ANTIVIRUS

Vaccino Covid, il Piemonte
prepara un suo piano

Oggi l’invio a Roma dei dati richiesti dal commissario Arcuri. Intanto la Regione gioca d'anticipo per evitare possibili ritardi. Marnati: "Acquisteremo i frigoriferi da distribuire alle Asl". Pronta la mappa dei siti per lo stoccaggio. Hot spot utilizzati per le vaccinazioni

“Quando la primavera scorsa arrivarono le mascherine di Arcuri, noi avevamo già acquistato le nostre e per i tamponi rapidi abbiamo fatto la gara ad agosto avendoli pronti a ottobre quando il commissario nazionale stava facendo il bando”. Fidarsi è bene, ma non fidarsi troppo è meglio. Non lo dice, però lo pensa Matteo Marnati, l’assessore cui è stata affidata la delega ai laboratori per i tamponi e che adesso, insieme ai colleghi e alla struttura del Dirmei, si porta avanti per evitare che quanto successo non ricapiti pure per l’atteso vaccino anti Covid.

Oggi il titolare della Sanità Luigi Icardi spedirà a Roma i dati richiesti appena quattro giorni fa da Domenico Arcuri sui presidi ospedalieri e il personale. Sulla base di queste informazioni la struttura nazionale dovrà predisporre un piano per le vaccinazione che secondo quanto annunciato ieri dallo stesso commissario dovrebbe partire da metà gennaio quando in Italia arriveranno le prime dosi del prodotto della Pfizer, stimate in 3,4 milioni utili a vaccinare 1 milione e 700mila persone considerato che è necessario un richiamo dopo tre settimane.

Nel frattempo, aspettando il piano di Arcuri di cui non si sa ancora nulla, il Piemonte ne sta predisponendo uno suo. Il rischio che ulteriori ritardi romani, come quello sulle procedure per il rafforzamento delle terapie intensive, possano pregiudicare la prima fase della campagna di vaccinazione riservata a un ristretto gruppo di categorie, viene considerato concreto. “Se poi tutto filerà liscio, meglio. Però noi il nostro piano ce lo facciamo”, ribadisce convinto Marnati.

Ci stanno lavorando, in silenzio, da almeno un paio di settimane. Tant’è che lo stesso Marnati ha da giorni sulla scrivania le schede tecniche dei frigoriferi speciali in grado di garantire la temperatura di 80 gradi sotto zero richiesta per la conservazione del vaccino della società americana che lo stesso Arcuri ha ribadito arriverà per primo, poi seguito da altri farmaci alcuni dei quali non richiedono criteri di stoccaggio così particolari. “Stiamo prevedendo l’acquisto di questi freezer, dalle dimensioni che possono essere quelle di un container, oppure anche più piccoli, per dare l’dea quattro volte un frigorifero di casa”, spiega Marnati. Diecimila euro circa il costo per ogni apparecchiatura dotata di computer per tracciare ogni fase di utilizzo e di rigide misure di sicurezza.  “Li distribuiremo in tutte le Asl e presumibilmente verranno collocati negli ospedali collocati nella posizione più strategica per prelevare i vaccini e portarli nel tempo più breve nei punti individuati per le vaccinazioni che potrebbero essere gli hot spot oggi usati per eseguire i tamponi o di ulteriori punti organizzati con lo stesso sistema, con tende e capacità di garantire un flusso di molte persone”. Un sistema che sarà ancor più necessario nelle fasi successive alla prima quando si allargherà la platea, inizialmente ristretta agli operatori sanitari, ai soggetti fragili e a categorie a rischio come le forze dell’ordine.

Un altro aspetto cruciale della procedura che sta dietro alla puntura nel braccio, oltre naturalmente alla previsione del personale necessario, riguarda lo stoccaggio della fornitura che arriverà in Piemonte e di quelle che seguiranno in quantità, si spera, continuamente maggiore. Oltre a dover garantire temperature estremamente basse e spazi capienti, il posto o i posti dove custodire i vaccini pero poi inviarle nelle varie Asl devono assicurare livelli altissimi di sicurezza. Ragione, questa, che limita a pochissime soluzioni. Una potrebbe essere quella di un’area interna all’aeroporto di Caselle, ma ancor più probabilmente il farmaco finirà nei depositi refrigerati alla temperatura richiesta già in possesso di un paio di strutture che trattano prodotti medicinali e sono dotate di tutti i sistemi protezione e vigilanza. Tra le ipotesi al vaglio anche l’uso del padiglione V di Torino Esposizione che, una volta esaurita la funzione di ospedale da campo, potrebbe essere agevolmente riconvertito in area di stoccaggio e di vaccinazione.

“Per il trasporto abbiamo già individuato i mezzi idonei”, aggiunge Marnati che insieme al collega Icardi un assaggio della temuta confusione che potrebbe prodursi sulla gestione centralizzata in capo alla struttura di Arcuri lo ha avuto qualche giorno fa. Dal commissario era stato chiesto di verificare le scorte di siringhe per iniettare il vaccino. Fatto il censimento Asl per Asl, poi è arrivato il contrordine: se ne occuperà Arcuri. E pure sulla certezza assoluta che sarà quello della Pfizer e non un altro il primo vaccino ad essere distribuito resta ad oggi un doveroso dubbio. “Per questo il nostro piano prevede anche l’eventualità che si debba utilizzare per un altro prodotto, adeguandolo nel caso e comunque tenendolo valido nel caso in futuro si debbano utilizzare più tipi di vaccini”, spiega Icardi che oggi invierà ad Arcuri i dati richiesti e terrà pronto nel cassetto il piano che il Piemonte ha deciso di fare da sé.

QUI la lettera del commissario Arcuri

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