POTERI FORTI

Profumo vola alto in Compagnia, la Regione può colare a Picco

Il presidente della fondazione di San Paolo si presenta alla conferenza dei capigruppo del Comune di Torino tra il gelo dei Cinquestelle. Rischiosa la designazione di Palazzo Lascaris del commissario Asl di Torino: per qualcuno è incompatibile

“Agente di sviluppo”, “hub di conoscenze e competenze in grado di accompagnare i grandi progetti  di sviluppo di Torino, sfruttando non solo la leva finanziaria”. Questo è in estrema sintesi il ruolo che tratteggia per la Compagnia di San Paolo Francesco Profumo, confermato nel board della fondazione bancaria dalla sindaca Chiara Appendino, assieme alla ricercatrice Valeria Cappellato. I due si sono presentati oggi in audizione durante la videoconferenza dei capigruppo del Comune, ricevendo apprezzamento bipartisan da tutte le forze politiche, con la sola eccezione del Movimento 5 stelle. L’unica a non aver preso la parola, infatti, è stata la capogruppo grillina Valentina Sganga, mentre la collega Viviana Ferrero è intervenuta slo in qualità di vicepresidente della Sala Rossa. Dopotutto non è un mistero che, fosse dipeso solo dalla maggioranza, l’ex rettore e ministro momtiano, probabilmente, non avrebbe ottenuto questa nuova designazione. Non solo perché Profumo è sempre stato visto come un elemento di spicco del vituperato Sistema Torino che i pentastellati avevano in animo di smantellare, ma anche per il ruolo della Compagnia nella riqualificazione della Cavallerizza, secondo un modello avversato dall'ala dei duri come Damiano Carretto che, testuale, alla fondazione sanpaolina avrebbe dato volentieri “un calcio nel sedere”.

Ironia della sorte, dopo aver rischiato un clamoroso defenestramento, nel prossimo mandato la posizione di Profumo si preannuncia ancor più solida rispetto ai quattro anni passati. Innanzitutto per l’asse di ferro consolidatosi con il ceo di Intesa Sanpaolo Carlo Messina – di cui la Compagnia è prima azionista – e poi per il ruolo al vertice di Acri, l’associazione che riunisce le fondazioni bancarie italiane. Non ci sono solo fattori esterni a cementare Profumo sulla poltrona di presidente, ma anche endogeni, relativi quindi alle dinamiche interne della fondazione. Nel mandato che s’avvia alla conclusione, l’ex rettore del Politecnico e ministro ha avuto nelle due donne forti della Compagnia – Licia Mattioli e Anna Maria Poggi – altrettante spine nel fianco. Ora però entrambe rischiano di rimanere fuori o comunque di entrare con un ruolo decisamente ridimensionato.

Mattioli, infatti, dopo aver perso la sfida per il vertice di Confindustria, potrebbe essere ripescata nel Consiglio della fondazione, attraverso la nomina di Unioncamere Piemonte, in virtù di uno scambio con Dario Gallina, nuovo presidente della Camera di Commercio di Torino: a lui, costretto dall'indicazione di Rosanna Ventrella fatta dalle categorie "minori", non resta che puntare su un uomo (probabilmente il suo predecessore in via Carlo Alberto Vincenzo Ilotte), mentre a Ferruccio Dardanello potrebbe toccare farsi carico di Mattioli che però a questo punto difficilmente riuscirebbe a mantenere la vicepresidenza di corso Vittorio. Chissà, i giochi sono in corso e tutto è ancora possibile.

Lunedì si riunirà anche il Consiglio regionale per designare il suo componente all’interno del Consiglio della fondazione. In pole position c’è sempre Carlo Picco, commissario dell’Asl di Torino, fortemente voluto dalla Lega, in particolare dal presidente di Palazzo Lascaris Stefano Allasia, ma sul quale aleggia l'ombra di una potenziale incompatibilità, giacché nelle intenzioni il manager manterrebbe entrambe le cariche. Sebbene confortata da un parere favorevole degli uffici regionali, che esclude conflitti di interesse, la procedura potrebbe rivelarsi un boomerang qualora una volta designato Picco venisse invece dichiarato decaduto proprio in virtù dei rapporti economici e professionali in essere con un ente designante (la Regione). Un pronunciamento magari solleciato dal ricorso di qualche "grande" escluso, mortificato dalla scelta dell'assemblea di via Alfieri. Uno scenario che sarebbe diastroso per l'amministrazione regionale e non solo per l'ennesima magra figura che rimedierebbe (al pari delle nomine nelle Atc), ma soprattutto perché secondo lo statuto della Compagnia la Regione perderebbe la facoltà di nomina ed interverrebbe la procedura surrogatoria di cooptazione da parte della fondazione.

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