PALAZZO LASCARIS

Canoni idrici, la Lega tira l'acqua al suo mulino

In aula il testo sulle concessioni. Preioni sogna la sua Repubblica del Vco, irritando esponenti della maggioranza. Il Pd: "Legge sulla Provincia montana senza copertura finanziaria". Il Carroccio vuole piazzare l'ex azzurro Zanetta alla Compagnia di San Paolo

Altro che vecchie ampolle. L’acqua in cui la Lega, perennemente assetata di consensi, decide di abbeverarsi sgorga copiosa, si tramuta in denaro e per il capogruppo a Palazzo Lascaris ha il suo bacino principale (idrico ed elettorale) in quella che perfino in malmostosi settori della maggioranza, riferendosi al Verbano-Cusio-Ossola, già chiamano Preioniland.

E di acqua oggi si tratterà in Consiglio regionale dove il principale partito di maggioranza ha deciso di richiamare due proposte di legge: quella sulle concessioni idroelettriche e l’altra che ha come oggetto la specificità della Provincia del Vco e il trasferimento dei canoni idrici. Sul primo provvedimento pende la spada di Damocle della Corte Costituzionale che si sta occupando della norma varata dall’allora Governo gialloverde e proprio a questa cui si rifà il provvedimento oggi in aula.

Sulla norma relativa alle concessioni la maggioranza ha deciso di tirare dritto, nonostante avvertimenti e avvisaglie, benedicendo la futura legge come “la prima forma di autonomia regionale – sono le parole dell’assessore leghista Matteo Marnati – in ambito energetico e di sviluppo di energia rinnovabile”.

Stessa fretta il partito di Matteo Salvini la mette per approvare il testo cavallo di battaglia del capogruppo Alberto Preioni. I tempi, però, potrebbero essere diversi da quelli ipotizzati dal capogruppo, visto che la sua proposta non solo è naturalmente osteggiata dall’opposizione, ma suscita più di un mal di pancia all’interno della stessa maggioranza.

Per capire di cosa si tratta e perché non tutti nel centrodestra siano pronti a sventolare la bandiera insieme a Preioni, bisogna tornare indietro di quattro anni. Nel 2015 il centrosinistra al governo del Piemonte, in virtù della possibilità data dalla riforma dell’allora ministro Graziano Delrio di riconoscere con particolari funzioni aggiuntive Province esclusivamente di montagna e confinanti con Stati stranieri, varò una legge sul Vco attribuendo all’ente funzioni aggiuntive e trasferimenti maggiori: si era partiti con 1 milione 200 poi saliti a 4 nel 2019. Nel frattempo un decreto del 2018 obbliga le Regioni a trasferire almeno il 60% dei canoni idrici alle Province dove hanno sede le grandi derivazioni. E per il Piemonte questo 60% significa all’incirca 20 milioni, distribuiti tra tre grandi beneficiari: la Città Metropolitana di Torino e le Province del Vco e di Cuneo.

La legge c’è ma la Lega decide che ne serve una nuova. Non modifica il testo esistente, preferisce abrogarlo. Poco importa che quasi tutto quel che c’è nella norma del 2015 venga riproposto. Ma non è questo aspetto a far abbassare il pollice al Pd e alzare i sopraccigli a più di un consigliere di maggioranza a cui non ci vuol molto per vedere ancora una volta la concezione di caput mundi che il capogruppo leghista ha del suo bacino elettorale.

I dem già a gennaio con l’allora capogruppo Domenico Ravetti avevano denunciato “una manovra di facciata” da parte di Preioni, puntando il dito anche su una questione che per la minoranza persiste ancora oggi e cioè la mancata copertura finanziaria. A bilancio, notano i dem, ci sono 20 milioni dei canoni idrici da dividere con Cuneo e la Città Metropolitana dei quali al Vco ne spettano circa 8, cui vanno aggiunti i 4 previsti dalla legge, mentre la Lega prevede trasferimenti per 16 milioni 792.873mila euro. Nel mirino della minoranza, ma non solo, anche uno degli articoli della proposta di legge, quello che prevede indici premiali da applicarsi sul territorio del Vco “nella concessione di sovvenzioni, contributi e ausili finanziari alle persone fisiche, ai titolari di attività economiche, alle associazioni e società sportive dilettantistiche ed alle associazioni di volontariato operanti nei comuni montani”.

Per Preioni un bel bacino di voti da alimentare, ma anche un ulteriore elemento di irritazione per le altre province che senza i proventi dei canoni idrici hanno assai più difficoltà a far tornare i conti e a fornire servizi. Tant’è che dal capogruppo del Pd Raffaele Gallo verrà proposto un testo alternativo in cui si prevede una perequazione per gli altri territori e riconoscimenti per i Comuni montani, senza distinzione provinciale. Quanto potranno pesare le perplessità (per usare un eufemismo) di quei consiglieri di maggioranza eletti nelle province che restano all’asciutto lo si potrà vedere oggi quando l’accelerazione impressa dal capogruppo leghista alla sua proposta potrebbe subire qualche rallentamento sulla strada per Preioniland, terra da cui potrebbe arrivare un’altra sorpresa targata Lega.

L’azionista di maggioranza del centrodestra sembra intenzionato a occupare la poltrona di spettanza regionale nel Consiglio Generale della Compagnia di San Paolo, lasciato libero da Carlo Picco entrato nel Comitato di Gestione, facendovi accomodare l’ex senatore Valter Zanetta. A lungo esponente di Forza Italia, un paio di anni fa Zanetta aveva preso la tessera del partito di Salvini e non molto prima aveva promosso il referendum per chiedere il passaggio del Vco alla Lombardia. Il motivo di quella secessione mancata, ancora una volta, i canoni idrici. Di acqua sotto i ponti ne è passata e l’ex parlamentare, la cui figlia Francesca siede nella commissione centrale di Fondazione Cariplo, starebbe navigando, vento (del Nord si sarebbe detto una volta) in poppa, verso la Compagnia. A meno di uno stop decretato dal governatore Alberto Cirio che, a quanto pare, vuole per quella poltrona il presidente dei costruttori torinesi Antonio Mattio.

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