Sovranisti e populisti alla prova di Draghi

La situazione politica di questi giorni, con i maggiori partiti impegnati ad abbozzare strategie e riposizionamenti dopo l’arrivo del ciclone Draghi sulla scena, ci sta facendo assistere ad una serie di scene e spettacoli di basso livello, che scaturiscono dall’inconsistente livello politico generale.

Tra improbabili inversioni a U rispetto alla politica espressa fino al giorno prima, autoesclusioni basate su un non meglio precisato concetto di patriottismo e consultazioni online dapprima annunciate e poi rinviate, infine in via di celebrazione, i partiti e i movimenti populisti e sovranisti italiani stanno dimostrando tutti i loro limiti, derivanti dal vuoto politico e culturale che rappresentano.

Nelle ultime 48 ore abbiamo potuto ascoltare, nostro malgrado, vere e proprie chicche che hanno evidenziato, ancora di più, quanto poco costrutto presentassero i tanti slogan a cui i populisti ci hanno abituato in questi anni. L’On. Meloni, ad esempio, è riuscita a parlare arditamente di “Flat Tax Progressiva”, un vero e proprio ossimoro economico, essendo la stessa una tassa non progressiva per definizione. Un ossimoro simile alla dichiarazione di patriottismo alla base della scelta di sedersi all’opposizione di un governo di unità nazionale. C’è da domandarsi, comunque, se i sovranisti conoscano davvero quale sia il concetto di flat tax che per anni hanno sbandierato visto che oggi, dai banchi della Lega, si leva il concetto di “flat tax con più aliquote”.

L’inconfutabile evidenza che abbiano parlato, e parlino tuttora, solamente “per slogan”. Slogan urlati negli anni e in questi giorni totalmente disconosciuti, come gli strali contro il regolamento di Dublino in termini di politiche immigratorie, oggi apprezzato da Salvini, o l’attesa delle risorse del Recovery Fund, fino a qualche giorno fa osteggiato dal segretario leghista stesso.

Se dai sovranisti si evidenzia il vuoto degli slogan precedenti ed attuali, da parte dei populisti dell’antipolitica non si sta meglio, con la fronda interna degli osteggiatori al Governo Draghi che riesce a dichiarare lo slogan “mai al governo con la Lega”, evidentemente scordandosi del primo Governo Conte. Il massimo del minimo livello politico a 5 stelle, però, lo si tocca nuovamente con l’annuncio del sondaggio, poi rinviato di qualche giorno, sulla piattaforma Rousseau. Per l’ennesima volta, calpestando i valori fondanti di una Repubblica Parlamentare basata sulla rappresentatività, i grillini preferiscono abdicare al ruolo assegnatogli dall’essere in Parlamento e lasciare il pallino del gioco in mano alle Puffetta72 o MaxAligator22 del web. Nel peggior momento storico del nostro paese dal secondo dopoguerra, risulta sempre più chiaro come si sia in mano ad una delle peggiori classi politiche della nostra storia. Movimenti, partiti, personaggi politici che per anni hanno bivaccato nelle Istituzioni a suon di slogan privi di basi sensate e che oggi, trovandosi spiazzati di fronte all’imprevedibilità del momento, compiono improbabili performance nel tentativo di mascherare il bassissimo livello ormai evidente.

*Claudio Desirò, Buona Destra

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