DIRITTI & ROVESCI

Vattimo: "Una persecuzione, nessuno mi ha plagiato"

Il filosofo respinge le tesi dell'accusa che lo ritiene "incapace" e raggirato dal suo convivente. "È un amico, quasi un figlio". E a 85 anni afferma il diritto di spendere i suoi soldi come vuole

Per un giudice Gianni Vattimo è “incapace” e il suo assistente personale, Simone Caminada, va processato per “circonvenzione”. Ma il filosofo non ci sta e in un’intervista al settimanale Oggi rigetta le tesi dell’accusa: «So benissimo che c’è chi pensa “Vattimo s’è innamorato e ha perso la testa”. Non è così. Simone per me è un amico, quasi un figlio. E a 85 anni affermo il diritto di spendere i miei soldi come voglio”. Di recente ha pure dedicato a Caminada la sua ultima opera omnia “Scritti filosofici e politici”, pubblicata dalla Nave di Teseo. Il professore, teorico e caposcuola del pensiero debole, non pensa affatto di essere stato manipolato e difende il suo collaboratore dalle accuse di aver agito per sottrargli denaro e farsi inserire tra i beneficiari della sua polizza vita. “Un medico ha deciso che sono a rischio di circonvenzione. Ma la possibilità di essere plagiato e l’effettivo fatto di esserlo non sono certo la stessa cosa: ho qualche acciacco, ma con la testa ci sono tutto”, precisa il filosofo riferendosi alla perizia disposta dalla prura che lo definisce “circonvenibile”.

Caminada, 38enne di origini brasiliane che convive da dieci anni con il filosofo, oggi è stato rinviato a giudizio dal giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Torino con l’accusa di circonvenzione di incapace, accogliendo la richiesta del pm Giulia Rizzo. Secondo il pm Caminada, fin dal 2015, avrebbe esercitato sull’ex docente di Estetica dell’Università, una attività costante di pressione morale approfittando in vari modi della sua generosità. Sono varie le condotte che la procura contesta a Caminada: avrebbe indotto Vattimo a versagli sul conto corrente 19mila euro in più della retribuzione dichiarata e avrebbe anche convinto il filosofo a fare spese “ingiustificate” per quasi 60mila euro. Anche le deleghe ad operare nella cassetta di sicurezza e su tre conti correnti, date da Vattimo a Caminada, sarebbero sospette così come il fatto che il filosofo, stipulando una polizza assicurativa sulla vita, avrebbe indicato il proprio assistente come beneficiario del 40% di 415 mila euro. Secondo la procura, infine, Vattimo nel redigere nel 2018 il proprio testamento avrebbe deciso di lasciare a Caminada orologi, opere d’arte, quadri, audio registrazioni e pezzi di valore fra i quali il taccuino di Fidel Castro.

“Una persecuzione umiliante”, la definisce Vattimo, il quale spiega al settimanale in edicola domani che la sua polizza vita è intestata anche ad altri e tutte le spese sono documentate. Nei giorni scorsi il filosofo ha dichiarato di essere finito in “un grande pasticcio” chiedendo di essere aiutato a “fare chiarezza su questa vicenda: liberatemi da questo incubo”. “I miei amici più cari, come Franco Debenedetti e Marco Rizzo, mi ritengono una persona libera e sono scandalizzati”. Il processo inizierà il 27 ottobre.

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