BANCHI DI NEBBIA

Scuola, si spinge sui vaccini. Incubo Dad con le varianti

Tra le ipotesi anche quella di lezioni in presenza solo per chi è immunizzato. Chiorino: "Al ministro chiederemo indicazioni certe. Non ripetere gli errori dello scorso anno". Ancora irrisolto il problema dei trasporti. Gabusi: "Impossibile usare gli autobus turistici in città"

Più facile vaccinare gli studenti che aumentare le corse dei bus? C’è poco da girarci attorno, il dubbio che dietro la spinta sempre più forte e da più parti a imboccare la strada dell’immunizzazione di alunni e studenti ci sia l’irrisolto (da un anno) problema dei trasporti è difficile da fugare.

“La scuola per cui stiamo lavorando è una scuola in presenza, senza se e senza ma”, ha detto ieri il ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi. A lui meno di una settimana fa “come assessori regionali alla scuola abbiamo chiesto e ottenuto un incontro a breve per discutere e definire con chiarezza le regole con cui incominciare il prossimo anno scolastico – riferisce Elena Chiorino, responsabile dell’Istruzione nella giunta di Alberto Cirio –. C’è bisogno di chiarezza e di evitare a ogni costo di ripetere gli errori che hanno segnato lo scorso anno scolastico, non possiamo caricare i nostri ragazzi del debito futuro senza essere in grado di assicurare loro lezioni regolari in classe”.

Una garanzia che oggi si ferma all’auspicio. Mascherine e distanziamento, le uniche certezze che sono finora arrivate dal Comitato tecnico scientifico, mentre ancora una volta tra le Regioni c’è chi prende la rincorsa e una strada diversa, come nel caso del governatore della Campania Vincenzo De Luca che ha annunciato una vaccinazione di massa per gli studenti al di sotto dei 18 anni, “oppure le scuole non possono aprire”.

Nessuna simile accelerata in Piemonte dove ancora c’è da risolvere il problema dei circa 30mila insegnanti e non docenti che non hanno ricevuto ancora la prima dose e dei quali due terzi neppure si sono prenotati. Per la fascia da 12 ai 15 anni la Regione un paio di settimane fa ha siglato l’accordo con i pediatri. “È importante che i ragazzi abbiano la possibilità di vaccinarsi in tempo utile per la riapertura delle scuole”, ribadisce l’assessore alla Sanità Luigi Icardi, sempre restando nell’alveo della volontarietà e affidando alla moral suasion la missione di portare quanti più studenti a immunizzarsi, almeno con la prima dose, prima del ritorno in aula. 

“Però non si devono compiere a livello nazionale gli errori di comunicazione che purtroppo sono abbondati in questi mesi” avverte Chiorino, “mamma di tre figli che hanno fatto sempre tutte le vaccinazioni, ma che di fronte ai pasticci che abbiamo visto comprende come possano generarsi dubbi o timori”. Il tema dell’obbligatorietà del vaccino per alunni e studenti, pur non essendo ancora stato preso in considerazione come eventualità dalla Regione e dallo stesso Dirmei, non per questo è un’ipotesi del tutto campata per aria. L’infettivologo del San Martino di Genova Matteo Bassetti sul punto è tranchant: “torniamo a fare campagne informative, diamoci da fare più di quanto non abbiamo fatto fino ad oggi, poi arriveremo a quello zoccolo duro che l'unico modo che hai per convincerlo è arrivare a metodi coercitivi. E per coercitivi non intendo l'obbligo, ma arrivando al punto che senza vaccino certe cose non le fai più: al cinema non ci entri, allo stadio non ci entri, a scuola non ci entri ma ti faccio la Dad”.

Sigla ormai proibita e che provoca fortissime reazioni avverse, quella che rimanda alla didattica a distanza. “Improponibile”, per l’assessore all’Istruzione che già quando gli studenti erano costretti a seguire le lezioni sullo schermo aveva più volte rimarcato le carenze di un sistema nazionale e che ora quell’acronimo lo vede come un possibile “fallimento” nel caso ricomparisse con il ritorno, a quel punto per molti virtuale, a scuola. 

Se è vero, e i dati lo confermerebbero, che i contagi non avvengono tanto in aula dove distanziamento e mascherine fanno la loro, bensì sui mezzi di trasporto è proprio questo nodo a non essere stato ancora sciolto del tutto. Anzi, quasi per niente. Se oggi “con il Piemonte come il resto del Paese in zona bianca la capienza dei bus all’80% può garantire il trasporto degli studenti senza doverne lasciare neppure uno a casa in Dad”, come spiega l’assessore ai Trasporti Marco Gabusi, un’eventuale e non escludibile diffusione del virus mutato tra pochi mesi potrebbe cambiare e di molto le cose.

“Se siamo riusciti a gestire con il 50% di capienza il 70% della popolazione scolastica in presenza, con l’80% dovremmo riuscire a far fronte alla totalità in presenza”, spiega l’assessore che mette in conto per i servizi aggiuntivi una cifra che si aggira attorno al milione di euro al mese. “Ma il problema non è solo economico. Per fronteggiare situazioni diverse da quella che si avrebbe con i numeri attuali dei contagi e la classificazione in zona bianca, servirebbero più mezzi e più autisti”. A quel punto i soldi non risolverebbero, a detta di Gabusi, la questione. Il più volte invocato utilizzo dei bus per turismo delle società private, “trova un limite soprattutto nell’utilizzo in città e in particolare a Torino. Se mettiamo 10, 20, 50 di quegli autobus blocchiamo la città. E se consideriamo che per un certo tipo di pendolarismo il mezzo è utilizzato è il treno, lì la soluzione è ancora più complicata da tempi più lunghi per aumentare il materiale rotabile e avere i binari liberi. Pensiamo che già oggi il nodo di Torino è congestionato, soprattutto in certi orari”.

In più va aggiunto che il rinnovo del contratto di servizio tra la Regione e Trenitalia è ancora da firmare. “Vista la situazione ad oggi siamo abbastanza tranquilli. Poi è chiaro che più la vaccinazione va avanti, più si estende la protezione dal virus più il problema si risolve”, ammette Gabusi, mentre la sua collega all’Istruzione chiederà al ministro che il governo stabilisca “linee guida chiare per le Regioni proprio sul fronte del trasporto, per affrontare con criteri altrettanto chiari il tema in tempo per la riapertura delle scuole”.

Intanto la questione della vaccinazione dai 12 anni in su sale di posizione nell’agenda del governo e delle Regioni. Senza spazzar via il dubbio, pur riconoscendone l’importanza per l’agognata immunità di gregge, che sia più semplice rispetto a risolvere il problema dei trasporti.

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