IL RILANCIO

Recovery Fund, il Piemonte presenta la lista della spesa

Un pacchetto di interventi da 13 miliardi di euro è già stato inviato al Governo. Ma solo una parte saranno gestiti direttamente dalla Regione. Rivoluzione verde, sanità e opere pubbliche i principali investimenti, ma non manca qualche "attenzione" al territorio

Oltre 13 miliardi di euro che di qui a un lustro potrebbero (o meglio, dovrebbero) cambiare il volto del Piemonte. Centoquindici interventi che il governatore Alberto Cirio ha individuato come prioritari e sui quali chiede il finanziamento attraverso il Recovery Fund, cioè il fondo straordinario che l’Europa metterà a disposizione dei suoi paesi membri – parte come prestito, parte a fondo perduto – per uscire dalla crisi provocata dall’epidemia. Si tratta di una cifra gigantesca per una regione che già prima del Covid annaspava, motivo per cui afferrare in corsa questo treno sarebbe fondamentale anche perché dopo non ne passeranno altri.

Ma cosa c’è dentro il piano di interventi messo a punto dalla Regione e inviato già due settimane fa al Governo? Un po’ di tutto. Si va da un massiccio piano di riqualificazione edilizia in ambito sanitario da 1,2 miliardi di euro, all’adeguamento delle norme antincendio del teatro Milanollo di Savigliano, in provincia di Cuneo, dove peraltro è prevista anche la ristrutturazione della biblioteca civica. Da grande piano strategico alla microchirurgia territoriale, al confine – secondo le opposizioni – con la marchetta elettorale. Difficile individuare nel mare magnum dei progetti indicati dalle varie direzioni una sorta di asse portante, uno o più asset di sviluppo strategico.

Ma il Piemonte avrà davvero nelle mani 13 miliardi da spendere secondo le proprie priorità? Difficile. La dotazione complessiva di cui godrà l’Italia per il Recovery Fund è di 191 miliardi, di cui una parte verranno investiti secondo piani nazionali e quindi gestiti direttamente da Roma, un’altra parte, invece, verranno dirottati alle varie Regioni. Quanti? Si parla di 65 miliardi. Se così fosse il Piemonte potrebbe gestire in prima persona tra i 5 e i 6 miliardi, oltre ai 3 miliardi di fondi ordinari europei.

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La “missione” che nelle slide della Regione ottiene un finanziamento maggiore è quella denominata con un pizzico di retorica “Rivoluzione verde e transizione ecologica”: qui trovano spazio progetti per la mitigazione dei rischi idrogeologici e sismici, il miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici pubblici e privati e degli stabilimenti produttivi, un piano di estensione del teleriscaldamento, interventi di manutenzione straordinaria e di sistemazione idraulica delle infrastrutture irrigue pubbliche; la conversione di impianti e mezzi all’idrogeno come combustibile ecologico (Piemonte Hydrogen Valley). In questo grande calderone ci sono progetti per quasi 8 miliardi di euro.

Tra le principali voci di spesa compare anche un piano per riqualificare gli edifici scolastici pubblici da 1 miliardo di euro, cui si aggiungono ulteriori 250 milioni per le scuole paritarie; 500 milioni per gli impianti sportivi più 200 milioni destinati alle piscine, ben 800 milioni per la modernizzazione delle stazioni sciistiche. E poi oltre 700 milioni per la digitalizzazione e l’innovazione del sistema produttivo regionale. Risorse anche per il competence center e l'intero comparto dell'automotive e per la città dello spazio.

Più che un piano a oggi sembra un libro dei sogni. Tra le opere pubbliche finanziabili non compare la seconda linea della metropolitana di Torino, poiché le linee guida del governo indicano esclusivamente progetti cantierabili entro il 2022 e che possano essere conclusi entro il 2025. Palazzo Civico da questo punti di vista è troppo indietro avendo appena assegnato la progettazione esecutiva a Infra.To. Non è chiaro, inoltre, se possa rientrare in questo pacchetto di finanziamenti il Parco della Salute.

Non manca qualche polemica su alcuni progetti fin troppo specifici per alcune roccaforti elettorali del governatore o di alcuni uomini forti della sua maggioranza. Come i parcheggi sotterranei da costruire nei piccoli centri delle aree rurali ad alta pressione turistica e nella scheda vengono fatti espressamente gli esempi di Barolo, Monforte, La Morra, Bossolasco; tutti paesi delle Langhe, magnifiche terre del vino e delle nocciole da cui arriva Cirio. E poi ci sono i parcheggi pubblici per le località sciistiche del comprensorio Mondolè Sky nelle località di Frabosa Soprana e Prato Nevoso, nel Monregalese, e infine la riqualificazione urbanistica dell’ex stabilimento Fonti San Maurizio a Roccaforte Mondovì, sempre nel Cuneese. Il tutto per 13 milioni complessivi. Per ridurre l’impatto sociale ed economico della crisi pandemica, inoltre, la Regione intende investire 4 milioni per la creazione di uno Spazio giovani nei comuni di Saluzzo e Pianfei, sempre nella Granda, e finanziare corsi di formazione per allenatori di associazioni e club sportivi per “sostenere uno sport per tutti”.

In commissione l’assessore Andrea Tronzano ha spiegato che, seppur il dossier sia già stato inviato al Governo, non vi è ancora nulla di definitivo ed è pronto ad aprire un tavolo anche con l’opposizione per individuare strategie e progetti condivisi. Secondo il capogruppo di Luv Marco Grimaldi “il lavoro di sintesi manca totalmente di una visione del futuro della nostra regione, è un groviglio di progetti venuti per la metà fuori dagli anni Novanta con un buon numero di marchette territoriali mal distribuite. Non esiste una sola soluzione ai problemi dei nostri tempi”. Secondo Daniele Valle, del Pd, “ci sono progetti talmente vaghi che sono difficili persino da commentare, altri, più piccoli e marginali, raggiungono un livello di specificità enorme. Ma soprattutto non si capisce con tutti questi soldi la Regione cosa intenda fare. Un esempio? Si sono lamentati per un anno delle mancanze della nostra medicina territoriale, usino questi soldi per costruire quella rete che oggi manca”.

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