PALAZZO LASCARIS

In aula (quasi) tutte le Regioni solo il Piemonte è in lockdown

Lombardia, Campania, Veneto, Puglia: i Consigli sono tornati alla normalità. Soltanto il parlamentino di via Alfieri continua a riunirsi in remoto. Con la conseguenza di complicare ulteriormente i già difficili rapporti tra maggioranza e opposizioni

Dalla Lombardia al Veneto, dalle Valle d’Aosta alla Puglia, dal Friuli Venezia Giulia alla Campania. Mentre in Piemonte l’avvilente dibattito sul collegato alla finanziaria si svolge rigorosamente in videoconferenza, gran parte delle principali assemblee legislative regionali sono già tornate a riunirsi in presenza, avviando la fase 2 della politica. Un segnale di normalità che nelle altre parti d’Italia gli eletti hanno voluto dare ai cittadini che, seppur tra mille difficoltà, hanno ripreso le proprie attività. La questione è riemersa anche in questi giorni di ostruzionismo a oltranza delle opposizioni, che si sono appellate (senza successo) al presidente Stefano Allasia perché faccia uscire anche Palazzo Lascaris dal suo prolungato lockdown. Ma il presidente (“cortese come tutti i piemontesi” l’ha malignamente apostrofato Sergio Chiamparino, lasciando intendere l’altro aggettivo del noto proverbio) da quell’orecchio continua a non sentirci mentre ad altre orecchie, particolarmente attente, non sono sfuggiti sciacquoni tirati tra una votazione e l’altra o altri rumori molesti a consiglieri ignari di quel microfono rimasto per sbaglio acceso.

Gli assessori si collegano in auto abborracciando risposte a interpellanze tra uno spostamento e l’altro, qualcuno si collega estemporaneamente per garantire il numero legale, lasciando il proprio dispositivo acceso finché ce n’è bisogno. È la democrazia 2.0 o forse e la degenerazione di un’aula che perde via via il proprio ruolo legislativo, ridotta a mero organo di ratifica di decisioni prese in giunta o da qualche funzionario regionale, tradotte in emendamenti al provvedimento Omnibus che i consiglieri votano inconsapevoli di ciò che stanno approvando, sminuiti al rango di meri pigia bottoni.

Persino gli eletti della martoriata Lombardia da cui, nel bene e nel male, il centrodestra piemontese ammette di ispirarsi, non solo sono tornati in Consiglio regionale, ma hanno avviato un tour istituzionale con tanto di hashtag #RipartiLombardia in cui una corposa delegazione settimanalmente incontra i rappresentanti delle categorie economiche delle varie province per un confronto sul che fare per riprendere il prima possibile a correre. In Piemonte si litiga davanti a uno schermo sull'opportunità di cacciare la lepre variabile o la pavoncella.

Dai banchi virtuali delle minoranze anche l’ex governatore Chiamparino ha chiesto formalmente un ritorno alla normalità, al vero dibattito d’aula evidentemente meno farraginoso viste anche le difficoltà di connessione di molti eletti. Lo stesso ha fatto il compagno di partito Daniele Valle. Tutto inutile. Tra i componenti dell’assemblea c’è chi, in camera caritatis, ha ammesso di aver svolto le attività più disparate durante queste prime due settimane di scontro muscolare sull'Omnibus: c’è chi ha esposto i suoi question time dal supermercato, chi imbastito duelli verbali con l’avversario di turno durante una gita fuori porta. Ai fortunati neo papà sarà pure toccato il cambio di qualche pannolino. Solo i capigruppo, per il momento, possono accedere al Consiglio e neanche tutti usufruiscono di tale concessione.  

Pure l’ostruzionismo del centrosinistra non è bastato a convincere la maggioranza che, forse, un confronto vis a vis avrebbe potuto semplificare le procedure e sbloccare l’impasse in cui è piombato il parlamentino piemontese. Non solo a sinistra e tra i Cinquestelle, anche nella maggioranza c’è chi, in segreto, ammette che così non si può andare avanti. E dire che il povero Alberto Preioni, capogruppo della Lega, prima del lockdown s’era pure preso una casa a Torino per evitare di fare la spola tra la sua Ossola e il capoluogo, ma non ha ancora avuto il piacere di usufruirne. 

print_icon