ECONOMIA DOMESTICA

Fondi Ue per l'agricoltura,
il Piemonte deve fare di più

Finora è stato speso solo il 55% delle risorse a disposizione (2014-2020), ma c'è ancora tempo per rimediare. Intanto vanno poste le basi per i bandi dei prossimi sette anni. Confagricoltura: "Innovazione, digitalizzazione e meno burocrazia per uscire dalla crisi"

Bene, ma non benissimo. Il Piemonte deve riuscire a spendere meglio e di più i fondi europei per l’agricoltura e il momento di porre le basi per ottenere questo risultato è adesso. Per quanto riguarda l’avanzamento della spesa sostenuta, il Piemonte pur collocandosi in buona posizione tra le regioni italiane, al 30 settembre di quest’anno (dati Agea) ha speso poco meno del 55% delle somme a disposizione (su circa 1 miliardo e 190 milioni totali per il settennio 2014-2020): la provincia di Bolzano è prima in graduatoria con una capacità di spesa del 72%, seguita dal Veneto con il 64%. Altre regioni sono in posizione decisamente più critica: la Puglia e le Marche hanno speso soltanto il 35% delle risorse a disposizione, la Liguria il 43%, la Lombardia il 47%. Complessivamente a livello nazionale la capacità di spesa è al 50,34%. Alcune misure possono essere ancora attivate nel 2021 e altre nel 2022: quindi non si corre il rischio del disimpegno (cioè la richiesta della Ue di restituire i soldi non spesi), ma allo stesso tempo non è detto che si riusciranno a spendere tutte le risorse a disposizione.

Intanto, il 31 dicembre di quest’anno si chiuderà il periodo di programmazione 2014-2020 per quanto riguarda la politica agricola comunitaria (Pac). “In questo contesto – dichiara il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia – è indispensabile attivare ogni procedura per poter spendere in tempi rapidi tutte le risorse già impegnate, facendo tesoro dell’esperienza maturata per la futura programmazione, evitando le complicazioni che hanno rallentato l’esecuzione dei progetti. Il Psr che si sta chiudendo, ereditato dalla precedente amministrazione, presenta molte criticità che abbiamo sempre evidenziato: la Giunta Cirio deve dimostrare di voler correggere la precedente impostazione, tenendo presente che la pandemia ci impone di concentrare gli sforzi sugli aspetti più legati all’innovazione e alla digitalizzazione”.

Confagricoltura ha inviato un documento all’assessore regione all’Agricoltura Marco Protopapa, evidenziando gli aspetti che hanno prodotto risultati apprezzabili, ma soprattutto le criticità rilevate, conseguenti alla non ottimale calibrazione di alcune misure del Psr, per cui gli interventi o gli impegni previsti non sempre si sono dimostrati allineati con le effettive esigenze delle imprese, del mercato e del territorio. Nell’ambito delle misure agro-ambientali, per esempio, fa notare Confagricoltura, i premi ridotti per i comparti cerealicolo e risicolo hanno spinto gli agricoltori ad aderire a interventi facoltativi aggiuntivi di difficile applicazione. “Un altro intervento da rivedere – prosegue l’organizzazione – è quello della pesante discriminazione in capo alle aziende di medie e medio-grandi dimensioni, che nella maggior parte dei casi non hanno potuto beneficiare degli aiuti”. Infine c’è il problema della complessità dei bandi per l’erogazione dei contributi, spesso troppo farraginosi dal punto di vista burocratico-amministrativo: una richiesta di troppi documenti già in fase di predisposizione dei progetti che comporta un rallentamento della capacità di spesa, altro punto dolente evidenziato da Confagricoltura, che si riflette negativamente sulla competitività delle imprese.

“Occorrerà un grande impegno da parte di tutti – sottolinea il presidente Allasia – a maggior ragione in questo periodo di pandemia, per riuscire a spendere in modo proficuo tutte le risorse a disposizione”.

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