LOTTA AL COVID

Vaccinazioni, occorre accelerare

Dopo un mese e mezzo in Piemonte la popolazione immunizzata è attorno al 3%. Problemi di approvvigionamento ma anche troppa lentezza. Altro che 24 ore su 24, nel fine settimana crollano le inoculazioni. Seconda fase per gli over 80

Altro che vaccinare ventiquattr’ore al giorno, come sollecita il professor Giovanni Di Perri di fronte allo scenario a dir poco preoccupante della rapida diffusione della variante inglese del Covid. Se andremo avanti con questo ritmo non basterà il 2021 per immunizzare tutta la popolazione piemontese e forse neppure il 2022. Secondo l’ultimo bollettino diffuso dalla Regione, le dosi complessivamente inoculate finora sono 292.413 delle quali 132.420 come seconda dose. Quest’ultimo dato fotografa dunque il numero di cittadini del Piemonte che a oggi sono stati immunizzati, a quasi due mesi dall’inizio della campagna. Si tratta di poco più del 3 per cento della popolazione, tenendo conto che gli under 16 per il momento non sono inseriti nel programma. Una goccia nel mare. “Di questo passo c’è seriamente da dubitare di finire la campagna vaccinale entro l’anno” era stata la facile profezia dell’assessore alla Sanità Luigi Icardi. Calcolatrice alla mano, forse non ne basterebbero neanche due di anni. Nella giornata di ieri sono state vaccinate 3.580 persone, lunedì erano state 3.900, domenica appena 1.437. Serve un cambio di marcia.

Da piazza Castello la versione ufficiale è che in assenza di certezze sull’approvvigionamento il rischio di ritrovarsi da un giorno all’altro senza scorte in magazzino è alto. E nessuno intende correrlo proprio adesso che ci si appresta a partire con gli over 80 per i quali il vaccine day è stato fissato domenica 21 febbraio e le preadesioni in pochi giorni già sono arrivate a sfiorare le 100mila unità (su una platea complessiva di 360mila). Eppure in questo momento, stando ai dati aggiornati del bollettino regionale, il Piemonte ha somministrato l’86,3% delle dosi in suo possesso: 46.237 sono ancora nei magazzini e a queste ieri si sono aggiunte altre 53.820 dosi di Pfizer che saranno preziose per completare il richiamo della Fase 1 – quella che coinvolge gli operatori sanitari e gli ospiti e operatori delle Rsa – ma soprattutto per partire con gli ultraottantenni dalla prossima settimana, quando sono attesi altri 51.480 vaccini Pfizer, 39.900 di Moderna e 51.500 di AstraZeneca. Mai tanta abbondanza.

Insomma, pare che sull’approvvigionamento qualcosa si stia sbloccando e finalmente si stiano creando le condizioni per iniziare a vaccinare su larga scala. “Il sistema ha dimostrato di reggere fino a 10mila somministrazioni al giorno” assicurano dal piano nobile del palazzo regionale, ma la vera sfida sarà quella di arrivare a vaccinare 20mila o 30mila persone al giorno. Cioè dieci volte la media degli ultimi quattro giorni.

“Siamo sempre sotto la spada di Damocle delle forniture, ma con le dosi accantonate e con quelle arrivate ieri siamo abbastanza tranquilli. Però adesso bisogna darci dentro, bisogna vaccinare, vaccinare”, ripete Antonio Rinaudo, il commissario dell’Unità di Crisi responsabile della campagna, che non trascura affatto il problema del personale, soprattutto guardando alle fasi successive, quando la platea si allargherà di molto. I duemila tra medici e infermieri annunciati dal commissario Domenico Arcuri per il Piemonte si sono ridotti a una previsione di 181 operatori per il mese di febbraio. Di questi, come spiega l’ex pm, “alcuni hanno già rinunciato a venire”.

Secondo una prassi già vista con i tamponi, nel week end il numero di vaccinazioni subisce un crollo. Forse la domenica è giorno di festa anche per il Covid? “Forse molti alla domenica pensano a tutto fuorché a farsi vaccinare. Direi che la spiegazione può essere sociologica”, osserva con una certa amarezza Rinaudo. “Adesso abbiamo fissato al venerdì, sabato e domenica le vaccinazioni per forze dell’ordine e personale scolastico”, spiega l’ex magistrato.

Una delle altre categorie su cui potrebbe pesare un ulteriore rallentamento nelle forniture è quella degli anziani, al di sopra degli 80 anni. Alla risposta record all’invito a dare l’adesione alla vaccinazione corrisponderà altrettanta risposta nella rapidità del sistema? Rinaudo ieri ha fatto ancora una riunione con le Asl per verificare tutti i passaggi, ma anche per sollecitare chi era ancora un po’ in ritardo. Oggi ne farà un’altra. Si partirà domenica, mentre altre regioni hanno già incominciato e vaccinato, come nel caso del Veneto (8.736) e dell’Emilia-Romagna (4.340).

Dopo la registrazione da parte dei medici di base dei nominativi degli Over 80 segnalando le priorità dovute a patologie, sarà il Csi, il Consorzio informatico regionale, a “riempire” le agende che le Asl forniranno con capacità e potenzialità dei loro centri vaccinali, in base alle priorità indicate dai medici di famiglia. E partirà dal Csi “in maniera automatica – come spiega la responsabile del settore Sanità del consorzio Carla Gaveglio – l’sms o la mail con l’indicazione del luogo, del giorno e dell’ora per la somministrazione del vaccino. Il giorno prima verrà inviato un ulteriore messaggio per ricordare l’appuntamento”. Sciolto anche il subbio circa il criterio di chiamata: a parte le priorità indicate dal medico, a parità di condizioni cliniche non sarà l’età, bensì la data di adesione a dettare l’ordine di chiamata.

Se l’assessore Icardi quella fosca ma realistica previsione l’aveva fatta lo stesso giorno in cui era stato annunciato l’affidamento a Scr il compito di cercare, con un bando, vaccini in tutto il mondo, seguendo l’esempio dell’iniziativa del governatore del Veneto Luca Zaia, ad oggi nessun avviso è stato ancora pubblicato dalla società di committenza regionale.

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