IDEE PER RIAPRIRE

Leva fiscale, Piemonte bond e giovani: così ripartiamo

Una situazione eccezionale richiede risposte straordinarie, a partire dalla necessità di assegnare a un commissario un vero e proprio "piano di ricostruzione". L'occasione per una "responsabilizzazione generazionale". La ricetta del deputato Giacometto (FI)

“Un commissario straordinario per l’economia piemontese dotato di poteri speciali non è solo necessario, ma urgente”. Indica senza indugi la necessità di premere sull’acceleratore, senza perdere tempo, Carlo Giacometto, parlamentare di Forza Italia, componente della commissione Ambiente e Lavori Pubblici della Camera. Lo fa dopo che la sua compagna di partito Claudia Porchietto ha lanciato la proposta, anzi ha esortato, di affidare a una struttura eccezionale la gestione di una situazione eccezionale come quella in cui si trova e si troverà a lungo il tessuto economico piemontese. E dopo che il presidente della Regione Alberto Cirio, ha chiesto – “se non per me in quanto presidente, ai prefetti o a un commissario” – poteri per agire in fretta e non con regole e tempi della normalità che vanificherebbero ogni azione.

Onorevole Giacometto, mentre giorno dopo giorno emergono ritardi e strategie spesso confuse con cui si è affrontata l’emergenza sanitaria, quella economica offre un certo vantaggio sui tempi, che però non sono certo lunghi. L’urgenza nella scelta di un commissario e nell’inizio del suo lavoro, per lei è un fattore importante. Insomma, serve agire anche in piena emergenza sanitaria, senza attendere che se ne sia usciti?
“Assolutamente sì. Questa figura è da individuare e responsabilizzare adesso, progettando una strategia che ci consenta da un lato di evitare di farci trovare impreparati e in ritardo quando, finalmente, l’emergenza sanitaria sarà più gestibile e, dall’altro lato, di reggere la competizione con altri territori, magari anticipandone le politiche di rilancio economico”.

Meglio muoversi prima di altri, insomma. Per questo serve la più grande condivisione, non solo della politica, quanto di quel mondo produttivo che adesso si interroga, giustamente allarmato, su cosa accadrà dopo. Si è sempre detto che occorre fare sistema. Questa sarà l’occasione per ridisegnare il futuro del Piemonte?
“Trovo sia significativo il consenso unanime da parte delle principali organizzazioni imprenditoriali alla proposta di Claudia Porchietto, immediatamente e giustamente fatta propria dal presidente Cirio, perché da quel mondo possono e devono arrivare contributi importanti nella definizione di un piano d’azione e nell’individuazione di obiettivi concreti da conseguire. Così come è importante il fatto che molti esponenti politici, a livello regionale e nazionale, abbiano sottolineato con le loro dichiarazioni la necessità di procedere in quella direzione, assegnando al governatore del nostro Piemonte, forte della legittimazione popolare ottenuta poco meno di un anno fa, il ruolo di regia”.

Però c’è chi ritiene superflua, quando non addirittura perniciosa una struttura commissariale. Non è una delegittimazione della politica?
“È vero. Qualcuno, forse non rendendosi conto di quanto le polemiche siano fuori luogo e fuori tempo rispetto alla realtà che stiamo vivendo, ha bocciato l’idea. Altri, in modo altrettanto strumentale, hanno parlato di assenza di proposta, mascherata da slogan. Rilevo una strana sintonia fra le due posizioni. La politica in questi frangenti più che la faccia deve metterci la testa, fornendo visioni, strategie e direzione di marcia. Però vorrei rispondere, o tentare di farlo, proprio a queste riserve, perché ritengo, al contrario, che lil centrodestra piemontese abbia la capacità di offrire all’agenda politica regionale contenuti, proposte e azioni”.

Da dove incominciare, andando sul concreto?
“Da tre macro obiettivi per il Piemonte del dopo-coronavirus, da raggiungere attraverso i poteri speciali di cui si sta parlando”.

Il primo?
“Ottenere per tutto il territorio piemontese dello status di zona economica speciale, per essere liberi di dotarci di politiche a burocrazia zero e di offrire una fiscalità di vantaggio alle iniziative imprenditoriali che generino lavoro e sviluppo. Procedure snelle, controlli solo ex post e tassazione competitiva, sia nel livello, sia negli adempimenti, affinché il Piemonte riparta subito”.

