SPORTELLO & TINELLO

Smart working "libero", la Regione prepara il piano di rientro (in ufficio)

Salta il limite minimo del 50% nella pubblica amministrazione. Gabusi: "Programmare un ritorno alla normalità entro l'autunno". Serra (Csa): "Garantire la sicurezza. Ma il lavoro agile è una parte importante del futuro". Il precedente dello sciopero del panino

Spuntò addirittura lo sciopero del panino. Di fronte alla decisione della Regione Piemonte di far rientrare in ufficio buona parte dei dipendenti fino a quel momento in smart working, un sindacato individuando in quella scelta la volontà di favorire bar e ristoranti esortò impiegati e funzionari a portarsi il panino da casa. Erano i primi di ottobre. Neppure un mese dopo si sarebbe ripiombati nel pieno della seconda ondata. Adesso, quando i numeri disegnano la coda della terza, sul tema del lavoro agile, o più chiaramente il lavoro a casa, in Regione ci si prepara nuovamente a imboccare la strada del ritorno alla normalità, al ritorno in ufficio. Con un elemento di novità importante su cui poggiare quello che si annuncia come un piano destinato ad essere applicato con gradualità ma con l’obiettivo di tornare a una situazione pre-Covid entro l’autunno. La decisione del Governo di eliminare l’obbligo del 50% del personale in smart working nella pubblica amministrazione, frutto della proposta del ministro Renato Brunetta comporta che le amministrazioni pubbliche potranno continuare a ricorrere alle modalità semplificate relative al lavoro agile, ma senza più paletti prefissati.

“Mi pare che se si ricominciano a riaprire delle attività commerciali, se si torna a scuola, sia logico immaginare anche un ritorno negli uffici, pur sempre con le garanzie di sicurezza e una gradualità che queste insieme ad altri fattori impongono”, il commento dell’assessore regionale al Personale Marco Gabusi, bersaglio sei mesi fa del minacciato sciopero del panino. E chi a quello sciopero esortò, Luigi Serra, il coordinatore del sindacato Csa, mette le mani avanti. Con meno forza di allora, ma senza rinunciare a girare il coltello nella ferita ricordando che “ai dipendenti regionali vennero date le mascherine farlocche che non proteggevano dal virus” e, quindi, “prima di parlare di un ritorno al lavoro in sede bisogna avere garanzie sul fronte della sicurezza”. 

Garanzie che la Regione pone al primo posto, ma “senza rinunciare al nostro obiettivo – spiega l’assessore – che è quello di considerare lo smart working una forma residuale e non certo preponderante”, come in effetti è adesso quando non meno del 70% dei dipendenti regionali lavora da casa. “Con il sistema attuale non si può pensare di rinunciare al lavoro il presenza o ridurlo in maniera pesante”. E poi Gabusi torna ancora sulla questione che finì per evocare il panino. “In una città come Torino credo che la valenza di motore economico per tutta una serie di attività commerciali non vada trascurato valutando il rientro negli uffici”. 

Mentre il sindacalista Serra guarda con attenzione a una parte di lavoro destinata a restare smart, pur essendo oggi difficile quantificarne la percentuale, anche dopo la fine dell’emergenza e della pandemia e per questo rimarca “la necessità di un cambio di visione da parte della dirigenza, aprendosi a un sistema di lavoro basato su obiettivi e non sull’orario o la mera presenza”, chi ha la competenza politica sul personale guarda già a un piano che traguardi l’autunno.

“Non è che domani dobbiamo tornare al cento per cento in presenza, magari a quel livello non torneremo mai più, però – osserva Gabusi – dobbiamo incominciare a lavorare per organizzare un ritorno alla normalità per l’autunno. Dobbiamo essere coscienziosi nel dire che bisogna farlo con i tempi giusti, ma anche nel dire che bisogna farlo”. Cambiando per un attimo la giacca e indossando quella di assessore ai Trasporti, Gabusi mette sul tavolo un ipotetico paradosso: “Adesso abbiamo il problema di evitare l’affollamento dei mezzi pubblici, ma in un futuro quando l’emergenza sarà superata se si mantenesse l’attuale livello di smart working ci troveremo con bus e treni che circolano quasi vuoti”. 

Ci sono un po’ di mesi davanti per mettere nero su bianco il piano dalle molte variabili, incominciando dall’andamento dell’epidemia con le sue varianti e la stessa campagna vaccinale, con il quale la Regione intende predisporre il ritorno in ufficio e a una normalità che forse non sarà proprio quella precedente al Covid, ma neppure quella attuale seppur nessuno se la sente di escludere che una parte di smart working sopravviverà all’emergenza. “In questo caso, però, deve presupporsi un sistema di organizzazione e di controllo delle prestazioni diverso, sul modello di quello delle aziende private. Purtroppo oggi non è così”.

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