PALAZZO LASCARIS

Salta l'inciucio Lega-opposizioni, passa solo il referendum di Salvini

Le mosse di Fratelli d'Italia scoprono i magheggi di Preioni, costretto a tornare sui suoi passi. Le minoranze gridano al voltafaccia, bocciato il quesito sull'eutanasia. Marrone: "Ci rincuora che i nostri alleati condividano le posizioni in difesa della vita"

Quando alle 18 di ieri i rappresentanti dei tre partiti di maggioranza si sono seduti attorno al tavolo, Maurizio Marrone aveva appena depositato oltre cento emendamenti ostruzionistici contro il quesito referendario per la legalizzazione dell’eutanasia (attraverso l’abrogazione del reato di omicidio nei confronti di un consenziente) ben sapendo di aver messo in pericolo anche l’approvazione dei quesiti tanto cari agli alleati della Lega sulla giustizia, inseriti all’ultimo punto dell’ordine del giorno. Lo strappo era a un passo ma quando il presidente del Consiglio Stefano Allasia ha prospettato il contingentamento dei tempi Marrone ha colto al volo l’opportunità di usare a proprio vantaggio tale minaccia: da arma puntata contro Fratelli d’Italia a escamotage in grado di far uscire dalle secche la maggioranza, costringendo il capogruppo leghista Alberto Preioni a inscenare un clamoroso voltafaccia nei confronti delle minoranze.

Infatti, la Lega pur di scongiurare imboscate delle opposizioni sui referendum per la giustizia aveva garantito i propri voti a quello presentato da Marco Grimaldi (Luv) sull’eutanasia legale facendo andare su tutte le furie i meloniani, legati a doppio filo con le associazioni pro vita. Di qui i cento emendamenti ostruzionistici di Marrone e i rapporti che sono tornati tesissimi dopo il braccio di ferro sul gioco d’azzardo.

Tutto è avvenuto secondo copione. In aula questa mattina il presidente Allasia ha comunicato la stretta sui tempi, con l’obiettivo di sminare il campo dall’iniziativa di FdI, anche a costo di rappresentare plasticamente la lacerazione interna al centrodestra. “Un pezzo della maggioranza, la Lega, contingenta un altro pezzo della maggioranza, FdI, dimostrando una profonda frattura fra di chi governa il Piemonte – tuona il consigliere Pd Domenico Ravetti –. In Regione non c’è più una maggioranza ed è arrivato il momento di ammetterlo”. Marrone apre una breccia, argomentando in modo efficace la sua contrarietà all’eutanasia, richiama i valori comuni che dovrebbero unire la coalizione, non risparmia una frecciatina a chi esibisce rosari in campagna elettorale ma non è conseguente quando si devono assumere decisioni che riguardano temi etici. A quel punto Preioni è stato quasi obbligato a consentire libertà di voto ai consiglieri, soprattutto dopo che alcuni di loro avevano espresso posizione contraria al quesito proposto da Grimaldi. La mossa di Marrone ha ottenuto il suo scopo e di fronte alla certezza di un voto per nulla compatto della Lega i cento emendamenti ostruzionistici sono risultati superflui e, infatti, prontamente ritirati. Non è una resa, ma la dimostrazione che la maggioranza si è ricompattata e il centrosinistra ha le mani legate.

La sera prima, infatti, mentre i posacenere si riempivano nell’ufficio di Marrone in via Viotti, era stato il padrone di casa a far capire agli alleati – all'incontro erano presenti oltre ai leghisti Preioni, Allasia, Andrea Cerutti e Andrea Cane anche i capigruppo di FdI (Paolo Bongioanni) e Forza Italia (Paolo Ruzzola) – che le regole del Consiglio regionale gli avrebbero permesso di far slittare la votazione a settembre, giacché lui ed Elena Chiorino, l’altro assessore di FdI, in quanto componenti della giunta, avrebbero potuto intervenire aggirando il contingentamento dei tempi. Cosa che non avrebbe potuto fare l’opposizione una volta bocciato il quesito sull’eutanasia e preso atto del tradimento di Preioni: bastava estendere il contingentamento a entrambe le discussioni. E così è stato.

La Pdcr di Grimaldi, pur votata da quasi tutte le minoranze, è stata respinta per tre voti (23 a 20 con qualche decisiva defezione delle componenti cattoliche del centrosinistra), mentre alla successiva votazione dei quesiti sulla giustizia il centrodestra si è mosso in modo unitario. Il capogruppo leghista dopo aver flirtato con il centrosinistra è dovuto scendere a patti con lo scomodo alleato rimangiandosi la parola e facendo andare su tutte le furie Pd, Luv, M5s e M4o. La conferma di questo retroscena è arrivato dalle parole dell’ex grillino Giorgio Bertola che ha accusato la Lega di avere “perso la credibilità. A volte si prendono degli impegni che noi abbiamo sempre mantenuto perché siamo uomini di parola, voi avete dimostrato di non esserlo”. Soddisfatto Marrone che dopo aver portato Preioni a miti consigli afferma: “Ci rincuora che i nostri alleati abbiano confermato di condividere la posizione di Fratelli d'Italia in difesa della vita, formalizzata anche questa volta con un centinaio di emendamenti ostruzionistici contro la delibera presentata dal centrosinistra”.

Esulta Preioni che alla fine ha portato a casa il risultato sulla giustizia: “Quello di oggi è un voto storico – è il commento, al solito misurato – perché rende il Piemonte protagonista sulla strada tracciata dal leader della Lega Matteo Salvini e che porterà l’Italia, attraverso il referendum, a essere un Paese più giusto. La riforma della giustizia sostenuta dai sei quesiti votati oggi dal Consiglio regionale è una rivoluzione che non può più essere rimandata e che riguarda la vita e la libertà di ciascun cittadino”.

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