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G20 a Torino, Appendino ci riprova

L'organizzazione del G7 all'inizio del suo mandato non fu esattamente un successo, ma la sindaca vuole riscattarsi. L'annuncio nel giorno in cui viene presentato il Comitato promotore della prima Borsa dell'Impatto sociale

L’ultima volta che Torino ospitò un vertice internazionale, tra i potenti del pianeta, finì con i consiglieri del Movimento 5 stelle a sfilare tra i contestatori e la sindaca Chiara Appendino a Madrid a parlare di arte contemporanea. Era il 2017 e si può dire che il G7 – spostato in fretta e furia a Venaria per evitare troppi imbarazzi – non fu certo un successo per l’amministrazione cittadina. Il mandato della sindaca pentastellata, allora, era all’abbrivio, ora che si avvia al crepuscolo lei ci riprova.

Torino, infatti, si candida a ospitare la riunione dedicata all’economia sociale del G20, la cui presidenza quest’anno tocca all’Italia. La richiesta al governo è stata presentata in occasione della costituzione del Comitato promotore della prima Borsa dell’Impatto sociale, mercato azionario e obbligazionario sperimentale nel quale si tratteranno titoli caratterizzati da elevato impatto sociale e pensato per favorire l’accesso ai capitali da parte delle organizzazioni dell’economia sociale. Il progetto è stato messo a punto da Camera di commercio di Torino, Borsa Italiana, Compagnia di San Paolo, Fondazione Crt, Centro Internazionale di Ricerca sull’impatto sociale Tiresia del Politecnico di Milano, Università Bocconi, Università di Torino, Fondazione Denegri, Fondazione Cottino e la società Avanzi. Tra le sedi possibili della Borsa Sociale e di attività di accompagnamento, costruzione del mercato, animazione e formazione, c’è l'ipotesi dell'edificio della ex Borsa Valori di piazza Valdo Fusi, di proprietà della Camera di commercio.

Il modello di Torino è basato sull’idea che, all’intersezione tra la storica vocazione all’imprenditorialità sociale della città, la densità di capacità tecnologiche e la presenza di importanti investitori finanziari orientati all’impatto sociale, risieda un'opzione di sviluppo sociale e industriale cruciale. La strategia è realizzata attraverso Torino Social Impact, una coalizione promossa da Palazzo Civico che comprende oltre 130 tra soggetti pubblici, organizzazioni del terzo settore, imprese e istituzioni finanziarie. “Il 2021 è un anno di svolta per Torino Social Impact. Torino è riconosciuta a livello mondiale – spiega il portavoce Mario Calderini – come una delle città nelle quali si stanno sperimentando i più avanzati e innovativi modelli di economia sociale. La sfida è di inaugurare una nuova stagione di politiche industriali e di sviluppo locale, innescate dalla convergenza tra opportunità tecnologiche e imprenditorialità votata all’impatto sociale, ovvero imprenditorialità capace di perseguire intenzionalmente obiettivi di rendimento economico ed impatto sociale. C’è un mercato, quello dei bisogni, per cui la spesa privata sta aumentando esponenzialmente, c’è un’imprenditorialità radicata, diffusa e pronta a sfruttare le opportunità tecnologiche per rispondere in modo innovativo a questi bisogni, c’è un sistema finanziario che sta specializzando la propria offerta per sostenere questo tipo di imprese orientate all'impatto sociale. Se questo non rappresenta un’opportunità di politica industriale è difficile immaginare cos’altro possa esserlo”.

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