ECONOMIA DOMESTICA

In dieci anni perse 18mila imprese, "paralizzata" l'economia di Torino

La pandemia ha dato il colpo di grazia al tessuto produttivo della città, colpendo soprattutto aziende di dimensioni ridotte, sotto i dieci addetti. Il 2020 presenta un quadro di sostanziale stallo, con un calo di aperture e chiusure. Analisi della Camera di Commercio

Il tessuto imprenditoriale torinese assiste a una lenta erosione, a prescindere dall’attuale crisi sanitaria: dal 2011 a oggi si sono perse circa 18.000 imprese, il 7,5% del totale. Sono soprattutto micro imprese con meno di 10 addetti. Lo rileva la Camera di Commercio di Torino che ha presentato i dati della nati-mortalità imprenditoriale torinese nel 2020, un’analisi che prende in esame le iscrizioni e le cessazioni di attività registrate nel corso dell’anno.

“Il 2020 si configura come un anno di sostanziale paralisi della dinamicità imprenditoriale – spiega Dario Gallina, presidente dell’ente camerale – con un forte calo sia delle aperture sia delle chiusure di impresa, queste ultime mitigate dalle misure di sostegno introdotte nel corso dell’anno a livello nazionale e regionale. Anche se nel 2020 il tasso di crescita è risultato positivo (+0,16%), dovremo attendere i dati 2021 per poter quantificare con maggiore precisione gli effetti reali della crisi sanitaria sul complesso del tessuto imprenditoriale”.

Con 219.700 imprese registrate a fine 2020 e un aumento di 187 unità il tessuto imprenditoriale torinese rimane stabile rispetto al 2019: il tasso di crescita si attesta a +0,16%, simile rispetto al 2019, in linea con il trend a livello nazionale (+0,32%), ma in controtendenza rispetto al dato regionale (-0,23%). Sia le iscrizioni sia le cessazioni sono ai minimi storici da inizio millennio, rispettivamente 11.919 e 11.558. Nel 2007 raggiunsero il picco con 19.524 aperture e 16.467 chiusure. Da un lato l’incertezza economica ha frenato l’avvio di nuove attività, dall’altro le azioni di sostegno, fra cui le misure fiscali, i contributi a fondo perduto e i ristori, hanno rallentato o forse solo ritardato le chiusure. Prendendo in considerazione le imprese attive, il tasso di sopravvivenza medio a tre anni (imprese iscritte nel 2017) risulta del 70,7%, in aumento rispetto al passato, a seguito del contesto economico particolare. Tra le imprese subalpine nate nel 2011, a tre anni dall’iscrizione, ne sopravviveva poco più del 61%.

L’impatto della pandemia e soprattutto delle restrizioni legate a essa si è manifestato nella richiesta di variazione del codice Ateco. Nel 2020 l’anagrafe camerale torinese ha gestito 1.390 richieste di variazione del codice Ateco sia di attività prevalente, sia secondaria, a fronte delle circa 210 e 135 pratiche rispettivamente del 2019 e 2018.

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