ATENEO

Ottimismo, "profumo" del Politecnico

Il rettore Saracco come il poeta Guerra nel vecchio spot pubblicitario di Unieuro. E non c'entra nulla con l'altro Profumo, il suo predecessore. "Dobbiamo stimolare negli studenti il pensiero divergente" dice all'inaugurazione dell'anno accademico

“Viviamo tempi estremamente difficili, la pandemia ha sconvolto la vita di tanti. Quando riceverò il vaccino contro il Covid chiuderò gli occhi in raccoglimento, pensando a quanto la ricerca scientifica ha dato alle nostre vite”. Queste tra le prime parole che il rettore del Politecnico di Torino, Guido Saracco, ha detto nel suo intervento all’inaugurazione del nuovo anno accademico. “Il Politecnico – ha sottolineato Saracco – ha fatto tanto in questo periodo: ci siamo attrezzati per certificare le mascherine e abbiamo inventato nuovi presidi, come la mascherina per lo sportivo e il biostopper che impedisce i contagi ai tavoli di lavoro creando una barriera biologica tra persone che interagiscono a distanza ravvicinata”.

“I ragazzi – ha rimarcato – vivono una crisi economica continua dal 2008, e questo ha abbattuto la loro ambizione. Noi dobbiamo impegnarci per far sì che possano essere ottimisti, che possano avere la sensazione di poter cambiare in meglio il mondo”. Insomma, come il poeta Tonino Guerra, nel noto spot di Unieuro, anche al Politecnico “l’ottimismo è il sale della vita”, il motore di un’ambizione che spinge a ricercare l’eccellenza. “Dobbiamo stimolare in loro – ha detto ancora il rettore – il pensiero divergente: devono imparare a pensare fuori dalla scatola, come dicono gli inglesi. E dobbiamo aiutarli a migliorare le soft skills: la capacità di collaborare, resistere allo stress, essere empatici. Dobbiamo fare in modo che i nostri ingegneri e architetti abbiano capacità umanistiche e senso critico”.

“Il momento che stiamo vivendo è difficile, ma mai come quest’anno la richiesta di aiuto degli studenti è stata così evidente. Ho ben presente le loro urla di aiuto, una mia collega le ha paragonate all’Urlo di Munch. I ragazzi hanno vissuto un’esperienza di fragilità, sospensione, a volte solitudine, difficoltà oggettive, ma anche di capacità di resistere. Di fronte a tutto questo, dobbiamo cercare di essere responsabili e dare il meglio di noi stessi” ha proseguito Saracco. “Siamo in guerra e noi privilegiati, che abbiamo il posto di lavoro assicurato sebbene vivendo molto più stress di prima, dobbiamo tenere duro per i nostri ragazzi. L’urlo degli studenti non deve più essere quello di Munch. Deve essere come quello che lanciava Valentina Vezzali quando vinceva le medaglie olimpiche”. Con un intervento a effetto, a questo punto Saracco ha esemplificato il suo pensiero facendo risentire a chi seguiva la cerimonia l’urlo per il goal segnato da Marco Tardelli contro il Brasile ai mondiali di Spagna del luglio 1982.

Qui la relazione integrale del rettore Saracco

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