POLITICA & GIUSTIZIA

Piazza San Carlo, Appendino a processo: "Dolore ancora vivo per me e per Torino"

In tribunale la sindaca racconta la sua versione di quella terribile sera del 3 giugno 2017, quando la proiezione della finale di Champions finì in tragedia: oltre 1500 feriti e due morti. Deve rispondere di omicidio colposo, disastro e lesioni

“Il dolore per quanto accaduto quella notte è ancora vivo e lo porto con me”. È quando ha detto questa mattina in aula la sindaca di Torino, Chiara Appendino rilasciando dichiarazioni spontanee e depositando una memoria in occasione della ripresa del processo per i fatti avvenuti in piazza San Carlo la sera del 3 giugno 2017, quando durante la finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid un’ondata di panico collettivo tra la folla che assisteva alla partita davanti a un maxischermo provocò un fuggi fuggi generale che causò oltre 1500 feriti e due morti, Erika Pioletti deceduta dopo dodici giorni di agonia in ospedale, e Marisa Amato, 65 anni, rimasta tetraplegica e scomparsa il 25 gennaio 2019. Parapiglia scatenato da un gruppo di ragazzi, convenuti in piazza per commettere rapine, alcuni di questi condannati in appello a oltre 10 anni lo scorso luglio.

La sindaca, che deve rispondere di omicidio colposo, disastro e lesioni, ha scelto il rito abbreviato. Nello stesso procedimento sono imputati anche l’ex questore Angelo Sanna, l’allora presidente di Turismo Torino, Maurizio Montagnese, un architetto incaricato dei lavori, Enrico Bertoletti, e l’ex capo di gabinetto di Appendino, Paolo Giordana.

In una nota ufficiale di Palazzo Civico, la sindaca spiega di aver “esordito riferendo al giudice che ha ritenuto doveroso presentarsi questa mattina in ossequio alla carica che ricopre e alle sue personali disposizioni”. Dopo aver consegnato la sua memoria, ripercorrendo quanto già detto in sede di interrogatorio, ha aggiunto: “Il dolore per quanto accaduto quella notte è ancora vivo e lo porto con me. E lo porta con sé non solo ogni persona direttamente coinvolta, con i suoi famigliari, ma un’intera comunità. In quel dolore, tuttavia, Torino è stata capace di unirsi, di stringersi attorno alle persone che erano in quella piazza e di darsi la forza per andare avanti. Essere qui, oggi, per far luce sui fatti, ricercare la verità, definire ogni responsabilità,  credo sia il modo migliore per restituire alla nostra comunità quanto ad essa dovuto dalle Istituzioni”.

Appendino in aula ha replicato punto per punto alle circostanze che le vengono rimproverate: non è vero che i tempi erano stretti (erano quelli con cui sono state gestite tutte le occasioni del genere), le norme sono state rispettate, le autorizzazioni erano in regola. L’allora capo di gabinetto Giordana, ha affermato che “nel mio ruolo non potevo in alcun modo fermare o rendere meno gravi gli eventi”. “Per una manifestazione di quella portata – ha sottolineato l’avvocato Luigi Chiappero, uno dei difensori insieme al collega Enrico Cairo – è chiaro che un sindaco o un amministratore non possono occuparsi di tutto in prima persona. In un apparato organizzativo così complesso, gli incarichi sono ben distinti e definiti”. Restano comunque da sciogliere degli interrogativi. Uno riguarda le transenne disseminate nella piazza che finirono per ostacolare la gente in fuga. “Nel mio progetto non ne avevo previste così tante – ha affermato l’architetto Bertoletti – e lo dimostrano i miei disegni originali”. “Si sta male. In quarant’anni di servizio ho gestito tanti eventi complessi e delicati sotto ogni punto di vista e non ci sono mai stati problemi. Poi arrivo a Torino e subito succede una cosa come questa. È chiaro che si sta male, malissimo – ha confessato Sanna –.  In quarant’anni di servizio ho gestito tanti eventi complessi e delicati sotto ogni punto di vista e non ci sono mai stati problemi. Poi arrivo a Torino e subito succede una cosa come questa. È chiaro che si sta male, malissimo. Qualcuno ha commesso errori? – conclude Sanna –. Qualcuno ha commesso errori? Non sta a me deciderlo, ma al giudice”. 

La sentenza sarà pronunciata nel 2021. A confermarlo è il pubblico ministero Vincenzo Pacileo: “La prossima udienza è in programma il 20 novembre oggi ci sono state solo dichiarazioni spontanee, ma non mi pare ci siano novità radicali. Sono state fatte delle puntualizzazioni da parte degli imputati, dichiarazioni su cui bisogna riflettere, ma non c’è uno stravolgimento della linea difensiva”.

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