CORONAVIRUS & POLITICA

La Lombardia inguaia Icardi. Valle: "Via alla Commissione"

Ora che Salvini ha, nei fatti, scaricato Gallera, l'assessore piemontese si ritrova senza più lo scudo della Lega. E il suo destino potrebbe seguire quello del collega del Pirellone. Il Pd preme per l'istituzione dell'organismo d'inchiesta sulla gestione dell'emergenza Covid

Simul stabunt simul cadent. Se a luglio l’assessore alla Sanità della Lombardia Giulio Gallera, inciampato sull’assurda spiegazione dei due positivi al virus necessari per contagiarlo, cadrà dal suo ormai più che traballante scranno, facilmente potrebbe accomunare in identico destino il suo omologo piemontese. Per comprendere quale sia il filo diretto, pronto a formarsi in nodo scorsoio per Luigi Icardi, tra il Pirellone e Piazza Castello, non basta, pur essendocene già d’avanzo, riferirsi al percorso lombardo seguito pedissequamente dal Piemonte nella gestione dell’emergenza. Quando, nei giorni scorsi, Alberto Cirio ha lasciato intendere al suo stretto entourage le difficoltà crescenti derivanti dalla gestione della situazione emergenziale da parte del vertice di corso Regina, non nascondendo la preoccupazione per quel fronte sempre più ampio di critiche da parte del mondo della sanità, dalla corte di Arcore non era tardato ad arrivare un messaggio piuttosto chiaro. Evitare di alzare il tiro sull’assessore leghista per non pregiudicare lo scudo che la Lega, con Matteo Salvini in testa, aveva posto a protezione di Gallera, figura di primo piano di Forza Italia, ma dato come probabile transfuga verso lidi totiani e per questo forse difeso ultimamente con meno convinzione dal partito di Berlusconi.

Spacciata come una mai arrivata telefonata di Salvini per blindare Icardi, l’esortazione giunta a Cirio per mezzo di una figura di rilievo del suo partito (e spesso con ruoli di ufficiale di collegamento con la Lega) aveva messo nel congelatore un possibile cambio al vertice della sanità piemontese, cosa peraltro meditata da un po’ di tempo dal governatore, al netto delle doverose difese al minimo sindacale del suo assessore.

Da ieri questo schema è saltato. L’intervento di Salvini in Lombardia e il suo sostanziale via libera a un copmmissariamento di Gallera, preludio di un rimpasto di giunta, ha trasformato nel giro di poche ore quella che era una solida polizza assicurativa per l’assessore piemontese in un potenziale avviso di sfratto pronto per essere firmato dal presidente, quando e se lo riterrà, senza i veti che erano arrivati ancora pochi giorni fa.

Il legame che ha unito nel bene (difficile da intravvedere) e nel male il Piemonte alla Lombardia fin dall’inizio nella gestione dell’emergenza, accomunandoli nel triste primato dei tragici numeri della pandemia, si è sostanziato anche nel retrobottega della politica e nei pesi e contrappesi all’interno delle coalizioni che governano le due regioni. Destino comune, quello di Gallera e Icardi, confermato anche in quelle task force e nugoli di consulenti ed esperti che hanno dato, giorno dopo giorno, di entrambi l’immagine di assessori in qualche modo sotto tutela e depotenziati.

Non è certo una novità l’idea cullata da Cirio di veder passare l’ex ministro Ferruccio Fazio dal ruolo di guida del pool di esperti ingaggiati per riformare la sanità territoriale a quello di nuovo inquilino di corso Regina. Il venir meno di quel maccanismo di reciproche garanzie legato all’assessore lombardo, potrebbe rendere meno complicato un percorso che il governatore sembra intenzionato a compiere, attendendo il momento opportuno per dare una svolta nella gestione della sanità.

È invece già il momento, per le minoranze, di partire con la commissione d’inchiesta “per fare chiarezza sulle procedure e i provvedimenti adottati in questi mesi”, come avevano spiegato i partiti di opposizione, annunciando a inizio maggio la richiesta di istituire l’organismo in seno a Palazzo Lascaris. “A breve presenteremo il testo con la proposta, che ci auguriamo venga votata anche dalla maggioranza”, dice il consigliere del Pd Daniele Valle. “Se in Lombardia lo hanno fatto, non si capisce perché non lo si possa fare anche in Piemonte”, aggiunge senza entrare nella questione esplosa ieri nel consiglio regionale lombardo con l’elezione della renziana Patrizia Baffi con i voti della maggioranza, ma osservando come “la condivisione più ampia possibile della necessità di analizzare la gestione dell’emergenza, ma anche lo stato della sanità piemontese, dalla rete ospedaliera a quella territoriale, al momento del verificarsi dell’emergenza stessa, debba essere interesse di tutti”.

Valle, che potrebbe essere il presidente del nuovo organismo di inchiesta (visto che la presidenza toccherebbe al Pd, dato che quella sulla Legalità è stata affidata ai Cinquestelle) sottolinea anche l’importanza di “avere un quadro chiaro per il futuro, in modo da evitare di ripetere errori, trovarsi pronti a un’eventuale ritorno del virus e, dunque, agire il più rapidamente possibile”.

print_icon