VERSO IL VOTO

Un sindaco competente e caposquadra

Non serve un leader, che peraltro non c'è. Conoscenza della macchina amministrativa e della realtà sociale ed economica della città, capacità di costruire una compagine che valorizzi vecchi e nuovi saperi: questo l'identikit del candidato - di Claudio CHIARLE

Nella ricerca del candidato sindaco sembra che, giustamente, si cerchi di uscire dalla logica del sindaco-leader, come potrebbero apparire alcune candidature, soprattutto nel centrosinistra, per tornare a guardare verso le competenze.

È un buon segno: Torino non ha bisogno di leader, anche perché né il centrodestra né il centrosinistra ne hanno. Quelli che sembra vengano presentati come tali sono più candidati di schieramento correntizio, nel Pd, e quindi anche divisivi e occorrenti di accordi politici per affermarsi e comunque sarebbero slegati dai problemi reali della città.

Non sono leader Damilano e Porchietto nel centrodestra, non sono leader Lo Russo, Pentenero, La Volta, Jahrier nel centrosinistra. Sono molto di più. Sono tutte persone che hanno una storia di lavoro e di impegno politico di lungo corso sul territorio e questo, per il futuro di Torino, è ancora più importante dell’essere un leader. A destra come a sinistra serve una squadra competente e in questo la sfida più difficile è per Damilano se cederà ai diktat di Salvini. Temo di sì, essendo il “Capitano” sempre impegnato in una perpetua campagna elettorale populista e priva di contenuti. Damilano dovrà poi gestire bene il suo rapporto tra gli interessi imprenditoriali in città e l’eventuale carica da sindaco.

Allora la sfida a sindaco nei due schieramenti è una sfida sulle competenze e nel centrodestra non avrei dubbi su chi in questi anni ha lavorato e ha una conoscenza approfondita di Torino. D’altronde, la fallita e finita (finalmente) l’esperienza grillina e la divaricazione sempre più accentuata nel tempo tra la sindaca e la sua maggioranza, dimostra la necessità, per amministrare Torino nei prossimi dieci anni, di avere un Sindaco “politico” e molto coeso con la sua maggioranza. Quindi, con i Cinquestelle in avaria, e un Pd che ha fatto in questi cinque anni un’opposizione precisa e puntuale che ha caratterizzato lo stesso partito credo che “buttare al vento” un’identità politica creata sulle necessità della città opponendosi all’infantilismo movimentista dei Cinquestelle, sia scegliere di partecipare per perdere le elezioni. Gli elettori grillini si sono già divisi tra coloro che tornano a destra, coloro che tornano a sinistra e gli irriducibili che nessuno recupererà neanche scimmiottando politiche grilline.

Se il centrosinistra lascia da parte le correnti e la parte di società civile che rappresenta solo se stessa facendo e valorizzando la parte sana e competente, se valorizza le competenze e la conoscenza della macchina amministrativa allora il candidato sindaco è senza dubbio chi in questi cinque anni ha rappresentato il maggiore partito di opposizione in Consiglio Comunale esprimendo una politica chiara e apprezzata dai torinesi. Non un leader ma una persona che costruisca una squadra, basata sulle competenze, che per due mandati dovranno lavorare sette giorno su sette, h/24, per rilanciare Torino.

Un non leader frutto di mediazioni correntizie smarrirebbe la strada e la voglia nel breve tempo. Serve una squadra e allora se il programma futuro può riassumersi in tre parole – Europa, Lavoro, Periferie – servono le competenze adatte in questa squadra come chi ha lavorato in questi anni con compiti istituzionali sul lavoro. Immagino una riedizione “ringiovanita” del Chiamparino-DeAlessandri magari con una donna portatrice di esperienza sui temi del lavoro. Penso che tra i candidati del centrosinistra ci siano competenze sull’Europa, sulle periferie, sull’ambiente. Per fare una squadra vincente occorre che ognuno sappia anche riconoscere i suoi limiti più che mettere sul tavolo il suo pacchetto di voti, o meglio metta il pacchetto di voti al servizio della coalizione, delle competenze anziché, solo, della sua persona.

Il Pd ridiventi un Partito e non la somma di correnti solo così potrà fare una squadra vincente basata sulle competenze politiche, amministrative e di conoscenza dei problemi del territorio.

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