SACRO & PROFANO

Un francescano "papabile" per Torino, vicina la scelta del nuovo vescovo

Dopo il recente concistoro l'unico cardinale rimasto senza sede è padre Gambetti, Custode del Convento di Assisi. E secondo rumors vaticani potrebbe essere lui il successore di Nosiglia. Ma restano alte le quotazioni del "progressista" Olivero

Sabato scorso la sala stampa della Santa Sede ha diffuso la notizia che il Santo Padre, accogliendo le dimissioni del cardinale Crescenzio Sepe, ha nominato arcivescovo di Napoli monsignor Domenico Battaglia, 57 anni, calabrese, trasferendolo dalla diocesi di Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata de’ Goti. Tale importante investitura potrebbe avere, secondo le imperscrutabili logiche curiali, riflessi anche a Torino dove,  nel 2021, scadrà il biennio di proroga dell’arcivescovo Cesare Nosiglia.

Voci vaticane, di una certa  attendibilità, riferiscono che il settantanovenne cardinale Beniamino Stella, prefetto della congregazione del clero, verrà sostituito dal sessantaseienne vicario di Roma cardinale Angelo De Donatis. Al suo posto andrebbe il neo cardinale Augusto Paolo Loiudice, 56 anni, romano attualmente arcivescovo di Siena. A questo punto, l’unico neo cardinale “disoccupato” resterebbe il francescano conventuale padre Mauro Gambetti, Custode del Sacro Convento di Assisi e proprio lui potrebbe essere il prescelto per Torino.

Il profilo di monsignor Battaglia risponde molto bene ai criteri in base ai quali Papa Francesco sceglie i suoi vescovi: “prete di strada e degli ultimi”, già presidente della federazione nazionale delle comunità terapeutiche, amico e collaboratore di don Luigi Ciotti e don Virginio Colmegna, famoso per aver scritto e teorizzato che “i poveri hanno sempre ragione”.

L’unico fra i presuli piemontesi che può reggere il confronto è l’onnipresente vescovo di Pinerolo, monsignor Derio Olivero, famoso per le sue posizioni avanzate e fuori degli schemi. Ha suscitato clamore la sua decisione  (unico in Italia) di sospendere, a causa del Covid di cui peraltro è rimasto vittima, per due domeniche le messe festive. A lui si sono aggregati i valdesi (anche se pare spinti dallo stesso Olivero), ma non i vescovi piemontesi rimasti piuttosto perplessi. Anche l’iniziativa di questi ultimi, riuniti nella Conferenza episcopale piemontese, di richiedere alla Regione aiuti per le Rsa che versano in cattive acque, ha visto il vescovo di Pinerolo apparire sulla stampa come promotore. Qualcuno ha fatto notare che l’idea  e l’iniziativa era stata del responsabile regionale della pastorale della sanità il vescovo di Alba, monsignor Marco Brunetti. Per non parlare delle catechesi nella cucina del vescovado di Pinerolo dove monsignor Derio, tra salame e bagna cauda e in abbigliamento casual, rompendo la tradizione paludata, non perde occasione per lanciare segnali controcorrente.

Se il piuttosto attempato clero progressista torinese appare conquistato da queste iniziative, vedendo riaffacciarsi i lontani tempi del cardinale Michele Pellegrino, basteranno esse a convincere Papa Bergoglio? O, come dicono alcuni, alla fine a Torino arriverà il primo arcivescovo francescano, ridando alla diocesi quella dignità cardinalizia che fino a Severino Poletto deteneva quasi per diritto?

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