LOTTA AL COVID

Vaccinazioni, il Piemonte prepara la mappa dei centri

A febbraio l'inizio della somministrazione agli ultraottantenni. Icardi: "Dobbiamo avere una rete forte e capillare". I privati: "Pronti a mettere a disposizione le nostre strutture". Arcuri smorza l'appello di Cirio per vaccinare subito il personale scolastico

Un mese o poco più per allargare di molto il fronte delle vaccinazioni, rispetto all’ambito per ora ristretto ai sanitari e alle Rsa. Tempi stretti per preparare la mappa dei centri vaccinali in modo da essere pronti per il periodo, che il commissario nazionale Domenico Arcuri ha individuato in febbraio, quando si incominceranno a vaccinare gli ultraottantenni, poi gli operatori dei servizi pubblici essenziali, il personale scolastico, le forze dell’ordine, i soggetti fragili e i detenuti.

Una mappa a cui la Regione, con il Dirmei, il responsabile della campagna vaccinale Antonio Rinaudo e le Asl, ha già incominciato a lavorare con un criterio guida che l’assessore alla Sanità Luigi Icardi sintetizza così: “Dobbiamo vere più punti di vaccinazione possibile e capillarmente distribuiti sul territorio”. Così, mentre sembrano finiti nel dimenticatoio i gazebo delle primule progettati dall’architetto Stefano Boeri e annunciati con enfasi dallo stesso Arcuri e sembra ormai certa la decisione del ministro Roberto Speranza di dare il via libera all’affidamento di una parte della campagna vaccinale ai medici di famiglia e ai farmacisti, il Piemonte mette le mani avanti e allarga la lista alle strutture sanitarie private. “Avremo bisogno di tutti, soprattutto nella fase cold, ovvero quella in cui a quello attualmente in uso della Pfizer si aggiungeranno altri vaccini con meno difficoltà di conservazione e preparazione”, spiega Icardi riferendosi al prodotto di AstraZeneca, ma lanciando pure un chiaro appello – come già accaduto fin dalle prime fasi della pandemia – alla sanità privata accreditata.

“Noi siamo pronti”, la risposta che arriva dall’Aiop, l’associazione che rappresenta gran parte delle cliniche il cui presidente regionale Giancarlo Perla, conferma la “piena disponibilità delle nostre strutture per ospitare centri di vaccinazione, rafforzando il sistema in Piemonte”. Dunque, come già è accaduto quando servivano posti letto per i pazienti Covid, postazioni di terapia intensiva e strutture da convertire totalmente in Covid hospital (peraltro ancora in funzione anche in questa seconda ondata) la sinergia tra pubblico e privato torna anche in occasione di una campagna vaccinale che non ha precedenti. "L’importante è che poi i vaccini arrivino con regolarità e nelle quantità necessarie”, osserva tra la scaramanzia e la legittima preoccupazione il presidente di Aiop. Ieri in Piemonte sono arrivate le oltre 25.740 dosi del prodotto che Pfizer aveva mancato di consegnare nella seconda fornitura, lasciando scoperto più di un ospedale, incominciando dalla Città della Salute che aveva dovuto chiederne in prestito al Mauriziano.

Sempre ieri sono state 4.640 i vaccini effettuati portando il totale a 30.602 dall’inizio della campagna e la percentuale del consumo sul totale delle dosi fornite al 49,4%. Se la somministrazione registra una delle percentuali più alte a livello nazionale, dove si va ancora a rilento e in molti casi le vaccinazioni sono per nulla incominciate, è proprio tra il personale delle strutture ospedaliere private. Una delle poche cliniche dove il personale sanitario ha incominciato il procedimento di immunizzazione è la Città di Alessandria del Policlinico di Monza. “Oggi (ieri per chi legge, ndr) dall’Asl sono state consegnati sette flaconi, ovvero 42 dosi”, spiega Perla.  Con numeri così bassi è difficile immaginare che la copertura dell’intero comparto sanitario piemontese possa ricevere la prima dose nel giro di poche settimane.

“Oltre che i medici di medicina generale, sul territorio, dobbiamo vaccinare anche i liberi professionisti, gli odontoiatri, i farmacisti”, ricorda l’assessore nel giorno in cui Alberto Cirio rivolge un appello al Governo per “anticipare la vaccinazione anti Covid del personale scolastico già in questa fase. Desideriamo intervenire subito – ha spiegato il presidente della Regione – anche sul personale delle scuole, una delle categorie più colpite dalla seconda ondata del contagio”. Una richiesta, quella del governatore, peraltro avanzata anche da diversi esperti, che almeno da quanto annunciato alcune ore dopo da Arcuri per ora non sembra trovare la risposta attesa. Il commissario non ha escluso che il Parlamento possa modificare in tal senso il piano approvato a dicembre, ma in assenza di un provvedimento legislativo il personale scolastico docente e non docente incomincerà a ricevere il vaccino dopo gli ultraottantenni, quindi non prima di febbraio, se tutto fila liscio. Per quella data il Piemonte dovrà già avere pronto il suo piano con la mappa dei centri di vaccinazione. E, soprattutto, dovrà essere approvato rapidamente dalla struttura di Arcuri. Visti i precedenti, come quello del piano per le rianimazioni, preoccupazione e scongiuri non sono di troppo.

print_icon