentuale di età oltre gli 85 anni pari al 55%” hanno denunciato Cgil, Cisl e Uil con le rispettive categorie dei pensionati. “Temiamo – spiegano i sindacati – l'uso promiscuo di locali e personale nelle Rsa: una decisione grave e inopportuna, vista l'età molto avanzata degli ospiti. Il Piemonte è la regione più anziana d'Italia, dopo la Liguria, e i pazienti in Rsa sono i più fragili tra i fragili, se non vogliamo trasformarli in figli di un Dio minore è necessario intervenire con risolutezza e con una strategia efficace”.

Ma è proprio l’uso promiscuo, ovvero i trasferimento in strutture di accoglienza o continuità assistenziale di persone positive al coronavirus, magari dimesse dagli ospedali, o altri pazienti senza sintomi da virus, ma anche senza essere stati sottoposti a tampone, a rappresentare un rischio altissimo di propagazione del contagio. La delibera della giunta fissa come indispensabile la “volontarietà” da parte delle strutture ad accogliere pazienti Covid, con tutte le misure necessarie per isolarli dagli altri. Tuttavia non mancano segnalazioni di pressioni da parte di alcuni dirigenti delle Asl per “convincere” le strutture stesse a dare la loro disponibilità. Una situazione che, come detto, rischi di provocare pesantissime conseguenze, innanzitutto sugli ospiti e personale fino ad oggi non contagiato, ma ancora una volta sul sistema ospedaliero ormai allo stremo.  

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