EMERGENZA COVID

Rsa, ecco come si riapre

Situazione ancora pesante per ospiti e familiari. In assenza di regole chiare molte strutture mantengono misure rigide. Si muovono le Regioni con le nuove linee guida: green pass e accessi contingentati

Forse ancor prima che la lettera del presidente Alberto Cirio e dell’assessore Luigi Icardi arrivi sul tavolo del ministro Roberto Speranza, la revisione dei criteri per le visite dei parenti nelle Rsa approda in Conferenza delle Regioni. Ancora a capo della commissione Salute, in attesa di un annunciato passaggio di testimone con il suo omologo dell’Emilia-Romagna, Icardi porrà il tema della “rapida rivisitazione in modo meno restrittivo, con le dovute precauzioni, delle linee guida previste dall’Istituto Superiore di Sanità  e dal ministero per gli incontri tra ospiti e parenti nelle Rsa, in considerazione del fatto che ormai il cento per cento sia degli ospiti sia del personale è vaccinato”. E proprio a poche ore dalla conferenza presieduta dal governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga si apprendono quali sarebbero le principali linee guida delle Regioni. Innanzitutto sii prevede l'ingresso alle Rsa “solo a visitatori o familiari in possesso di Certificazione Verde Covid-19", cioè il cosiddetto Green pass o "in alternativa può essere validamente utilizzata l’attestazione di una delle condizioni necessarie per il rilascio delle stesse purché non scadute”.

Inoltre è prescritto che “la struttura garantisca una programmazione degli accessi dei familiari lungo l’arco della giornata con modalità e forme atte a evitare assembramenti, per cui di norma gli accessi devono riguardare non più di due visitatori per ospite per visita e per una durata definita”. Nelle linee guida sono contenute anche indicazioni di carattere generale e si sottolinea che ''si dovranno considerare le condizioni dell’ospite e del visitatore, nonché le caratteristiche logistiche della struttura stessa e le mutabili condizioni epidemiologiche”. L’accesso dei visitatori, inoltre, “è consentito esclusivamente sulla base delle valutazioni della Direzione Sanitaria ovvero del referente medico-referente Covid-19 della struttura” e questo riporterebbe in parte alla situazione attuale.

Secondo il documento ancora in fase di elaborazione “rimane necessario massimo rigore nell’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, nel garantire il distanziamento sociale ed evitare qualsiasi forma di assembramento all’interno delle strutture”. E ancora “per evitare assembramenti di persone deve essere assicurato il mantenimento di almeno 1 metro di separazione tra visitatori (estendibile fino a 2 metri in base allo scenario epidemiologico di rischio), ad eccezione dei componenti dello stesso nucleo familiare o conviventi o per le persone che in base alle disposizioni vigenti non siano soggette al distanziamento interpersonale”. 

All’ingresso i familiari o i visitatori, “oltre ad esibire la Certificazione Verde Covid-19” saranno “sottoposti al protocollo di sorveglianza già in uso presso la struttura”, mentre “l’uscita programmata degli ospiti dalle proprie strutture richiede una specifica autorizzazione da parte delle direzioni sanitarie”. È previsto, inoltre che “in presenza di condizioni climatiche favorevoli, si sottolinea nelle linee guida, “vanno sempre privilegiati gli incontri in spazi aperti e allo scopo dedicati”. Per quanto riguarda gli spazi al chiuso la visita “deve avvenire preferenzialmente in spazi dedicati esclusivamente alla finalità della visita stessa ed è opportuno che la struttura identifichi spazi idonei, ampi ed arieggiati''. Inoltre in presenza di specifiche condizioni psico-fisiche ''può essere valutata la visita all’interno del nucleo di degenza”.

La necessità di intervenire in fretta con le modifiche è acclarata. Ogni giorno che passa, dopo oltre un anno di chiusura e con recenti “aperture” troppo limitate anche da barriere fisiche – dalle vetrate alle pur apprezzabili stanze degli abbracci che pongono pur sempre un telo di plastica tra ospite e visitatore – le legittime richieste dei parenti e degli stessi pazienti si fanno più che comprensibilmente pressanti. Gli stessi medici confermano come una privazione affettiva abbia ripercussioni pesanti sulla salute degli anziani e dei disabili. E poi non è solo un problema di ingressi nelle case di riposo. Le limitazioni, infatti, ricadono anche su quegli ospiti autosufficienti che fino all’esplodere della pandemia erano abituati a uscire dalle strutture per alcune ore durante il giorno e che da oltre un anno non possono più farlo. 

L’aver lasciato alla discrezionalità delle direzioni sanitarie delle Rsa la decisione se e come consentire le visite, inevitabilmente ha portato in moltissimi casi ad adottare misure cautelative (anche sotto il profilo della responsabilità in caso di eventuali contagi) molto restrittive. Misure che, alla luce della campagna vaccinale così come della possibilità di effettuare tamponi rapidi per i visitatori nel caso non abbiano già ricevuto il vaccino o siano immunizzati per aver contratto il Covid, risultano non più adeguate all’attuale situazione, sia pur dovendo mantenere sempre un elevato livello di precauzione.

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