A CHE GIOCO GIOCHIAMO

Azzardo, l'Ires smentisce la Lega: "Effetti minimi sull'occupazione"

Dove saltano fuori i 5mila posti di lavoro a rischio paventati dal centrodestra per sostenere la necessità di cambiare la legge? Nel comparto si contano poco più di 1500 addetti e a detta dell'istituto di ricerca della Regione le tabaccherie hanno persino assunto

Le restrizioni sulle slot machine introdotte in Piemonte dalla legge regionale del 2016 hanno prodotto tra il 2016 e il 2019 una riduzione del 15,2% dei volumi di gioco e del 19,1% sulle perdite dei giocatori rispetto alla media nazionale. Nel medesimo tempo non risultano incrementi evidenti del gioco online, mentre gli effetti occupazionali registrano perdite minime nel settore dei giochi (52 unità) e saldi positivi nel settore delle tabaccherie (un centinaio di nuove assunzioni). In audizione congiunta delle Commissioni Attività produttive, Sanità e Legalità, sotto la presidenza di Alessandro Stecco, oggi l’Ires per bocca del direttore, Vittorio Ferrero, conferma quanto aveva già affermato in precedenti incontri.

“Per quanto riguarda l’occupazione – ha spiegato Ferrero – nel settore lotterie e sale da gioco si è registrato un calo di 12 unità nel 2016 e di 38 nel 2017 e l’aumento di 1 unità e di 3 rispettivamente nel 2018 e nel 2019. Sul fronte tabaccherie, nei medesimi anni vediamo +41, +35, +53 e +26 assunti”. Gli effetti del ridurre le ore per poter accedere al gioco “risultano indubbiamente maggiori nei Comuni in cui le ordinanze sono state più stringenti e, tra il 2016 e il 2019, i pazienti a carico dei Servizi sanitari per disturbi legati al gioco d’azzardo sono passati da 1.327 a 1.054”.

Com’è noto, dopo un primo tentativo andato a vuoto, la maggioranza di centrodestra vuole modificare la legge attualmente in vigore, allargando le maglie delle restrizioni, in particolare per quanto concerne il cosiddetto “distanziometro”, ossia il divieto di avere slot machine per quei locali che si trovino a 500 metri (300 metri nei comuni più piccoli) da luoghi sensibili come bancomat, scuole, ospedali o stazioni. Votata nel 2016 all’unanimità da tutte le forze politiche, destra compresa, la legge n.9 sul gioco d’azzardo permetteva agli esercizi commerciali di avere cinque anni di tempo per adeguarsi alle nuove regole: un limite scaduto il 21 maggio. Tra gli argomenti portati, soprattutto dalla Lega, per sostenere la necessità di modificare la norma le ricadute occupazionali sono le più gettonate: per il Carroccio a rischio sarebbero 5mila posti di lavoro, in un comparto che però sempre a detta dell’Ires conta circa 1.500 addetti. Insomma, i conti non tornano.

“Gli studi e i dati presentati da Ires mostrano che è una buona legge e ha tanti effetti positivi: riduce i volumi di gioco e delle perdite dei piemontesi, diminuisce l’incidenza della dipendenza patologica dal gioco d’azzardo e ostacola i piani malavitosi di riciclo di denaro sporco attraverso le macchinette”, attacca l’ex grillino Giorgio Bertola, consigliere regionale M4o. Ma tutto questo “la maggioranza non lo potrà mai sapere o forse preferisce non saperlo, perché in Commissione non era presente. Il nuovo Disegno di legge, voluto dalla Lega e presentato dalla Giunta, va a stravolgere misure chiave come la distanza dai luoghi sensibili, fregandosene dei dati e delle evidenze scientifiche”. E per impedire lo “smantellamento a scapito delle fasce più deboli della popolazione” il Movimento 5 stelle ha promosso la raccolta firme “#Fuorigioco - Alziamo le difese per sconfiggere l’azzardo patologico”. La petizione, che partirà sabato 12 giugno, “ha come obiettivo quello di portare a Palazzo Lascaris la voce di chi si oppone al progetto, targato Lega e centrodestra”.

“Oggi è caduta una delle principali giustificazioni per abrogare la legge regionale del 2016 – afferma Monica Canalis del Pd –. Il nuovo disegno di legge semplicemente fa una sanatoria per gli imprenditori che hanno scientemente disatteso la norma vigente. Va fermato, perché è esclusivamente finalizzato a compiacere e favorire impropriamente alcuni imprenditori, a danno della salute e delle tasche dei piemontesi”.

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