VERSO IL 2021

Fronte riformista per Torino,
la tentazione del polo liberal

Se il Pd si ostina a flirtare con i Cinquestelle, Renzi e Calenda sono pronti ad andare per conto loro, come in Puglia. Contatti frenetici tra Italia Viva, Azione, Moderati e Più Europa. Un progetto che potrebbe prendere forma a prescindere dalle mosse del Nazareno

La prospettiva di un’intesa tra Movimento 5 stelle e Pd a Torino, seppur con sfumature ancora da tratteggiare, potrebbe aprire uno squarcio nel panorama politico locale e nazionale. L’intenzione di rendere strutturale l’alleanza giallorossa, più volte sostenuta da Nicola Zingaretti, e la volontà di consolidare la formula di governo con intese alle amministrative, ribadita ancora recentemente da Luigi Di Maio – che ha parlato di un tavolo nazionale per individuare candidati comuni nelle principali città al voto il prossimo anno – non fa che rendere ancor più concreto il progetto di dare una casa comune alle tante, finanche troppe sigle che compongono l’arcipelago riformatore e centrista. Una realtà frastagliata che però al di là di personalismi dei rispettivi leader scopre di giorno in giorno linfa dal comune proposito di recuperare valori e progetti sempre più marginali in un partito, quello democratico, che sembra aver sacrificato l’anima riformista sull'altare dell’opportunità politica.

È in questa crisi di senso e consenso in cui è piombato il Pd che sta germogliando il seme di un Terzo Polo che proprio a Torino potrebbe prendere forma così come accaduto in Puglia. In questo crepuscolo d’estate si sono intensificati i rapporti tra Azione, Italia Viva, Moderati e Più Europa. L’obiettivo è quello di dare vita a una coalizione liberal in grado di intercettare i tanti esuli e apolidi del centrosinistra. Secondo qualche rilevazione un’aggregazione di questo genere è valutata a Torino tra il 10 e il 15 per cento, sufficiente a risultare determinante anche in un’elezione a doppio turno com’è quella amministrativa. E circola anche il nome di un possibile candidato sindaco: il senatore Mauro Marino, natali repubblicani poi Margherita e Pd, parlamentare di lungo corso e prima ancora presidente della Sala Rossa sotto le insegne di Alleanza per Torino con Valentino Castellani. Una stagione politica cui molti guardano con nostalgia, in cui si posero le basi della trasformazione della città  e che Marino potrebbe incarnarne lo spirito.

Inutile dire che questa prospettiva per il Pd sarebbe un vero guaio: il suo profilo di perno di una coalizione in grado di assumere (e riassumere) in sé le varie anime del centrosinistra ne uscirebbe compromesso. Soprattutto verrebbero meno alleanze naturali e – nel caso dei Moderati antiche – per avvilupparsi in un abbraccio (mortale?) con i nemici di sempre. Non solo: Torino potrebbe diventare laboratorio di un Terzo Polo che nascerebbe sì dalla spinta di forze tradizionalmente inserite nel centrosinistra, ma sarebbe in grado di attrarre anche pezzi dell’altro schieramento a partire da quelle frange di Forza Italia che di morire sovraniste e populiste non hanno alcuna intenzione.

Che anche a livello nazionale qualcosa si stia muovendo è testimoniato dal recente riavvicinamento di Matteo Renzi e Carlo Calenda, nemici amatissimi, sodali litigiosi, ma molto più simili di quanto vogliano far pensare, anzi forse per questo antagonisti. Sabato 12 settembre si ritroveranno insieme su un palco a Bari per dare la benedizione al loro candidato comune per la carica di governatore in Puglia, Ivan Scalfarotto, alternativo a Raffaele Fitto del centrodestra quanto a Michele Emiliano sostenuto dal Pd. E pure a Roma si sono intensificate nelle ultime ore voci di un possibile strappo con il deputato radicale Riccardo Magi che si è detto pronto a correre per un’area liberal. Insomma, qualcosa di più di un fuoco di paglia.

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