Ammesso che questo accada, da tempo il Piemonte lamenta cantieri chiusi e la necessità di completare e realizzare nuove infrastrutture, indispensabili nella normalità per l’economia, vitali per quello che ci attende.
“E le infrastrutture sono proprio il secondo grande obiettivo. Non si tratta solo di individuare le priorità, che sono note e che sono, tutt’al più, da attualizzare, ma anche di definire tempi e modi per la loro realizzazione”.

Da mesi si aspetta l’annunciato sblocco dei cantieri dell’Asti-Cuneo. Non si è mosso nulla prima dell’emergenza. Come uscirne?
“Con il modello applicato a Genova per il ponte Morandi. Ma lo stesso si deve fare per la seconda linea della metropolitana di Torino, e poi per la chiusura ad est dell’anello tangenziale di Torino, per la quarta corsia della tangenziale nord, per un collegamento diretto tra Caselle e Malpensa, per l’alta velocità Torino-Genova, per nuove interconnessioni sulla linea alta velocità Torino-Milano e ancora per un grande piano di edilizia sanitaria e scolastica”.

Il terzo obiettivo?
“Riguarda la ricerca di fonti di finanziamento per sostenere le politiche di investimento, al di là della capacità o della possibilità dello Stato centrale e dell’attuale Unione Europea di trasferire risorse che, forse, non sarebbero neppure sufficienti in una situazione di normalità, figurarsi in tempi come quelli che ci attendono, dopo un’emergenza di tale portata”.

Servono tanti, tantissimi soldi. Dove e come trovarli, per metterli insieme a quelli che si spera arrivino da Roma e da Bruxelles?
“Credo che il commissario per l’emergenza economica dovrebbe poter far ricorso al mercato dei capitali quale modalità di approvvigionamento finanziario, con l’emissione di obbligazioni che potremmo chiamare Piemonte bond, indirizzati direttamente ai risparmiatori, oltreché agli investitori istituzionali”.

Sarebbe una novità, quello dell’allargamento della platea degli investitori.
“Sì, e questo è un aspetto importante. Va detto che non si inventerebbe nulla, perché se da un lato esperienze positive in tal senso sono, ad esempio, rintracciabili in alcune grandi municipalità degli Stati Uniti, dall’altro lato la stessa normativa italiana ne consente il ricorso. Certo, bisogna eliminare alcune rigidità tecniche che fino ad oggi hanno reso poco appetibile questo strumento di investimento e prevedere la possibilità di organizzare un mercato secondario efficiente, sul quale poter realizzare il controvalore delle obbligazioni in caso di necessità, come avviene per i Bot”.

Tornando al commissario e alla task force per affrontare quella che si annuncia come una lunga emergenza economica e sociale, non ritiene che si dovrebbe utilizzare, mai come fatto prima, potenzialità e capacità dei trenta, quarantenni cogliendo l’occasione anche per un passaggio generazionale e magari cercando di far rientrare cervelli fuggiti all’estero?
“Più che di ricambio, parlerei di responsabilità generazionale. Io credo che queste generazioni che hanno avuto la fortuna di aver avuto le spalle coperte da quelle precedenti, debbano caricarsi sulle spalle quelle future. È vero ci sono molti che possono fornire le loro esperienze, molti che sono all’estero e che si potrebbero richiamare, con offerte importanti tipo i contratti di impatrio, per portare le loro capacità al Piemonte”.

Per tornare alla questione delle risorse, ritiene necessario anche rivedere le destinazioni dei fondi europei?
“Gli avanzi della programmazione 2014-2020 devono essere destinati all’emergenza del breve periodo. Poi c’è la programmazione 2021-2027, che evidentemente deve essere totalmente indirizzata alla strategia di ricostruzione”.

Ricostruzione, come dopo una guerra che ancora non si sa quando finirà, ma certamente lascerà molte macerie.  
“E di fronte alla sfida della ricostruzione, c’è bisogno di misure eccezionali e fuori dall’ordinarietà. C’è l’obbligo di essere innovativi, veloci e orientati alla execution. C’è bisogno di poteri speciali, per far sì che la nostra generazione sappia consegnare ai nostri figli e ai nostri nipoti un Piemonte forte e prospero come quello che abbiamo ricevuto in dono dai nostri padri”.

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