VERSO IL VOTO

L'ultima ripicca di Appendino:
"Al ballottaggio non sosterrò il Pd"

Sedotta e abbandonata, alla sindaca non resta che lanciare strali contro chi si è opposto a un'alleanza sin dal primo turno. Conte la vorrebbe ricandidata, ma lei resiste e prepara la vendetta contro i nemici interni ed esterni

Dalla proposta di matrimonio ai piatti che volano certe volte è davvero un attimo. Hanno il tono della ripicca le ultime dichiarazioni di Chiara Appendino sulle strategie del Movimento 5 stelle in vista delle amministrative di Torino. “Lo scenario che mi sento di escludere al cento per cento è che noi appoggiamo il Pd al ballottaggio” dice la sindaca interpellata sull’argomento a margine dell’inaugurazione di una panchina arcobaleno. “Come ha detto qualcuno – sottolinea la prima cittadina, riferendosi al segretario dem Mimmo Carretta – i matrimoni combinati non funzionano. O costruisci un progetto politico prima, in cui tutti credono e che crea coinvolgimento, oppure non funzionano. E non funzionano certamente in dieci giorni tra primo e secondo turno”. Abbandonata sull’altare, la sindaca ora minaccia di andare fino in fondo: muoia Lo Russo con tutti i filistei. Ci ha provato fino all’ultimo a costruire le condizioni per convolare a nozze con il Pd ma all’ennesimo rifiuto (l’ultimo quello di Enrico Letta, ieri) la prima cittadina prepara la vendetta, a dimostrazione di quanto non fosse esattamente il fronte progressista a starle a cuore, quanto piuttosto il suo futuro personale che ora pare sempre più incerto. E se davvero il Pd si ostina a rifiutarla allora dovrà rinunciare alla sua dote (elettorale) anche dopo il primo turno. E pazienza se questo avvantaggerà altri candidati.

Per alzare la posta in palio, i vertici nazionali del Movimento 5 stelle, in primis Giuseppe Conte, hanno addirittura tentato di gettarla nella mischia, ipotizzando un bis a Palazzo Civico: “Ti devi candidare, sei il nostro cavallo migliore” l’avrebbe pungolata l’ex premier. Ma finora lei ha resistito: troppo alto il rischio di una sonora bocciatura da parte degli elettori, troppo esposta lei per via di quei procedimenti giudiziari che ancora pendono sulla sua testa. Avrebbe voluto delineare dalle retrovie la sua successione, ma non ha la forza. Ormai è solo una (ex) sindaca non troppo amata che ha già annunciato di voler togliere il disturbo. Una posizione debole per dare le carte.

“Conte – prosegue Appendino – ha detto chiaramente che Torino è al centro delle dinamiche nazionali e delle dinamiche politiche del Movimento. Io sono sicura che metteremo in campo il progetto migliore e secondo me potremmo arrivare ad avere il candidato noi prima del Pd” si limita a dire Appendino. Intanto però le sta scoppiando la rivoluzione in casa. Il gruppo consiliare è in subbuglio dopo la sortita del capo politico in pectore, che da un lato ha bloccato ogni fuga in avanti, dall’altro ha di fatto stoppato ogni ambizione della capogruppo Valentina Sganga che comunque può contare su una parte significativa del movimento torinese che si è schierata a sostegno di una sua candidatura a sindaco. Appendino rischia di ritrovarsi il Vietnam in Sala Rossa, ma a questo punto sembra davvero pronta a tutto pur di non darla vinta a chi finora le ha remato contro, dentro e fuori il Movimento. A chi s’è opposto a un’alleanza da subito con i nemici storici del centrosinistra, a chi ha osato metterne in discussione la leadership, a chi le ha fatto il controcanto sui giornali, mentre lei tesseva la sua trama tra Roma e Torino. Muoia Lo Russo con tutti i filistei.

“Io riparto da quello che ci ha detto sabato Conte – sottolinea – che si sarebbe preso qualche ora per verificare se ci fossero le condizioni a livello nazionale con gli alleati del Conte 2 per procedere con quella esperienza anche a livello territoriale. Mi sembra evidente, alla luce della risposta che ha dato il segretario Letta, che questa volontà non ci sia”. Dunque: “Se ne assumono la responsabilità” è il verdetto di Appendino. “Per quanto riguarda noi andremo avanti sugli scenari che ha proposto Conte: un percorso che vede una continuità amministrativa rispetto a questi cinque anni oppure la ricerca di una personalità di spicco o comunque una figura della società civile, e nella nostra città ce ne sono tante, che possano portare avanti un progetto”. Si fanno i nomi dell'ex socialista e assessore Pd Roberto Tricarico e quello dell'assessore Marco Giusta. Ma le resistenze nei confronti di entrambi sono tante. Esclusi loro, chissà la fila di personalità che sgomitano per salire sul carro perdente guidato, non si sa verso dove, da un’Appendino ormai in preda alla collera verso chi l’ha sedotta e abbandonata, sull’altare del Bis-Conte. 

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