POLITICA & GIUSTIZIA

Piazza San Carlo, Appendino condannata a 1 anno e 6 mesi

Piccolo sconto di due mesi rispetto alle richieste del pm. Stessa pena anche per l'ex questore Sanna, il manager Montagnese e l'allora capo di gabinetto Giordana. Per la sindaca seconda sentenza sfavorevole dopo i sei mesi inflitti sul caso Ream. Annunciato ricorso in appello

La sindaca di Torino, Chiara Appendino, è stata condannata a un anno e sei mesi, con sospensione condizionale della pena, nel processo con rito abbreviato per i fatti di piazza San Carlo. Condannati a 18 mesi anche tutti gli altri imputati: l’ex capo di gabinetto Paolo Giordana, l’ex presidente di Turismo Torino Maurizio Montagnese, l’ex questore Angelo Sanna e l’architetto Enrico Bertoletti che si occupò della logistica della manifestazione. Le accuse sono di disastro, omicidio e lesioni colpose. Per la prima cittadina, difesa dall'avvocato Luigi Chiappero, si tratta della seconda condanna dopo quella subita sul caso Ream.

La sentenza pronunciata oggi dal Gup Maria Francesca Abenavoli ha acconto in pieno la tesi accusatoria del pm Vincenzo Pacileo che ha ritenuto e la prima cittadina fra i colpevoli di quanto accadde il 3 giugno 2017 durante quella che doveva essere una bella serata di sport e di festa: le ondate di panico tra la folla che stava seguendo su maxischermo la finale di Champions League Juventus-Real Madrid, la gente travolta e calpestata, i 1.600 feriti, e due morti, Erika Pioletti deceduta dopo dodici giorni di agonia in ospedale, e Marisa Amato, 65 anni, rimasta tetraplegica e scomparsa il 25 gennaio 2019. Parapiglia scatenato da un gruppo di ragazzi, convenuti in piazza per commettere rapine, alcuni di questi condannati in appello a oltre 10 anni lo scorso luglio. Troppe carenze nell’organizzazione, troppe lacune in materia di sicurezza, hanno sentenziato i giudici. 

“È una decisione che accetto e rispetto, anche per il ruolo che rivesto” afferma Appendino in un messaggio pubblicato sui social. “La tesi dell’accusa, oggi validata in primo grado dalla giudice, è che avrei dovuto prevedere quanto poi accaduto e, di conseguenza, annullare la proiezione della partita in piazza – prosegue Appendino –. È una tesi dalla quale mi sono difesa in primo grado e che, dopo aver letto le motivazioni della sentenza con i miei legali, cercherò di ribaltare in Appello perché è evidente che, se avessi avuto gli elementi necessari per prevedere ciò che sarebbe successo, l’avrei fatto. Ma così non fu e, purtroppo, il resto è cronaca”. La sindaca ammette che “questa tragica vicenda mi ha segnato profondamente. Quei giorni e i mesi che sono seguiti, sono stati i più difficili sia del mio mandato da sindaca sia della mia sfera privata, personale. E il dolore per quanto accaduto quella notte è ancora vivo e lo porterò sempre con me”. Poi prosegue: “Con la stessa sincerità vorrei aggiungere ancora una cosa: a questi sentimenti, oggi, si somma anche una sensazione di amarezza. Perché se è vero che la carica istituzionale che ricopro comporta indubbiamente delle responsabilità, alle quali non ho alcuna intenzione di sottrarmi, è altrettanto vero che oggi devo rispondere, in quanto sindaca, di fatti scatenati da un gesto - folle - di una banda di rapinatori. Proprio sul difficile ruolo dei sindaci, sui rischi e sulle responsabilità a cui sono esposti, forse andrebbe aperta una sana discussione”.

“Una condanna per omicidio colposo è sempre una sconfitta per la società. Finora come procura abbiamo avuto ragione. Ma non c’è motivo di essere contenti” è il commento del pm Pacileo. Per il pm si è trattato di una organizzazione “abborracciata”. “È stata – afferma – una vicenda spiacevole per tutti, non ci sono canti di vittoria da alzare. Anche se la procura può dire che non ha sbagliato del tutto, poteva capitare di peggio, speriamo sia una lezione che serva per il futuro”.

Questa mattina durante l’udienza alcuni avvocati avevano sollevato questione di nullità del 415 bis a seguito del mancato deposito di atti da parte della procura dei quali la difesa sarebbe venuta a conoscenza solo il 9 dicembre scorso. Alla richiesta dei legali di Bertoletti si è associata quello dell’ex questore Sanna mentre quelle degli altri imputati si erano rimesse alla decisione del giudice. Gli atti a cui si fa riferimento sono alcune chat e mail (tratte da copie forensi tratte da pc tablet e telefoni degli indagati) relative ad un procedimento penale connesso, quello concernente ai fatti di Parco Dora. Il giudice nel respingere dopo una breve pausa del dibattimento ha affermato che quegli atti non avevano rilevanza.

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