Torino: ex Moi in mostra fra noir e foto giornalismo

Il 30 luglio del 2019 con lo sgombero dell'ultima palazzina terminava l'occupazione dell'ex Moi a Torino, quella che è stata definita la più grande d'Europa. Per circa sette anni gli edifici che nel 2006 ospitarono gli atleti olimpici, sono state la casa di migliaia di cittadini extracomunitari.

A oltre un anno di distanza dieci giornalisti torinesi hanno voluto porre nuovamente l'attenzione su quell'esperienza, raccontando l'umanità che brulicava dentro le stanze o tra i corridoi di quegli appartamenti di fortuna. Da mercoledì 2 dicembre a sabato 5 dicembre all'interno dello spazio 'Fotografia Km0' allestito dentro la Tettoia dell'Orologio di Porta Palazzo si terrà un evento speciale per mettere a fuoco l'obiettivo sugli sguardi di chi ha vissuto quell'occupazione.

Il pretesto che ha fatto scaturire l'idea dell'evento 'Gli sguardi del Moi' è l'uscita del nuovo libro di Gioele Urso, Calma&Karma (Golem Edizioni). Si tratta di un noir ambientato a Torino dove la protagonista principale è una donna ritrovata senza vita sulla sponde del fiume Po. Una dei tanti invisibili che si aggira tra i rispettabili torinesi.

L'obiettivo de 'Gli sguardi sul MOI' è permettere ai torinesi di guardare a quell'occupazione andando oltre le porte d'ingresso delle palazzine. Oltre al libro vi sarà un'esposizione fotografica di nove foto giornalisti torinesi che hanno messo a disposizione il proprio punto di vista per raccontare attraverso i loro scatti le storie di chi in quelle palazzine ha visto un rifugio e ha cercato una speranza. All'esposizione hanno partecipato con le loro fotografie Michele d'Ottavio, Max Ferrero, Alberto Giachino, Stefano Guidi, Giulio Lapone, Paolo Siccardi, Daniele Solavaggione, Mauro Ujetto. Inoltre vi sarà una selezione di fotografie di Dario Nazzaro, foto giornalista torinese mancato all'inizio del 2020. 

"Utilizzo il noir per raccontare una certa Torino", spiega Gioele Urso, "In questo libro si parla di sfruttamento della prostituzione e giochi di potere. La narrativa per me è un modo per fare luce sulle situazioni che giorno dopo giorno cerchiamo di ignorare". Tra queste c'è anche il MOI che nel libro assume un ruolo importante: "Noi abbiamo guardato alle palazzine occupate dell'ex villaggio olimpico fino alla porta d'ingresso, ma raramente abbiamo voluto varcare quella soglia. Per superare i nostri pregiudizi dobbiamo sforzarci di conoscere le persone oltre i muri di confine", conclude Gioele Urso.

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