EMERGENZA SANITARIA

Dati Covid, una babele di numeri: "Ogni previsione è un azzardo"

L’anomalia dell’aumento dei sintomatici e la flessione della crescita dei ricoveri. Conteggiati i tamponi ancora senza esito. Il fisico Ferretti: "Non sappiamo quanti entrano e quanti vengono dimessi". Pasqualini (Seremi): "Nessuna certezza sul fabbisogno di posti letto"

Il rallentamento della crescita dei posti letto occupati negli ospedali dai pazienti Covid se da un lato fornisce un po’ più di tempo per approntare soluzioni di emergenza come l’ospedale nel padiglione di Torino Esposizioni e non porta ad occupare totalmente quei reparti di fortuna ricavati anche nelle cappelle dei nosocomi, dall’altro non può essere preso come un indicatore certo di un costante abbassamento della curva che disegna l’andamento degli accessi alle strutture ospedaliere del Piemonte.

“Non ci sono solide ragioni per non poter escludere una ripresa più decisa dell’aumento dei ricoveri e, comunque, siamo ben lontani dal poter immaginare l’auspicata discesa della curva”, avverte prudente e dati alla mano Chiara Pasqualini, responsabile del Seremi, il Servizio regionale di epidemiologia. I ricoveri, sia ordinari sia in terapia intensiva, disegnano un quadro datato di una settimana e forse anche più indietro rispetto a un altro dato, quello più recente fornito dai tamponi con il numero dei positivi e in particolare dei sintomatici che restano sempre in percentuale maggiore rispetto a coloro che pur avendo contratto in virus non mostrano alcun sintomo.

E sono proprio i numeri dei sintomatici a continuare crescere in maniera assai più notevole rispetto a quelli relativi ai ricoverati. Una apparente, o forse no, contraddizione. “Visto che il rallentamento della crescita dei ricoveri dipende dal numero di positivi, questo dato nei giorni scorsi sarebbe dovuto diminuire invece ha continuato a crescere in maniera molto evidente”, osserva Alessandro Ferretti, docente di Fisica all’Università di Torino. Quello che lo studioso avanza è un interrogativo tutt’altro che irrilevante anche per quanto riguarda la gestione dell’emergenza: “Se i positivi continuano a crescere molto e i ricoveri aumentano, invece, in maniera ridotta, come spiegarsi questa contraddizione? La malattia non è certo mutata e la stessa crescita costante è preoccupante dei posti in terapia intensiva lo conferma”.

Una risposta, probabilmente potrebbe arrivare da altri numeri. Quelli che il ministero della Sanità non richiede alle Regioni e che definiscono gli ingressi quotidiani di pazienti Covid negli ospedali. A Roma finiscono infatti le situazioni, giorno per giorno, dei letti occupati e lo stesso bollettino quotidiano mette in evidenza la differenza tra i posti occupati il giorno precedente e quelli registrati poco prima della trasmissione dei dati. “Non sappiamo quanti sono stati dimessi, quanti letti si sono liberati perché purtroppo i pazienti sono deceduti e quanti in quel giorno sono effettivamente stati ricoverati”, osserva Ferretti che sottolinea la necessità di rendere noti più dati possibile ed è evidente che ogni ospedale tiene il registro aggiornato degli ingressi e delle dimissioni.

L’impressione che ci si trovi di fronte a una Babele dei numeri è difficile da scacciare. E su quei numeri, da quelli dei ricoveri a quelli dei positivi passando per le cifre che riguardano i tamponi, si inanellano ipotesi e tesi, talvolta ardite che come raccomanda l’epidemiologa bisogna fare estrema attenzione per non arrivare a conclusioni affrettato o peggio ancora ingenerare facili speranze prossime a illusioni.

È ancora il docente di Fisica a sottolineare come un altro dato in aumento riguarda i decessi che pur essendo spesso riferito a giorni precedenti “non indica alcun segno che vada nella direzione indicata dal rallentamento della crescita dei ricoveri”.

Altri numeri di difficile interpretazione riguardano i tamponi: “Nel conteggio finiscono anche quelli di cui ancora non si conosce l’esito”, spiega Ferretti. Sarà pure una percentuale residuale, ma anche in questo caso il dato che risulta dal raffronto tra i test processati e il numero di positivi e negativi può risultare inesatto. “Non solo. Il numero dei tamponi eseguiti per la prima volta su una persona dopo aver avuto una crescita notevole fino alla fine di ottobre, da quel momento si sono assestati su una cifra attorno agli 11.500, mentre l’aumento costante e notevole è dato principalmente dai test ripetuti, per accertare l’avvenuta negativizzazione al virus o per screening su alcune categorie”.

Proprio la tipologia di soggetti sottoposti a tampone può far salire o scendere, da un giorno all’altro il numero dei positivi sintomatici: “Se si processa un numero notevole di test di persone segnalate dai medici di medicina generale in seguito a sintomi è assai più probabile che il numero dei sintomatici sia maggiore rispetto al giorno in cui è preponderante la presenza di tamponi eseguiti in azioni di screening. Una variabilità giornaliera che – sottolinea Pasqualini – non deve essere valutata a sé ma in un quadro di un periodo più lungo per avere un quadro meno influenzato da inevitabili fluttuazioni”.

A breve altri numeri si dovrebbero aggiungere per comporre un quadro che resta di non facile lettura e che, comunque, non consente neppure di immaginare a breve di poter abbassare la guardia. Sono quelli dei pazienti che dimessi dagli ospedali o non potendo rimanere a casa saranno ospitati nei Covid Hotel in rapido allestimento in tutte le province fino a raggiungere i 2mila posti. Verranno inseriti tra coloro che sono in isolamento, oppure nei casi in cui è prevista l’assistenza sanitaria saranno conteggiati tra i ricoverati? Al Dirmei si aspettano le indicazioni del ministero. Nel frattempo resta sempre da capire quanti pazienti Covid ogni giorno vengono dimessi e quanti nello stesso giorno varcano l’ingresso degli ospedali. Un dato importante per districarsi con un po’ meno difficoltà nella Babele dei numeri.

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