GRANA PADANA

Salvini snobba i piemontesi e nel partito cresce la fronda

Nominati i responsabili dei dipartimenti della Lega nazionale: infornata lombardo-veneta. Il sospetto è che Molinari non abbia promosso nessuno per mantenere la poltrona di capogruppo. Intanto, aumentano gli amici di Zaia e Giorgetti

Per trovare l’unico piemontese nella sfilza dei responsabili dei dipartimenti della Lega appena nominati da Matteo Salvini bisogna cercarlo a Milano. Seguendo un Cencelli rivisitato con regole ignote e certamente avulse dalla geografia leghista, il Capitano ha distribuito gli incarichi nella squadra (“subito al lavoro per quando torneremo al Governo”) lasciando al Piemonte una sola casella, quella delle politiche per le aree montane, al suo ex assistente parlamentare a Bruxelles, poi promosso a responsabile organizzativo nazionale e ora europarlamentare: Alessandro Panza, nato e cresciuto in Val d’Ossola, ma da anni milanese a tutti gli effetti, residenza compresa.

Non solo. Spulciando la lista si nota che una delle materie più pesante e politicamente rilevanti, tanto più in questo post-emergenza Coronavirus, come la Sanità è stata affidata non all’attuale coordinatore in materia nell’ambito della Conferenza delle Regioni, l’assessore piemontese Luigi Icardi. Salvini ha scelto Luca Coletto, che ricoprì quel ruolo quando aveva in capo la sanità del Veneto e che potrebbe tornare presto a rioccuparlo pur da componente della giunta regionale dell’Umbria dov’è stato mandato come rinforzo d’eccellenza per le sue riconosciute capacità in materia.

Nessun mugugno pubblico, per carità. Tutti felici e contenti di fronte alla presentazione della squadra, anche se alla regione riconquistata al centrosinistra proprio con la messe di voti leghisti tramutati in posti in giunta e, ovviamente, in consiglio tocca qualcosa più di un ruolo di raccattapalle. Se qualche fronda stormisce lo fa senza rumor di vecchie ramazze e comunque, non non solo per l’ultima decisione del leader. Semmai se qualcuno nella Lega si sta guardando attorno, e ce ne sono, questo è più dovuto a quell’aria di difficoltà che ruba un po’ di baldanza al Capo del Papeete e sposta l’attenzione e forse qualche speranza verso il governatore del Veneto.

Lui, Luca Zaia ancora pochi giorni fa ha ripetuto di non essere “interessato a scalate, né a quelle interne alla Lega, né a quelle a livello nazionale”. Smentita seccamente (e chi non lo farebbe) ogni ipotesi di un suo ruolo alla guida del partito, come si ipotizza da settimane, da quando Salvini ha mostrato sempre più difficoltà e lui, invece, ha rivelato ulteriori capacità di governo conquistando un gradimento nei sondaggi fino ad ora insuperato e probabilmente, con quell’80 per cento, difficile da raggiungere.

In un partito dove le correnti non esistono per definizione, sarebbe improprio parlare di una componente con riferimento al governatore veneto. Questo non vuol dire che non ci sia, anche e soprattutto in una regione come il Piemonte dove la Lega è con ampio stacco il primo partito, chi tiene le antenne orientate verso Nord-Est. C’è chi consiglia di seguire le mosse di Federico Perugini, leghista novarese considerato eretico dalla nomenclatura del partito sotto la cupola di San Gaudenzio, ma personaggio di rilievo e soprattutto, con un passato da consigliere per il comparto risicolo dell’allora ministro dell’Agricoltura Zaia. I suoi rapporti con il governatore avrebbero ripreso vigore, senza peraltro essersi mai interrotti. E questo, per alcuni (compresi i già citati notabili novaresi che non hanno in grande simpatia Perugini) sarebbe un segnale da non sottovalutare.

Così come non può sottacersi quell’asse tra Zaia e l’eminenza grigia leghista Giancarlo Giorgetti. L’influenza in Piemonte dell’ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, in chi gli è vicino e in chi lo malsopporta, è nota. Come lo sono i suoi uomini più fedeli, incominciando dal parlamentare e sindaco di Arona Alberto Gusmeroli in passato con ruoli importanti nei collegi sindacali di aziende pubbliche dietro i quali molti hanno visto la mano del collega commercialista approdato a Palazzo Chigi.

Se a Torino Giorgetti può contare sul deputato Alessandro Benvenuto, a Novara ha un drappello di amici: il gruppo che ruota attorno a Massimo Giordano e al sindaco Alessandro Canelli ha un forte link con l’ex sottosegretario anche grazie a Terra Insubre, il think tank di Andrea Mascetti, personaggio influente, avvocato con incarichi in Italgas, Cariplo e altri grandi gruppi. Il referente di questo pensatoio è il novarese neo consigliere regionale Riccardo Lanzo.

Orientata sul fronte di Nord Est c’è anche l’europarlamentare Gianna Gancia, non nuova a posizioni critiche nei confronti di Salvini e con un trascorso burrascoso in occasione del congresso regionale che la vide opposta e poi, dopo intricate vicende e molte polemiche, sconfitta nella corsa alla segreteria da Riccardo Molinari. E proprio il ruolo di Molinari alla guida del gruppo alla Camera secondo molti è la convincente spiegazione di quell’unico posto riservato al Piemonte (occupato dal “lombardo” Panza) nella squadra di Salvini.

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