VERSO IL VOTO

Berruto: "Priorità a Torino, sennò vince la destra"

L'ex ct della Nazionale di volley, oggi nella segreteria del Pd, rispolvera i miti della sinistra e i santi sociali e suona l'allarme in vista delle elezioni. Intanto il candidato dem Lo Russo è in missione a Roma e s'intensifica il pressing del M5s su Appendino

“Non dimenticatevi di Torino”. È in segreteria nazionale Mauro Berruto eppure è costretto a fare appelli via social al suo partito, il Pd, per chiedere che il capoluogo piemontese “sia priorità nel dibattito”. Il tweet parte appena finite le primarie di Roma e Bologna che hanno messo, se possibile, ancor più in evidenza il flop di quelle torinesi, sia da un punto di vista dell’affluenza sia dei voti ottenuti dal candidato “ufficiale” del Nazareno. Roberto Gualtieri e Matteo Lepore si attestano entrambi intorno al 60 per cento dei voti, legittimati da un numero di elettori considerevole: 45mila nella Capitale, 27mila nel capoluogo emiliano, mentre a Torino, lo scorso finesettimana, sono stati meno di 12mila, con Stefano Lo Russo fermo al 37 per cento.

Lo stesso Lo Russo che oggi e domani si trova in missione a Roma per cercare di blindare la propria candidatura nelle stesse ore in cui sta diventando sempre più insistente il pressing del Movimento 5 stelle su Chiara Appendino per una ricandidatura che, a questo punto, nessuno si sente più di escludere. Il capogruppo dem in Sala Rossa incontrerà il segretario Enrico Letta e qualche esponente di quell’area riformista così refrattaria a stringere patti con il Pd, soprattutto laddove il candidato è uscito dalle primarie. Avrebbe voluto vedere Carlo Calenda, e invece probabilmente dovrà accontentarsi di un faccia a faccia con lo stesso Matteo Richetti che nei giorni scorsi ha escluso ogni intesa tra Azione e il centrosinistra a Torino.

Una sfida in salita per Lo Russo e per il Pd subalpino, costretti a districarsi in un ginepraio di sigle e partiti (veri o presunti tali) mentre Damilano continua a battere palmo a palmo la città. Per questo c’è chi teme addirittura un disimpegno da parte dei vertici romani, quasi la partita fosse ormai compromessa; di qui l’appello dell’ex ct della Nazionale di volley per “la città di Gramsci, Gobetti e dei santi sociali. Dove un sindaco di destra non si è visto mai”. Roba che se lo avesse detto Fassino...

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