ECONOMIA DOMESTICA

Assalto alla diligenza del Recovery, piano regionale senza capo né coda

Dalla manutenzione per i servizi igienici al grande piano per riqualificare le stazioni sciistiche. Milleduecento progetti per 27 miliardi: l'elenco della spesa di Cirio che verrà in gran parte bocciato da Draghi. Riaperti i termini per presentare i progetti

Una lunghissima lista della spesa, un fantasmagorico libro dei sogni, un caotico catalogo dei desideri dei sindaci (e non solo): così si presenta il Recovery Plan presentato dalla Regione Piemonte al Governo. Ma alla fine quanti di quei progetti otterranno il finanziamento? Pochi, pochissimi stando anche alle previsioni degli stessi funzionari e dirigenti di piazza Castello che pure hanno predisposto il dossier: 1.200 progetti per 27 miliardi di euro complessivi. E dentro c’è di tutto, tranne un’idea di sviluppo del territorio regionale, una visione.

E così capita che se tre soggetti diversi propongono tre diverse fermate intermedie della linea ad alta velocità tra Torino e Milano tutti e tre finiscano nel grande calderone. L’Unione industriale di Biella promuove Santhià per consentire un collegamento più veloce con quella provincia, rimasta isolata da un punto di vista logistico. La Città Metropolitana di Torino propone la stazione di interscambio Porta Canavese-Monferrato per agevolare il collegamento con Aosta, mentre la Regione sostiene, invece, Novara. È evidente che i tre progetti siano tra loro incompatibili ma allora perché inserirli tutti? Il rischio è che per non scontentare nessuno alla fine vengano scontentati tutti.

Come spiegare per esempio che il Piemonte inserisca 346 progetti nella provincia di Vercelli (170mila abitanti), mentre la grande area metropolitana di Torino, con una popolazione di tredici volte superiore, ne contenga appena 181? Qual è la ratio? La sensazione è che sia quella di mettere tutto dentro e poi lasciare che sia il Governo a farsi carico della pesante scrematura. Al punto che è difficile scacciare il sospetto che l’esito di tale processo che, va ricordato, è arrivato al termine di un tour della giunta di Alberto Cirio per tutte le province della regione, sia più dettato da logiche di propaganda politica che non da concreti e credibili piani di investimenti.

Ieri il premier Mario Draghi ha ribadito nell’incontro con le Regioni le tre priorità del Pnrr: Giovani, Parità di genere e Sud. Suddivise in sei missioni: Digitalizzazione, Transizione ecologica, Infrastrutture, Istruzione e ricerca, Inclusione e coesione sociale e Salute. Difficile capire come collocare all’interno di questo ambizioso programma la “Manutenzione straordinaria dei servizi igienici di piazza Cavour” proposta dal Comune di Buronzo (Vercelli): importo totale 10mila euro. Oppure il rifacimento della fognatura di via San Basilio, indicato dal Comune di Tricerro, piccolo centro del Vercellese, per una spesa di 30mila euro. A Moncalvo d’Asti si vuole realizzare un’area camper attrezzata per 50mila euro. Sono una quarantina gli interventi da meno di 100mila euro, con il rischio di trasformare il programma voluto dall'Ue in una serie di finanziamenti a pioggia. Che senso ha che un comune come Moncalvo (non ce ne vogliano i suoi 2.800 cittadini) conti 23 proposte mentre centri quali Venaria Reale o Chieri non ne hanno neanche una? Possibile che a Venaria non ci sia una rotonda da sistemare? O forse i vari sindaci hanno adottato parametri differenti non essendo stati messi dei paletti a livello centrale?

Una cosa è certa: dopo l’uscita del primo elenco (LEGGI QUI) non sono mancate le proteste, al punto da costringere la Regione a riaprire i termini per la consegna dei progetti fino al 16 aprile. Così nessuno sarà scontentato, almeno fino a quando questo surreale patchwork finirà nelle mani di Draghi.