VERSO IL VOTO

"Nessuna intesa con Damilano", mezza Azione in rivolta

L'ipotesi di una possibile alleanza con il candidato del centrodestra provoca una sommossa nel partito dell'ex ministro. Un documento firmato dall'ex vicesindaco repubblicano Ravaioli chiede di posizionarsi, "in forma autonoma", nel centrosinistra

Mai al fianco di Lega e Fratelli d’Italia. L’ipotesi di un’intesa con Paolo Damilano alle prossime amministrative di Torino provoca una scossa tellurica all’interno di Azione, il partito di Carlo Calenda, che finora si è tenuto in posizione terza rispetto a centrosinistra e centrodestra, ma che negli ultimi tempi si è spinto sempre di più verso i lidi dell’imprenditore acqua e vino, “un candidato civico molto rispettabile ma di facciata” tuonano gli oppositori.

Il muro viene eretto parola dopo parola in un documento sottoscritto da un gruppo di iscritti tra cui l’ex vicesindaco repubblicano Aldo Ravaioli, Giampiero Biglia, Francesca Salvadori, Paolo Valenzano, Carlo Beltramino, Fabrizio Bertocco, Enrico Boggio, Sara Demuro, Domenico Grassi, Corrado Rollin. Insomma la resistenza è forte, il dito puntato contro chi, a livello locale, sta cercando un’alleanza “impensabile”. Nella lettera non si fanno nomi e cognomi, per non esacerbare lo scontro interno, ma sono in tanti a vedere nella coppia composta da Gabriele Molinari e Alberto Nigra i fautori di una linea che porta ben oltre l’ipotesi di una terza via prospettata in un primo tempo; mentre il coordinatore regionale Claudio Lubatti si sta tenendo in posizione equidistante tra le diverse fazioni. I tentativi di costruire un polo centrista a mezza strada tra Lega e Pd sono andati avanti per mesi e puntualmente naufragati: hanno provato a dialogare prima con Italia Viva e Più Europa, poi con Valentino Castellani e Federico De Giuli, infine con Mimmo Portas dei Moderati, ma niente. E così, complice anche la rottura tra Enrico Letta e Calenda a Roma, ecco la scialuppa di Damilano che arriva sottoforma di lista civica, per traghettare i naufraghi del centrosinistra oltre i confini della coalizione avversaria.

Ma difficile farci salire tutti. L’ex ministro Enrico Costa è tra i più alti in grado essendo tra i pochi parlamentari del partito di Calenda e non ha mai fatto mistero della sua propensione per Damilano. In fondo la sua carriera politica si è svolta in gran parte nel centrodestra e poi vengono entrambi dalla provincia Granda e Costa vede in quell’imprenditore colui che può compiere l’impresa sfuggita per un pugno di voti a suo padre (era il 1997 e solo 4mila preferenze separarono allora Raffaele Costa da Castellani).

Ma mentre i generali indicano la rotta, buona parte della ciurma rema dalla parte opposta. Tra i contestatori – che si riuniranno il 4 giugno al Cecchi Point – c’è chi si limita a chiedere la sospensione di ogni trattativa con Damilano e chi (è il caso del gruppo capitanato da Biglia, Salvadori e Ravaioli) propone di accasarsi “in posizione autonoma e indipendente tra le forze di centro-sinistra”.    

print_icon