LOTTA AL COVID

Il contagio corre tra i giovani

La curva inizia a volgere verso un incremento esponenziale, in particolare nella fascia d'età tra gli 11 e i 18 anni. Anche se le ospedalizzazioni sono basse e spesso non presentano neppure sintomi, la diffusione pone un problema per gli anziani

La terza ondata è, senza dubbio, la più “giovane” della pandemia in Piemonte. Nelle ultime settimane la curva dei contagi ha iniziato a segnare una crescita esponenziale e la fascia con il più alto numero di casi è quella compresa tra gli 11 e 18 anni. Dai dati elaborati dal Seremi e presentati oggi al consiglio regionale nel corso dell’informativa dell’assessore alla Sanità Luigi Icardi emerge con chiarezza come la classe di età dagli 11 ai 13 anni, nell'ultima settimana di febbraio abbia segnato un’incidenza pari a 209,1 casi per 100mila abitanti con un incremento del 150% rispetto al periodo 14-20 dicembre. La fascia dai 14 ai 18 anni aumenta, sempre rispetto alla settimana di dicembre, del 102,9%. Percentuali elevatissime che indicano una situazione grave. Anche se le ospedalizzazioni per quanto riguarda i giovani sono estremamente basse e spesso il virus non presenta neppure sintomi, il diffondersi in queste fasce di età dell’infezione pone un problema per la trasmissione, specie negli anziani e nei soggetti più fragili, tenuto conto che la campagna vaccinale è lontanissima dei ritmi e dai numeri previsti. Il fatto inoltre che i picchi nella curva dei contagi riferita alla popolazione più giovane precedono di circa due settimane l’emergere dei livelli maggiori di casi nelle fasce di età più avanzate, fa presagire un'aggravamento imminente della situazione, a partire dalla pressione ospedaliera.

Se la popolazione compresa tra i 56 e gli 84 anni presenta un tasso di incidenza pari a 170 casi su 100mila abitanti con un incremento del 21% rispetto alla settimana tra il 14 e il 20 dicembre, mentre è di 152 l’incidenza tra gli over 85 con un calo rispetto a dicembre del 60,7%, proprio la lentezza nella campagna vaccinale ancora impegnata solo sugli ultraottantenni (a parte alcune categorie professionali) pone su un livello ancor più elevato il rischio di contagio da parte dei giovani nei confronti della popolazione anziana. Un altro segnale di allarme: anche i dati minimi, quelli della domenica, sono progressivamente in rialzo.

Di fronte al quadro esposto da Icardi e dall’analista del Seremi Carlo Di Pietrantonj, torna il tema dei tamponi e del tracciamento. “Aumentano i contagi, ma non aumenta la nostra capacità di tracciamento e continuiamo a farne meno di regioni con caratteristiche simili alle nostre. – rilevano i consiglieri regionali del Pd Daniele ValleDomenico Rossi - Negli ultimi 7 giorni ne abbiamo fatti in media circa 20mila contro i 30mila di Veneto ed Emilia-Romagna. Inoltre dei nostri 20mila meno di 8mila sono molecolari, gli unici in grado di individuare le varianti. Su questo la Regione non può più rinviare un cambio di passo”. Dai dem valutazioni preoccupate anche sul fronte dei vaccini: “Bisognerebbe fare in modo che i medici delle Usca tornino a visitare le persone a casa e i medici ospedalieri a fare visite e interventi. Intanto – sottolineano Valle e Rossi – l’obbiettivo dei 20mila vaccini al giorno è ancora lontano e gli strumenti per raggiungerlo sono sempre gli stessi promessi ma ancora non realizzati, Inoltre non possiamo non notare che rispetto alla presenza in Rsa e ospedali, soggetti quali i caregivers e gli operatori funerari dovrebbero acquisire la giusta priorità, per non invalidare tutto lo sforzo che è stato fatto per mettere in sicurezza queste strutture”.

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