CORONAVIRUS & POLITICA

Cirio "riparte" senza Porchietto

Proprio ora che il governatore inizia a parlare di Fase 2 (sulla scia dei colleghi di Lombardia e Veneto), perde la deputata azzurra che aveva redatto il piano Competitività. Il tutto mentre cresce il peso del rettore Saracco

Non sarà colei che ha redatto il Piano Competitività per il Piemonte a riadattarlo dopo l’emergenza post-Covid. Nel giorno in cui Alberto Cirio parla per la prima volta apertamente di Fase 2, il suo destino si separa da quello della deputata azzurra Claudia Porchietto. “Il nostro paese ha bisogno di ripartire, ne hanno bisogno le nostre aziende, le nostre famiglie i nostri territori” dice il governatore dopo aver bloccato, meno di una settimana fa, l’apertura delle librerie e dei negozi per neonati ammessa dall’ultimo dpcm del premier Giuseppe Conte. Così il presidente del Piemonte si mette prontamente a rimorchio dei colleghi leghisti Attilio Fontana (Lombardia) e Luca Zaia (Veneto). Atteggiamento giudicato da taluni un po’ schizofrenico e cerchiobottista. Nella nota che ha fatto circolare il primo inquilino di piazza Castello c’è il tentativo di mettere insieme l’impostazione, finora adottata, di rigorismo a oltranza (dettata anche dagli scarsi risultati ottenuti nel contenimento del contagio) con le pressioni di imprese e commercianti, ridotti in ginocchio dalla crisi economica. Per questo parla della necessità di “non abbassare la guardia” ma allo stesso tempo di “ripartire” ma non a tutti i costi, solo se si può “fare in sicurezza”. E per ripartire, sottolinea Cirio “il Politecnico di Torino e gli atenei piemontesi hanno elaborato delle linee guida che potranno aiutare il Piemonte”.

Proprio il ruolo del Poli e del suo rettore Guido Saracco sono oggetto da qualche giorno di non del tutto infondati retropensieri. Il “magnifico” viene percepito sempre più con un misto di interesse e fastidio da chi lo vede come una sorta super-consulente del presidente per la Fase 2, creando qualche apprensione sia nella sgangherata task force regionale, sia tra i suoi potenziali competitor per la candidatura a sindaco di Torino nelle amministrative del 2021, dove sono in tanti ormai a considerarlo a vario titolo della partita. Lui ha redatto il programma Imprese aperte, lavoratori protetti, una sorta di linee guida per riaprire imprese e non solo.

L’emergere della sua figura, giocoforza coincide con l’uscita di scena di Porchietto, che aveva conteso a Cirio la candidatura a presidente della Regione. L’incarico a redigere il Piano Competitività da 600 milioni, sottoscritto il 4 ottobre con durata di sei mesi, per una prestazione resa a titolo gratuito, rappresentava da un lato un ramoscello d’ulivo porto a una storica antagonista e dall’altro un tentativo di iniettare un po’ di competenza in un esecutivo claudicante già nel gestire l’ordinaria amministrazione, figuriamoci nel progettare lo sviluppo economico della regione.

La presenza di Porchietto, però, aveva suscitato non pochi malumori tra gli assessori: da Vittoria Poggio a Matteo Marnati, da Marco Protopapa fino allo stesso Andrea Tronzano, che pur considerato, nella geografia interna di Forza Italia, un fedelissimo della deputata azzurra, si era già mosso per emanciparsi da quell’ingombrante tutela. A vuoto è andato anche l’estremo tentativo di individuare un super commissario alla Fase 2. Iniziativa lanciata da Porchietto, promossa da tutte le organizzazioni economiche – a partire da Confindustria – e stoppata poi dallo stesso Cirio, abile a giocare ancora una volta di sponda con le invidie di giunta e maggioranza.

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