VERSO IL 2021

Calenda molla il Pd. Anche a Torino

La probabile corsa solitaria a Roma del leader di Azione provoca un raffreddamento dei rapporti con dem e alleati sotto la Mole. Costa detta la linea autonomista, Lubatti la sposa obtorto collo. E intanto la campagna acquisti fa storcere il naso a qualcuno

Può un battito d’ali di Carlo Calenda a Roma provocare una bufera (politica) a Torino? O quantomeno un po' di instabilità. Il destino elettorale della prima e dell’ultima capitale d’Italia è strettamente intrecciato: ogni Azione su Roma prevede una re-Azione su Torino. Così nei giorni in cui si prefigura un “volo” solitario dell’ex ministro alla conquista del Campidoglio, sotto la Mole il suo partito si appresta a lasciare il tavolo del centrosinistra e a tirarsi fuori dalle primarie. Pd e Calenda seguono ormai percorsi paralleli, difficilmente destinati a intersecarsi nelle prossime amministrative: Nicola Zingaretti disegna le sue trame con un occhio e un orecchio rivolto agli alleati di governo (in primis il Movimento 5 stelle), l’eurodeputato vuole giocare in proprio. “All-in” ha dichiarato al tavolo (da poker) delle alleanze.

A Torino, l’input di sfilarsi, almeno momentaneamente, è arrivato direttamente dal leader interpretando una linea politica sposata, se non suggerita, direttamente dall’ex ministro azzurro Enrico Costa e accettata obtorto collo dal neo segretario regionale Claudio Lubatti, che in questa fase, pur dicendosi “perfettamente allineato con Costa” farebbe volentieri a meno di chiudere le porte in faccia al partito nel quale ha militato fino a un anno fa e con cui è stato eletto nel 2016 in Sala Rossa, dopo essere stato per un lustro assessore di Piero Fassino nell’ultima giunta di centrosinistra.

È tutto ancora in fieri: ieri, per esempio, al tavolo del programma Azione era presente con Claudio Ganzer; questo pomeriggio, invece, non si presenterà alla riunione di tutti i partiti della coalizione di centrosinistra che già lavorano insieme da settimane a organizzare le primarie. Nel partito di Calenda convivono due linee politiche: una volta a tenere una porta aperta al Pd, l’altra – più ambiziosa – punta ad andare oltre il centrosinistra per costruire un polo liberale.

È indubbio che in questa fase, ancor più che Italia Viva, è proprio Azione a sviluppare la più intensa forza attrattiva verso i tanti apolidi che gravitano nel sistema politico: lo dimostrano anche i recenti movimenti in Piemonte, dove piccoli amministratori locali o semplici militanti bussano quotidianamente alla porta di Lubatti. Tra Torino e Vercelli è in atto un’operazione per inglobare un pezzo di quel “gruppo Rosso” che l’ex parlamentare, sottosegretario e assessore regionale poi finito nei guai giudiziari con l’accusa di voto di scambio politico-mafioso aveva costituito quando era approdato in Fratelli d’Italia. Un’operazione che per il momento, spiega Lubatti allo Spiffero,  è “congelata”. Qualcuno avrà storto il naso. È delle settimane scorse, invece, il passaggio ad Azione della componente socialista e liberale di Più Europa, capitanata dall’ex segretario della Quercia Alberto Nigra.

Resta da capire, in vista delle prossime amministrative, quale prospettiva possa avere Azione in una corsa solitaria: se a Roma, infatti, Calenda può permettersi di presentarsi senza alleati potendo contare sulla sua notorietà e diffuso apprezzamento, a Torino personaggi altrettanto carismatici il partito non ne ha. Di qui, forse, il timore di alcuni.

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