EMERGENZA SANITARIA

Vaccino, slitta il censimento
ma tra i medici cresce il sì

Ieri scadeva il termine per fornire i dati al commissario Arcuri: molte Asl sono in ritardo. Dirmei al lavoro per il "Vaccine Day" del 27 dicembre. Il Piemonte si prepara già per il farmaco di AstraZeneca che arriverà dopo quello di Pfizer

Ieri era il giorno fissato dal commissario nazionale Domenico Arcuri per ricevere dalle Regioni il “numero esatto dei soggetti che in questa prima fase intendano sottoporsi a vaccinazione Covid 19”. Data che, però almeno per il Piemonte slitta e ancora non si sa di quanto. Non c’è soltanto, come abbiamo scritto ieri, il problema da risolvere del consenso da parte degli ospiti delle Rsa. C’è un ritardo notevole e diffuso nella raccolta delle intenzioni da parte del personale sanitario che, insieme ai dipendenti delle strutture per anziani e disabili e i loro ricoverati, rappresenta la platea della prima fase della campagna vaccinale. 

“Alcune aziende hanno avviato il sondaggio tra i dipendenti già da lunedì scorso, ma altre hanno incominciato solo giovedì pomeriggio”, osserva Francesco Coppolella, segretario regionale di Nursind, una delle sigle sindacali del personale infermieristico. “Lo stesso criterio usato per chiedere ai dipendenti la loro intenzione circa il vaccino cambia da Asl ad Asl – spiega il sindacalista – c’è chi ha utilizzato la mail, chi la rete interna aziendale, senza considerare il lasso di tempo troppo breve per raggiungere tutti i dipendenti e raccoglierne le risposte”.

Dunque, ancora non è dato sapere se i timori di vedere una percentuale bassa di medici e infermieri sottoporsi al vaccino saranno, purtroppo, confermati con una conseguenza negativa sul messaggio rivolto alla popolazione in generale, oppure se invertendo la tendenza costante negli anni per quanto riguarda l’immunizzazione contro l’influenza stagionale, il personale sanitario si sottoporrà in maniera massiccia, magari sfiorando l’auspicato 90 per cento, al vaccino. I primi dati, infatti, presentano un quadro a macchia di leopardo: praticamente plebiscitaria l’adesione all’Amedeo di Savoia, molto alta al Maggiore di Novara (83%) e al Mauriziano di Torino (79%), scende in alcuni ospedali dell’Asl del capoluogo, in particolare alla Città della Salute.

Quella che, nella sua richiesta formulata alle Regioni nella conferenza di sabato scorso e trasmessa alle Asl e alle Aso dal responsabile per l'organizzazione delle vaccinazione in Piemonte Antonio Rinaudo, era una scadenza improrogabile non solo segna un ritardo, ma sembra scendere nella scala di priorità del commissario nazionale per l’emergenza Covid. Adesso per Arcuri bisogna concentrare tutti gli sforzi sul Vaccine Day. Ne sanno qualcosa al Dirmei, il quartier generale dell’emergenza in Piemonte, dove ieri si è fatto tarda sera tra esperti e funzionari proprio per rispondere alle richieste del commissario nazionale circa l’organizzazione per il prossimo 27 dicembre. Per quel giorno, sempre che il 21 l’Ema e il 22 l’Aifa lo autorizzino, arriverà il vaccino della Pfizer. Saranno soltanto 700 dosi per il Piemonte. Il resto, circa 170mila dosi, arriverà ai primi di gennaio e servirà per vaccinare medici, infermieri, operatori sociosanitari, dipendenti e ospiti delle Rsa che oggi nessuno può ancora stimare quanti saranno. Una sorta di prologo, quello tra Natale e Capodanno, che vedrà le prime vaccinazioni eseguite negli ospedali hub – Mauriziano, Città della Salute, San Luigi di Orbassano, i nosocomi di Novara, Cuneo e Alessandria – e probabilmente in una Rsa per ciascuna provincia.

Un avvio a favore di telecamere, secondo la scenografia di Arcuri, mentre la valutazione reale sul sistema logistico gestito dalla casa farmaceutica fino ai 28 centri di stoccaggio nella regione e la stessa adesione del personale sanitario si potranno misurare, insieme ai tempi necessari, si potranno verificare solo da gennaio.

Nel frattempo in Piemonte si ragiona e ci si organizza già guardando anche all’altro vaccino, quello di AstraZeneca. In Italia ne è prevista la distribuzione di dosi per 25 milioni di persone, tra prima dose e richiamo. Nei giorni scorsi i vertici della casa farmaceutica hanno incontrato la commissione salute della Conferenza delle Regioni, presieduta dall’assessore piemontese Luigi Icardi. “Questo vaccino non richiedendo una catena del freddo legata a temperature estremamente basse come quella di cui ha necessità il prodotto di Pfaizer e per le quali ci siamo dotato dei frigoriferi necessari – spiega Icardi - semplificherà molto la logistica e consentirà una distribuzione più capillare sul territorio”. 

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