E ora una nuova classe dirigente

Diciamoci la verità. Con la nomina di una delle più grandi personalità alla guida del nostro Paese, l’Italia ritorna ad avere un peso politico decisivo nello scenario europeo ed internazionale. E la proposta del nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha contribuito a sciogliere un nodo politico che rischiava di intricarsi sempre di più a scapito degli interessi reali del nostro Paese. Certo, adesso lo scenario politico italiano è destinato a cambiare. E anche profondamente. Perché quando la politica fallisce – nello specifico la ex maggioranza di governo giallo/rossa – inesorabilmente ci si appella alle grandi personalità, tecniche o non tecniche ha poca importanza, per affrontare e possibilmente risolvere i problemi che si affacciano drammaticamente all’attenzione di tutti. Del resto, le fasi storiche non si ripetono mai ma la musica è sempre la stessa. E cioè, di fronte alle difficoltà, e quindi al fallimento, della classe dirigente politica del momento, la guida del paese tocca necessariamente ad altri. Nello specifico, ad un personale con un’altra preparazione, un altro profilo, un’altra statura e, soprattutto, con un’altra credibilità nazionale e sovranazionale. Ciampi, Monti e oggi in particolare con Mario Draghi non ne sono che la conferma. In assenza, come ovvio, di una classe dirigente politica qualificata, preparata e fortemente rappresentativa come capitava nella lunga e complessa prima repubblica.

Ora, mentre tutti gli italiani si augurano che il tentativo di Mario Draghi vada a buon fine, non possiamo non rilevare due elementi laterali che sicuramente caratterizzeranno la vita politica italiana nei prossimi mesi.

Innanzitutto la geografia politica italiana cambierà dopo questa fase convulsa che ha contraddistinto la stagione pre Draghi. Le stesse coalizioni di centrodestra e centrosinistra, molto probabilmente, non saranno più quelle che abbiamo tradizionalmente conosciuto. È inutile, al riguardo, parlare del populismo dei 5stelle perché è una esperienza destinata ad esaurirsi all’interno di mille contraddizioni e della sostanziale e radicale smentita di tutto ciò che hanno promesso e sbandierato per molti anni, almeno dal “vaffaday” in poi. Le stesse categorie della destra e della sinistra subiranno delle mutazioni e dei cambiamenti progressivi. E, sullo sfondo, si staglia il decollo, ormai scontato, di una forza “politica di centro” capace, soprattutto, di dispiegare una reale “politica di centro”, e anche e soprattutto una cultura di governo che purtroppo si è andata smarrendo progressivamente nel nostro paese dopo la fine della seconda repubblica. Una forza di centro, del resto, fortemente auspicata e richiesta da moltissimi commentatori e opinionisti, anche da parte di coloro che per molti anni si sono scagliati violentemente contro l’esperienza cinquantennale della Democrazia Cristiana. Come ovvio, nessuno pensa a replicare l’esperienza della Dc. Ma, semmai, la capacità di governare un paese complesso e difficile come l’Italia continua ad essere ricordato con un forte e trasversale rimpianto.

In secondo luogo la “chiamata” di Draghi segna anche e soprattutto il fallimento di una classe dirigente politica. Certo, nessuno come ovvio lo ammette e molti pensano, qualunquisticamente e ipocritamente, che tutto è sempre uguale a prima. Ma anche un bambino si rende conto che un nuovo governo che non ha alcuna connotazione politica precisa e definita, come ci ha autorevolmente detto il Presidente della Repubblica, segna una netta cesura e una visibile discontinuità politica rispetto a ciò che c’era in precedenza. A cominciare, appunto, dal superamento di “quella” classe dirigente.

Ecco perché, all’interno di un contesto che registrerà profondi cambiamenti politici ed organizzativi, il capitolo di una nuova e rinnovata classe dirigente politica si staglia all’orizzonte. Piaccia o non piaccia, sarà la conseguenza di questa fase storica e politica. E il Governo guidato da una riconosciuta e straordinaria personalità non farà che accelerare questo necessario ed indispensabile processo politico

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