LOTTA AL COVID

Vaccini, nuovo piano della Regione

Nota alle Asl con le scadenze: i richiami vanno terminati entro il 21 febbraio. Per far fronte alla riduzione delle dosi "programmiamo in base a necessità e potenzialità, le consegne dovranno essere conseguenti". A coordinare le operazioni il manager Presti

Undici giorni per completare le prime vaccinazioni e poco più di un mese per terminare i richiami. Nella comunicazione che le Asl piemontesi hanno ricevuto ieri dall’Unità di Crisi ci sono due date da rispettare: il 27 gennaio e il 21 febbraio. Le deadline non sono state scelte a caso, ma sono frutto della valutazione dell’andamento della prima fase, riservata al personale sanitario recentemente allargato ai medici di medicina generale, ai farmacisti, ai dentisti, al personale delle strutture private e altre figure ancora, oltre che agli ospiti delle Rsa, che vede una curva in continua ascesa a conferma di un sistema senza intoppi e con qualche rallentamento superabile.

L’indicazione data dal Dirmei tiene anche conto degli approvvigionamenti da parte della struttura commissariale nazionale in capo a Domenico Arcuri e delle scorte che lo stesso commissario ha stabilito nel 30 per cento di ogni fornitura, proprio per garantire le iniezioni per il richiamo in caso le consegne dovessero subire dei contrattempi.Disguidi non certo remoti, visto l’allarme lanciato ieri proprio da Arcuri annunciando che la Pfizer, la casa farmaceutica che produce l’unico vaccino ora in uso, ha comunicato che da lunedì consegnerà al nostro Paese circa il 29 per cento di fiale di vaccino in meno. Quale sarà la percentuale di riduzione delle dosi destinate al Piemonte? Saranno sufficienti le scorte accantonate, tenuto conto che all’inizio era stato stabilito di mettere da parte il 50% delle forniture per poi passare al 20 dopo che altre regioni inoculavano un maggior numero di vaccini proprio perché facevano meno scorte? Le stesse date indicate dal Dirmei alle Asl potrebbero rischiare di non essere rispettate e non per colpa del sistema sanitario regionale, bensì per mancanza di dosi. Questo potrebbe valere soprattutto per i richiami che, anche con l’arrivo del vaccino di Moderna, non possono essere fatti con un prodotto diverso da quello usato per la prima iniezione.

Uno scenario preoccupante, quello di cui si è avuta notizia ieri, nel quale si inserisce forse provvidenzialmente o con una certa lungimiranza il piano che il Piemonte ha deciso di adottare, anche in vista delle fasi successive e dell’arrivo delle altre tipologie di vaccino, come quello di AstraZeneca e di Johnson & Johnson. Un piano che di fatto ribalta il concetto di programmazione dipendente delle forniture. Se ne sta occupando, insieme agli altri esperti e commissari del Dirmei, Pietro Presti il consulente del presidente Alberto Cirio che da venerdì scorso ha assunto in coordinamento della fase attuativa della campagna vaccinale in atto. 

Un incarico quello affidato a Presti, che ha curato anche il Piano Scuola con il progetto di screening per il personale docente e per gli alunni delle seconde e terze medie che dovrebbe prendere concreto avvio la prossima settimana, con il preciso compito di attuare tutte le misure e svolgere un ruolo di facilitatore sulle aziende sanitaria per accelerare sulle vaccinazioni, come peraltro avvenuto negli ultimi giorni. Anziché aspettare le dosi e su queste programmare il numero di vaccini e i tempi, si pianifica il lavoro negli ospedali e delle Rsa e sulla base di questa tabella di marcia, proponendola alla struttura commissariale nazionale, chiedere le forniture indicando quantità e tempi. Sempre che l’annuncio di Pfizer non preluda a una carenza ancora più grave e pesante tale da mettere in discussione ogni piano. 

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