VERSO IL VOTO

I Moderati si mettono in Azione

In un incontro romano con Calenda Portas avrebbe manifestato la disponibilità a dar vita a un terzo polo per le comunali di Torino. Solita tattica per alzare il prezzo con il Pd e il centrosinistra? Intanto la "sua" Salerno (come previsto) non correrà alle primarie

“Non dire Portas se non ce l’hai nel sacco”, avverte il politico di lungo corso che come molti ha sperimentato (non sempre gradendone il finale) le strategie di Giacomo, “Mimmo” per gli amici che nel mondo politico sono tanti e aumentano sempre quando si avvicinano momenti cruciali o, soprattutto, le urne. 

Leader di uno dei più longevi partiti personali ed eguagliato soltanto da Forza Italia nell’assenza di un cambio al vertice dove resta incollato il fondatore, il parlamentare torinese cui va riconosciuto fiuto e abilità fin dall’invenzione dei Moderati, proseguendo con il ruolo spesso fondamentale di stampella destra del Pd, oggi è indipendente nel gruppo di Italia Viva. Eppure non ha perso il vezzo diventato metodo di aprire tavolini, come si faceva negli anni Sessanta per i picnic e ancora fa chi vende mercanzia varia, saltando di qua e di là dalla strada che i partiti e i candidati hanno imboccato, in questo caso, verso le comunali torinesi.

Così, dopo aver lasciato intendere la sua contrarietà a vedere nell’ipotetica lista comune con Azione e Italia Viva il simbolo della formazione renziana, spiegando che “non porta voti e può farne perdere”, l’irrefrenabile Portas ha tenuto celato con evidente fallimento un suo incontro proprio con l’ex titolare del Mise. Dal faccia a faccia, favorito dall’ex ministro ed ex forzista Enrico Costa passato negli alti ranghi calendiani, sarebbe scaturita l’idea di dare vita a un terzo polo, peraltro già nell’aria da quando gli uomini e le donne di Matteo Renzi e Carlo Calenda lavorano insieme con un’evidente quanto crescente distanza dal Pd in vista delle elezioni d’autunno.

Moderati (anche senza maiuscola) e riformisti come proposta “altra” rispetto al centrosinistra e al centrodestra e, se terrà la logica della mancata alleanza giallorossa, del M5s. Una strategia che si basa sulla necessità di Calenda di marcare la sua posizione “differente dal centrosinistra” tanto da far escludere fin d’ora di andare con il centrosinistra. Posizione che incrocia il vaticinio cui crede sempre più il Mago Otelma dei sondaggi e teme: una sconfitta del centrosinistra dove la sua creatura per anni ha esercitato l’utile ruolo del partito dei contadini polacchi. Ultimo tentativo per cercare di tenere alta l’attenzione è stata la partecipazione della sua fedelissima Carlotta Salerno alle primarie: un profluvio di interviste per dire e non dire, con l’evidente scopo di ritagliarsi uno scampolo di visibilità, e infine la rinuncia. Il solito bluff. Portas annusa l’aria e muove i passi di conserva. Perdere per perdere tanto vale far pesare i voti al secondo turno. Elementare, Mimmo.

A dar credito a qualche rumors potrebbe essere proprio lui il candidato sindaco del futuribile terzo polo (con un non disdiscevole paracadute in Sala Rossa di fronte a un complicato ritorno in Parlamento al prossimo giro elettorale), dove però i conti vanno fatti anche con i renziani non proprio trattati con i guanti dal venditore di soluzioni qual è Portas. È pur vero che lui ha in Silvia Fregolent, la renzianissima deputata, l’anello più solido di congiunzione con gli uomini e le donne del senatore di Scandicci. Basterà? Fregolent, insieme al senatore Mauro Maria Marino appena l’altro giorno ha scritto una nota in cui si evidenzia che i candidati del Pd alle primarie “non dicono come vogliono rilanciare l’aria metropolitana, che dignità vogliono dare alle circoscrizioni colpite da continui tagli, in che modo vogliono usare i soldi del recovery plan per rilanciare una Torino più sostenibile e che metta al centro i bisogno dei suoi cittadini. Nulla di tutto questo – osservano i parlamentari di Iv - traspare nel dibattito politico di una città affranta e dove il civismo rischia di essere lasciato nelle mani del centrodestra”, concludendo che “serve una persona all’altezza di questo compito”. Insomma, non pare proprio il ritratto di Portas, politico a tutto tondo e pure (se serve) ovale.

Concavo e convesso, il leader dei Moderati apre e chiude il tavolino, si sposta e si piazza pure in maniera riservatissima, insieme al notaio Andrea Ganelli, in una riunione operativa per le primarie del capogruppo dem Stefano Lo Russo. Apri e chiudi, Mimmo avrebbe pure incontrato il candidato sindaco del centrodestra Paolo Damilano, del quale non manca di tessere elogi, sicuramente sinceri e disinteressati. Come dar torto a chi avverte (innanzitutto sé stesso): “Non dire Portas se non ce l’hai nel sacco”?

print_icon