PALAZZO CIVICO

Mini Rilancio per i conti di Torino

Il decreto varato dal Governo dovrebbe portare nelle casse del Comune circa 80 milioni. Ben poca cosa rispetto al buco previsto che potrebbe arrivare a 250 milioni. Norma sblocca-debiti per i fornitori

Come anticipato il fondo per Comuni, Province e Città metropolitane, istituito con il decreto Rilancio, sarà di 3,5 miliardi, una cifra ben lontana da quella indicata dall’Anci, secondo cui serviva una dotazione tripla a quella messa sul piatto da Palazzo Chigi. Questo vuol dire che il Comune di Torino dovrebbe riuscire a ottenere circa 70 milioni, rispetto a un “buco” prospettato di che va tra i 200 e i 250 milioni. Insomma, per ora siamo solo a un piccolo ristoro ma se il Governo vorrà evitare che molti municipi – soprattutto i più esposti finanziariamente prima della crisi – finiscano gambe all’aria dovrà mettere in conto di incrementare quelle risorse.

Il Dl Rilancio prevede inoltre il reintegro dei 400 milioni di euro del Fondo di solidarietà comunale utilizzati per l’emergenza alimentare e si anticipa l’erogazione del fondo sperimentale di riequilibrio per le province e le città metropolitane per l’anno 2020. Da qui per Palazzo Civico potrebbero arrivare altri 10 milioni, arrivando così a 80 milioni. Ancora troppo pochi.

Infine viene istituito nello stato di previsione del Ministero dell’Economia e delle Finanze un fondo, con una dotazione di 12 miliardi, destinato a concedere anticipazioni a regioni, province autonome ed enti locali, che si trovino in uno stato di carenza di liquidità, al fine di far fronte al pagamento dei propri debiti di carattere commerciale certi, liquidi ed esigibili. Una sorta di riedizione del decreto Sblocca Debiti varato nel 2013 dall’allora governo di Mario Monti. Con questo ulteriore stanziamento il Governo di fatto si prepara a prestare denaro a tassi vantaggiosi, con restituzione prevista in 30 anni, per sbloccare i debiti degli enti locali con i propri fornitori, immettendo così liquidità nel sistema. Torino attualmente aveva usufruito di una misura simile per 128 milioni ma da restituire in un anno, lasciando fatture scadute per altri 80 milioni circa. A questo punto potrebbe attingere al fondo ribaltando quei 128 milioni – che così verranno restituiti in 30 anni – e aggiungendo altri 70 milioni circa. Una soluzione per ridurre il più possibile le sofferenze di cassa, in attesa della scadenza dell’Imu. A quel punto si vedrà in quanti riusciranno a pagare.

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