DIRITTI & ROVESCI

Senatrice leghista "furbetta" del bonus Riparti Piemonte

Titolare della gioielleria di famiglia, la Casolati si è intascata il contributo a fondo perduto (1.500 euro) erogato dalla Regione. Anche stavolta sarà colpa del commercialista? Difficile visto che è suo marito, da poco nominato dalla giunta Cirio revisore dei conti all'Atl

Millecinquecento euro a fondo perduto. Poco più di un decimo del suo stipendio mensile. È quanto ha richiesto e ottenuto dalla Regione la senatrice Marzia Casolati eletta per la prima volta in Parlamento nel 2018, ma con una trentennale militanza nella Lega, precedenti incarichi in un paio di circoscrizioni torinesi dove è stata capogruppo e la vicepresidenza della commissione regionali Pari Opportunità.

E l’opportunità offerta proprio dalla Regione con il piano di aiuti, per chi ha sofferto danni dall'emergenza Coronavirus, il Riparti Piemonte, la senatrice leghista l’ha colta al volo. La somma le è stata riconosciuta per la sua attività commerciale, la Gioielleria Casolati, storico negozio (fu aperto nel 1911) in Galleria Umberto I a Parta Palazzo che la parlamentare ereditò dal padre nel 1995. Come per il bonus da 600 euro percepito da membri del Parlamento e consiglieri regionali, anche in questo caso non c’è nessun illecito, tutto regolare visto che come per i soldi erogati dall’Inps anche per quelli messi a disposizione dalla Regione attraverso Finpiemonte non sono stati previsti limiti di reddito. Ma come per il bonus statale, anche per questo aiuto che ha visto la Regione aprire le sue non pingui casse per qualcosa come 88 milioni, quando ci sono di mezzo politici eletti, con emolumenti di tutto rispetto, che richiedono e ottengono un aiuto per le difficoltà provocate dal lockdown il tema non è certo quello della legittimità e dell’osservanza della norma.

Altre regole non scritte, ma non per questo non meno rilevanti soprattutto di fronte a chi veramente è in difficoltà, avrebbero dovuto tenere lontani (come nella quasi totalità dei casi effettivamente è avvenuto) parlamentari e consiglieri regionali da quegli aiuti, pari a pochi giorni dei loro stipendi sicuri. Invece tre deputati, due della Lega e uno dei Cinquestelle, hanno intascato i 600 euro, così come hanno fatto non pochi consiglieri regionali in tutto il Paese, tre dei quali in Piemonte: ancora una volta due della Lega, Matteo Gagliasso e Claudio Leone e uno del Pd, Diego Sarno.

Sembrava e ci si augurava fosse finita lì, invece ecco saltar fuori il nome della Casolati. Uno stipendio da 11mila euro mensili, un reddito denunciato nel 2019 di 101.314 euro, comproprietà di sei immobili e due terreni agricoli, la senatrice imposta in lista dal segretario regionale della Lega Riccardo Molinari si dice anche su forti pressioni della sua storica segretaria Gabriella Daghero, ha presentato regolare richiesta del contributo erogato dalla Regione.

Codice Ateco 47.77.00, ovvero, Commercio al dettaglio di orologi, articoli di gioielleria e argenteria. Con questo riferimento la parlamentare, titolare dell’attività di famiglia, ha chiesto e ottenuto i 1.500 una tantum, a fondo perduto. Circa un decimo di quanto, tra stipendio, rimborsi e altre voci, viene versato ogni mese a ciascun senatore. Basterebbe questo a rispondere alla domanda: c’era davvero bisogno di chiedere e ricevere dalla Regione, ovvero soldi pubblici, quell’aiuto? E stavolta non vale il gioco del buttare la palla nella metà campo avversaria, come avvenuto con il Governo accusato dalle opposizioni, Lega in primis, di aver fatto una legge sbagliata. Il Riparti Piemonte lo ha scritto la giunta di centrodestra, di cui il partito della Casolati è l’azionista di ampia maggioranza.

In tutti e tre i casi dei consiglieri regionali “furbetti” le spiegazioni sono state arrampicate sugli specchi seguite da cospargimenti di cenere sul capo, restituzioni stranamente a ridosso dello scandalo e tentativi di scaricare sul commercialista (Gagliasso e Leone) o addirittura un pasticcio provocato dalla fidanzata fiscalista e successivo annuncio di devoluzione di sei mesi di stipendio in beneficenza nel caso del dem Sarno.

Nel caso della Casolati sarà difficile puntare il dito sul commercialista, visto che ce l’ha in casa ed è suo marito, ovvero quel Fabrizio Capuzzo che la giunta regionale, tra i suoi primi atti, a settembre dello scorso anno, su proposta degli assessori leghisti Vittoria Poggio e Fabrizio Ricca ha nominato revisore unico dell’Atl Biella-Valsesia-Vercelli. Insomma, se pasticcio c’è stato tutto è avvenuto in famiglia, tra le pareti domestiche dove si intrecciano sentimenti, passione politica, affari e interessi professionali.

Per la Lega era stato già un colpo duro la scoperta dei due furbetti di Palazzo Lascaris, tant’è che dopo la sospensione di Gagliasso e Leone da parte di Molinari, una parte non irrilevante del partito ha incominciato a chiedere (almeno) l’uscita dei due dal gruppo per la durata del provvedimento sanzionatorio. Sospesi anche i due deputati che hanno incassato i 600 euro, cosa accadrà adesso alla senatrice torinese che il bonus non lo ha preso dall’Inps, ma dalla sua Regione?

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