SLIDING DOORS

Ex grillino passa con Calenda

Aveva abbandonato il M5s perché Appendino sosteneva le sperimentazioni del 5G. Ora Curatella approda in Azione, alla corte del padre di Industria 4.0. E Lubatti gongola: "Prima grande città in Italia a costituire il gruppo consiliare"

“La politica italiana ha bisogno di amministratori, persone che con pragmatismo si sono confrontate con i problemi” dice Carlo Calenda. Ed eccolo accontentato. Nel giorno del suo approdo in Piemonte (prima a Torino, poi a Cuneo)  arriva l’annuncio della nascita del gruppo di Azione in Sala Rossa, dove a fianco dell’ex Pd Claudio Lubatti, dal prossimo Consiglio siederà Aldo Curatella, l’ultimo fuoriuscito della pattuglia grillina e fresco di una fuitina (andata male) con i Moderati di Mimmo Portas. E se il mantra dell'ex ministro è sempre stato "mai coi Cinquestelle" nei confronti dei pentiti sembra chiudere un occhio, anzi li aiuta alla conversione.

A provocare la rottura tra Curatella e il M5s, la posizione a favore del 5G della sindaca Chiara Appendino e dall’allora assessore all’Innovazione Paola Pisano, poi promossa a ministro. Oggi quelle battaglie portano Curatella alla corte di chi s’era inventato Industria 4.0 e si proclama fiero sostenitore dei ripetitori incriminati. Miracoli della politica. Chissà se glielo hanno detto a Curatella che lo scorso giugno, il leader di Azione bacchettò il primo cittadino di Siracusa, Francesco Italia, tra i primi sindaci a sposare il suo progetto, per aver impedito l’installazione delle famigerate antenne. “Trovo un errore grave quello fatto da Italia. Spero ci ripenserà. Certamente non è la linea di Azione” cinguettò Calenda. Caso chiuso. 

Lubatti intanto ha buon gioco a sventolare la bandiera appena piantata: “Siamo la prima grande città ad aver creato un gruppo consiliare di Azione” afferma trionfante. Il suo nuovo compagno di viaggio, in fondo, da una parte gli consente finalmente di istituire il nuovo gruppo ed emanciparsi definitivamente dal Pd, dall'altra non rappresenta certo una minaccia in vista delle prossime elezioni amministrative: basti pensare che nel 2016 Curatella era stato eletto con appena 231 preferenze, non esattamente un plebiscito. 

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