POLITICA AL CASELLO

Sitaf, Anas ricorre al Tar

Richiesta di sospensiva della procedura pubblica da parte della società controllata da Fs. Il Pd non vuole lasciarsi scappare la gallina dalle uova d'oro. Ma non erano stati proprio i giudici a imporre ad Appendino la gara?

I giudici del Consiglio di Stato hanno imposto a Chiara Appendino di mettere a gara le quote di Palazzo Civico in Sitaf, la società che gestisce l’autostrada Torino-Bardonecchia e il Traforo del Frejus. Altri giudici, quelli del Tar, potrebbero ordinarle di bloccare la procedura. È l’Italia, bellezza! Ad appellarsi ai magistrati amministrativi questa volta è l’Anas che chiede di sospendere le procedure del bando e ripristinare l'iter originario che prevedeva la due diligence, cui in un primo tempo aveva rinunciato.

La vicenda risale al 2014, quando l’allora sindaco Piero Fassino imbastì una trattativa privata con l’Anas per garantire il controllo pubblico sulla società. Cedette il 10,6 per cento delle quote del Comune e l’8,7 per cento di quelle della Città Metropolitana: incassò complessivamente 75 milioni e consentì all’Anas di salire al 51%, beffando i soci privati con in testa la Sias del gruppo Gavio, che infatti s’appellò al Consiglio di Stato che le diede ragione. Dopo un paio di sentenze di ottemperanza e, nonostante il parere contrario del Consiglio Metropolitano, la sindaca si è adeguata di buon grado, soprattutto dopo aver appreso che un bando pubblico, oggi, avrebbe fruttato al Comune una cifra più che doppia rispetto ai 40 milioni incassati a suo tempo da Fassino (la base d’asta, infatti, è di 86 milioni).

La vicenda sembrava vicina a un epilogo fino a quando nel cda di giovedì sera Anas ha deciso di chiedere una sospensiva al Tar della gara in corso. E secondo fonti autorevoli dovrebbe ottenerla. L’obiettivo è di prendere tempo in attesa di capire come evitare che una gallina dalle uova d’oro come Sitaf possa finire tutta nelle mani dei privati. Una logica di mercato (e non solo) suggerirebbe di partecipare alla procedura pubblica e provare a battere gli avversari: la concorrenza, in fondo funziona così. Ma non sempre. Il guaio è che, con  l’annullamento dell’operazione conclusa a suo tempo da Fassino, oggi Gavio detiene circa il 48% della società e Anas solo il 33%. È evidente che, spacchettando le quote di Comune e Città Metropolitana, il rischio è che quelle dell’ex Provincia perdano gran parte del loro valore, non essendo più strategiche per la conquista della maggioranza. A Gavio, infatti, basterebbe puntare tutte le sue fiche sulla gara di Palazzo Civico per garantirsi il controllo, relegando Anas al rango di socio di minoranza. Anas, al contrario, dovrebbe sborsare quasi il doppio rispetto a quanto pagato a suo tempo per riottenere il controllo. Ma la gara è unica, quindi va a bando tutto il 19% in mano pubblico. La sopensione dell'iter potrebbe cambiare le condizioni? Difficile.

Un risiko che si gioca su più tavoli. Anas, infatti, è sotto il controllo di Ferrovie dello Stato che a sua volta è partecipata al cento per cento dal Ministero delle Finanze. Per decidere come gestire questa partita, i vertici dell’azienda vogliono conoscere l’orientamento dei ministeri coinvolti, a partire dal Mit. Il Pd, che per anni ha considerato la Sitaf un proprio possedimento, occupando ogni poltrona disponibile, è oggi attraversato da pulsioni, di cui la vicenda della Torino-Bardonecchia è un tassello del più ampio puzzle delle concessioni. Per questo c’è chi, come il deputato Enrico Borghi, mette le mani avanti: “Qualunque sia la scelta non possiamo apprenderla dai giornali, com’è capitato con l’Asti-Cuneo. Il nostro interesse è duplice: da una parte tutelare l’investimento pubblico, dall’altra evitare la formazione di un monopolista sul nostro territorio”. Un avviso ai naviganti, in particolare alla ministra di Infrastrutture e Trasporti Paola De Micheli. Intanto, il tempo passa e tutto rischia di fermarsi per l’ennesima volta.

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