BANCHI DI NEBBIA

La scuola piange ancora, riaperture a singhiozzo

Governo diviso e Regioni prudenti, così a tre giorni dalla ripresa dopo le festività, il ritorno in classe resta una chimera. Il governatore Cirio: "Si prendano decisioni chiare e definitive". Piemonte pronto al 50% in presenza nei licei, assicura l'assessore Chiorino

“Si riaprano, si tengano ancora chiuse, ma per favore evitiamo la scuola a singhiozzo”. Alberto Cirio, la domenica sera in cui il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ribadisce la sua decisione di far ritornare bambini e ragazzi in classe, sia pure con le superiori al 50%, ripete come un mantra la sua perorazione pronto a ripeterla in teleconferenza con il Governo di lì a poco. E proprio quella riunione a distanza dell’esecutivo con le Regioni testimonia quel che è ormai chiaro a tutti: sulla scuola è il caos. Il premier, assediato su altre vicende e con una crisi di governo che incombe, tiene il punto con la ministra Cinquestelle Lucia Azzolina ripetendo che il 7 le scuole riapriranno. Lo dice con sindacati, associazioni dei prèsidi e pure buona parte del mondo medico perplessi se non apertamente contrari. Lo dice, Conte, senza che nei giorni in cui le scuole sono rimaste chiuse si siano risolti i problemi alla base delle resistenze al ritorno in classe. Come già successo tra la prima e la seconda ondata, anche in questa occasione il nodo dei trasporti rimane tale e quale. È pur vero che “con una presenza in aula del 50% per quanto riguarda le superiori – come spiega l’assessore regionale all’Istruzione Elena Chiorino – il Piemonte è in grado di garantire la mobilità in sicurezza”. Ma è ancora lei ad ammettere che pur essendo pronti, “aspettiamo le indicazioni del Governo” che potrebbero, già fin da oggi, cambiare le regole fissate nell’ultima circolare.

La tesi del presidente del Consiglio è che tanto lavoro è stato fatto in queste settimane, tavoli con i prefetti, riunioni con le Regioni, concertazione con i sindacati. Quindi sarebbe assurdo rinviare l'apertura, come da più parti viene chiesto, all'11 o al 18 gennaio. Tesi condivisa e caldeggiata dalla Azzolina, ma respinta da tutti i governatori delle Lega ieri in teleconferenza con Matteo Salvini: “Abbiamo fatto tutto ciò che era necessario in tema di sicurezza per i trasporti in accordo con i prefetti, ma restano molte criticità sul contenimento della pandemia", la conclusione contenuta in una lettera che non porta anche la firma di Cirio, perché leghista non è, ma vista la sua posizione rigida già mostrata in passato potrebbe ben figurare tra quelle dei colleghi. “Io sono sempre stata a e sono per un ritorno in classe degli studenti – ribadisce l’assessore Chiorino – purché questo avvenga con tutte le garanzie. E anche per questo abbiamo avviato in Piemonte quel piano scuola sicura, con tamponi ogni due settimane per studenti della seconda e terza media e personale scolastico”. Oggi l’avvio delle prenotazioni dei test negli hot spot, “ma già in questi giorni ho ricevuto messaggi che indicano una risposta interessata e importante a questa iniziativa”, spiega l’assessore. “La didattica a distanza pone una serie di problemi, questo è evidente: dalla mancanza di contatto diretto con gli insegnanti e la socializzazione tra ragazzi, passando per le conseguenze per le famiglie fino ad arrivare all’aspetto tecnico, ma non marginale, delle difficoltà dei collegamenti internet per molte zone della nostra regione”, osserva Chiorino. 

“Sull’altro fronte il ritorno in tempi brevi al 75% delle lezioni in presenza si scontra con l’irrisolta questione dei trasporti. Se i mezzi necessari non ci sono e lo scaglionamento degli orari di ingresso e uscita viene rifiutato dal mondo della scuola, una soluzione non è certo facile da trovare”. Spetterà ai prefetti farlo, o meglio provarci. In una regione con molte differenze territoriali e socioeconomiche come il Piemonte le difficoltà sono dietro l’angolo. Da alcune province si fa presente come occorra porre attenzione alle stesse valutazioni della popolazione scolastica da fa viaggiare sui bus, quegli stessi bus che in molti casi trasportano anche pendolari e quindi impongono conteggi non esclusivamente basati sul numero degli studenti.

Un problema questo che dovrà essere risolto nel giro di un paio di settimane al massimo, visto che lei piani del Governo è questo il periodo fissato per salire dal 50 al 75% degli studenti delle superiori in aula. Ma adesso la questione è ancora un’altra: riaprire le scuole il giorno dopo l’Epifania oppure rinviare come ritiene opportuno la gran parte del mondo medico e sollecitano le stesse organizzazioni di rappresentanza dei dirigenti scolastici e dei sindacati, cui si aggiungono molti presidenti di Regione?

“Qualunque decisione venga presa, l’importante è evitare una scuola a singhiozzo se si riapre poi si vada avanti, oppure si aspetti ma quando si parte lo si faccia senza doversi fermare dopo pochi giorni”. Cirio lo ha ripetuto ancora nel corso della riunione dei governatori, pressoché tutti sulla stessa linea, con il ministro della Salute Roberto Speranza e quello degli Affari Regionali Francesco Boccia protrattasi ben oltre la mezzanotte. La decisione sulla riapertura o meno delle scuole giovedì prossimo, peraltro condizionata dalla probabile revisione dei parametri sui contagi per definire la classificazione in zona rossa con un abbassamento dell’Rt da 1,50 a 1,25 e da 1,25 a 1 per l’arancione, sembra essere rinviata a questa sera. Quando mancheranno meno di tre giorni al suono della campanella. Che potrebbe rimanere silenziosa.

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