TRAVAGLI DEMOCRATICI

"Resto con Renzi" (per ora). Marino smentisce Furia

Nuove stilettate tra i due ex sfidanti alla segreteria piemontese del Pd. Alle allusioni dell'attuale numero uno replica il senatore di Italia Viva: "Sei ossessionato da me, occupati di problemi seri". E sui social si scatena la bagarre: "Sembriamo un pollaio"

Non torna nel Pd Mauro Maria Marino. Almeno non ora. Dopo che per qualche giorno il suo nome è tornato a circolare tra quelli che, con l’approdo al Nazareno di Enrico Letta, si appresterebbero a rientrare, è stato il diretto interessato a smentirlo. Costretto a uscire allo scoperto da un post del segretario piemontese Paolo Furia che ha avuto se non altro il merito di stanare l’ex presidente del Consiglio comunale di Torino, al quinto mandato parlamentare e considerato tra gli esponenti più di confine tra Italia Viva e Pd. Entrambi candidati alla segreteria regionale del Pd all’indomani della Caporetto elettorale di Matteo Renzi alle politiche del 2018, Marino ottenne la maggioranza relativa dei voti, ma Furia, secondo classificato, la spuntò al secondo turno grazie ai voti della componente cattolica di Stefano Lepri che aveva lanciato nella mischia Monica Canalis. Il classico accordo tra secondo e terzo che escludono il primo.  

“Il partito è una cosa seria – sono le parole affidate da Furia ai social – i trasformismi parlamentari contribuiscono a nuocere alla nostra immagine. Il problema non è mai personale. È politico. Occorre capire le ragioni di certe decisioni a maggior ragione se si decide di tornare sui propri passi”. Di qui la volontà di gestire “sui territori” eventuali “processi di riavvicinamento” e non a livello parlamentare.

La questione è spinosa. In queste ore il senatore Eugenio Comincini ha lasciato il partito di Renzi per tornare come il figliol prodigo all’ovile democratico. Non è il solo che ha bussato alla porta del capogruppo a Palazzo Madama Andrea Marcucci. Tra questi ci sarebbe lo stesso Marino ma, pare, anche per l’intervento di Letta, la transumanza sia stata bloccata. Il segretario, infatti, secondo quanto riportano alcuni maggiorenti romani, starebbe lavorando a un piano organico per ricomporre tutte le fratture aperte in questi anni: a sinistra con i bersaniani di Articolo 1 e a destra con i renziani di Italia Viva. Motivo per cui nei prossimi giorni dovrebbe incontrare anche il suo successore a Palazzo Chigi.

Così Marino ha avuto gioco facile nel rispondere a Furia. “È il caso di dire Paolo non ti preoccupare!” (almeno gli ha risparmiato l'ormai celebre “stai sereno”). “Non mi stupisce – prosegue Marino nel suo post – che, invece di occuparti dei problemi seri che ha il Piemonte, tu riesca a trovare il tempo di rincorrere boatos e rumors, da me già smentiti, e di coltivare nei miei confronti una vera e propria ossessione. Sai bene che le ragioni della mia dolorosa uscita da un Partito, che ho contribuito a fondare, e dove ci sono ancora molti amici e persone che stimo, è legata ad una deriva che non ho condiviso e ad un metodo, quello che ha portato alla tua elezione, inaccettabile, basato sul rancore e sull’intrigo. Il tuo post ne è un ulteriore prova”.

La discussione su facebook si è accesa e tra i commenti sono tanti quelli critici nei confronti del segretario regionale. Non sfuggono quelli di Paola Bragantini, coordinatrice della segreteria regionale di Furia, ma in posizione da tempo dialettica con il numero uno del partito: “A me sinceramente se torna fa piacere, basta che non pretenda di ricandidarsi alle prossime elezioni”. Interviene anche l’ex assessore alla Cultura della Regione Antonella Parigi: “Ma perché non imparare a lavare i panni sporchi in casa? – si chiede – È proprio necessario presentarsi sempre in mutande? Ma che immagine dà il Pd torinesi alle persone normali, quelle che sono fuori dai giochi interni? Di un gran pollaio dove tutti sono contro tutti”.

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